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Articoli filtrati per data: Gennaio 2020

La dottoressa Donatina Cilla è stata nominata direttore del Distretto di Faenza. Succede alla dottoressa Marisa Bianchin che ha raggiunto l’età pensionabile. La professionista è stata presentata stamane in una conferenza stampa cui ha partecipato il direttore sanitario dell’Ausl Romagna Stefano Busetti il quale, aprendo i lavori, ha evidenziato come “abbiamo scelto di sdoppiare la direzione dei Distretti di Faenza e Lugo anche in un’ottica di massima valorizzazione della medicina territoriale che rappresenta il futuro della sanità. L’ottica deve essere quella dell’utilizzo dell’ospedale per i pazienti acuti mentre la cronicità va gestita sempre di più a docimilio o in apposite strutture, per il bene stesso del paziente”.

Argomenti questi analizzati anche dalla dottoressa Cilla. “Svilupperemo sempre di più i servizi della medicina territoriale, a partire dalle Case della Salute alle strutture intermedie, che anche luogo per progetti legati alla prevenzione. Fondamentale anche il rapporto tra Ospedale e territorio, attraverso la gestione delle dimissioni protette, che già avviene, e altri interventi, nonché il rapporto coi medici di famiglia, fondamentali per una presa in carico sempre più complessiva del paziente”.

Il Distretto di Faenza consta di sei Comuni, Faenza, Brisighella, Castelbolognese, Riolo Terme, Casola Valsenio e Solarolo, con una popolazione di quasi 89mila abitanti distribuiti in una superficie di 597,18 chilometri quadrati, in cui gli ultrasessantacinquenni rappresentano un quarto della popolazione con una leggera prevalenza femminile. Il rapporto percentuale tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni) è, così come nella maggior parte dei distretti della Romagna, del 188 per cento, tra i più alti rispetto a quelli nazionali e regionali.

Sul territorio sono attivi 62 medici di famiglia operanti singolarmente o nelle forme associative ”in rete” e “in gruppo” e organizzati in quattro “Nuclei di Cure primarie” e 11 pediatri di libera scelta.

Tre le Case della Salute: “Brisighella”; “Faenza Centro nord” e “Valle del Senio” (con Castelbolognese hub e sedi spoke a Casola, Valsenio, Riolo Terme e Solarolo). Case della Salute e Nuclei di Cure Primarie che contemplano gli ambulatori per la gestione integrata della patologia cronica (diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva e prossimamente lo scompenso cardiaco). E’ in atto una modifica della presa in carico della cronicità secondo i nuovi paradigmi della medicina d’iniziativa attraverso una sempre più forte integrazione professionale e multidisciplinare al paziente con il coinvolgimento attivo della componente infermieristica e sociale.

Il Distretto di Faenza è inoltre impegnato nel consolidare la continuità di cura con l’Ospedale “Per gli Infermi” attraverso l’implementazione dei principali “Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali” aziendali e nei processi di dimissione protetta verso il domicilio e presso le strutture “cerniera”. E’ prossima l’apertura dell’Ospedale di Comunità di Brisighella con 18 posti letto a favore di tutto il territorio distrettuale.

Per quanto attiene all’effettivo utilizzo dei servizi, oltre il 90 per cento degli anziani usufruiscono della rete dei servizi sanitari (assistenza ospedaliera, ambulatoriale e domiciliare) e oltre il 20 per cento di questi sono in carico alla rete dei servizi socio-sanitari e assistenziali che è costituita da: 358 posti accreditati nelle Case Residenza per Anziani con residenzialità permanente e temporanea (181 con assistenza infermieristica 24 ore su 24); Assegni di cura; Centri Diurni; Assistenza domiciliare.

Molto forte la collaborazione e l’integrazione socio-sanitaria con l’Unione dei Comuni della Romagna Faentina per quanto riguarda la gestione delle persone con disabilità, minori e adulti con disagio psichico e marginalità sociale e i progetti per minori, adolescenti, famiglie, donne e uomini, nel rispetto e tutela delle differenze di genere, attuando le linee di intervento previste nel piano di Zona per la Salute ed il benessere Sociale 2018-2020.

La dottoressa Cilla ha inoltre presentato il proprio curriculum. Specialista in Geriatria e Gerontologia, ha lavorato prevalentemente in Aziende della sanità pubblica nell’ambito della regione Emilia Romagna e prima di ricoprire il nuovo incarico era medico presso le Cure Primarie di Forlì Cesena con un incarico sulle “Cure domiciliari, nelle strutture sociosanitarie e nell’ospedale di comunità” impegnandosi ad incentivare la qualità erogativa delle strutture territoriali, con particolare riferimento alle Case della Salute e all’Ospedale di Comunità, nonché il dialogo continuo tra queste, le strutture Socio-Sanitarie per l’accoglienza di anziani e disabili, i medici di medicina generale. Precedentemente ha lavorato presso la Geriatria dell’Ospedale di Forlì, dove oltre all’attività clinica ha sviluppato competenze nella diagnostica ultasonografica ricoprendo il ruolo di responsabilità di un ambulatorio di ecografia internistica  e ancor prima presso ex aziende USL romagnole per incarichi temporanei e presso “Villa Torri” (Bologna). Ha collaborato all’implementazione di vari percorsi diagnostico terapeutico assistenziali, con particolare riferimento a quelli per il paziente geriatrico e alla gestione del dolore cronico.

E’ “Coordinatore delle attività pratiche” nell’ambito del Corso triennale di formazione specifica per la Medicina generale.

Laureatasi in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna nel 1989, la dottoressa Cilla ha svolto attività di ricerca presso la “I Patologia Medica” dell’Università di Bologna e ha poi conseguito la specializzazione in “Geriatria e Gerontologia” sempre a Bologna nel 1993 con una tesi sulle malattie intestinali nell’anziano. Assegnataria di borse di studio e ricerca, la professionista ha svolto varie attività di formazione anche a livello universitario inerente le più moderne tecniche di management tendenti a sviluppare strumenti per un Welfare di iniziativa.

Nutritissimo l’elenco di corsi di specializzazione e gruppi di lavoro ai quali la dottoressa Cilla ha preso parte, centrati in modo particolare alla definizione di processi operativi tendenti ad omogenizzare le procedure per la valutazione, presa in carico, erogazione di servizi per il paziente cronico, anziano fragile, disabile e a difesa della domiciliarità con sviluppo di metodologia di confronto continuo con la Medicina di Base, i servizi assistenziali infermieristici in integrazione con i percorsi ospedalieri. Esercita a livello aziendale il ruolo di facilitatore per la realizzazione di audit clinici a supporto del Governo Clinico e Gestione del Rischio Clinico.

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E’ stata inaugurata ieri sera, venerdì 17 gennaio, presso l'Ospedale "Santa Maria delle Croci" di Ravenna (corridoio del bar), la mostra dedicata a Takashi Nagai intitolata "Annuncio da Nagasaki", che evidenzia il percorso del medico giapponese segnato dalla tremenda esplosione della seconda bomba atomica. All'inaugurazione, che sono intervenuti la dottoressa Paola Marenco, Don Mario di Massimo in rappresentanza dell’Arcidiosi di Ravenna-Cervia e in qualità di assistente diocesano della Consulta Aggregazioni Laicali, il direttore del Presidio ospedaliero di Ravenna Paolo Tarlazzi. Insieme hanno affrontato l’argomento delle vocazioni e del bene comune, e come ospite d’onore il Vescovo benemerito della Diocesi di Forlì, che ha raccontato la sua esperienza nella città di Nagasaki, oltre a diversi cittadini. La mostra, che rientra nel percorso di umanizzazione delle cure, resterà all'ospedale di Ravenna fino a domenica 26.

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La realizzazione del nuovo ospedale di Cesena aggiunge un nuovo importante tassello al proprio iter. La commissione giudicatrice nominata per la valutazione delle offerte tecniche ed economiche ha proceduto, in seduta pubblica virtuale svoltasi nel pomeriggio di ieri, attraverso il Sistema Informatico per le Procedure Telematiche di Acquisto SATER/IntercentER della Regione Emilia-Romagna, all’apertura delle buste delle offerte economiche relative alla gara per l’affidamento dei servizi di “architettura, ingegneria e geologia, con relative indagini, per la redazione della progettazione di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva e il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione, con riserva di affidamento della direzione lavori e del coordinamento alla sicurezza in fase di esecuzione inerente ai lavori di realizzazione del nuovo Ospedale di Cesena”.

A conclusione delle operazioni di gara è stata formulata la graduatoria provvisoria che vede collocata al primo posto l’offerta del concorrente RTI STUDIO ALTIERI SPA - F&M INGEGNERIA SPA - COOPROGETTI SOCIETA' COOPERATIVA - Ing Luca Sani - Roberto Ravegnani Morosini - GPA S.R.L., al secondo, RTI STEAM S.R.L. - PINEARQ SLP - SDA PROGETTI, al terzo RTI BININI PARTNERS S.R.L. - BMS PROGETTI S.R.L. - B.M.Z. IMPIANTI -S.R.L. - AR/S ARCHEOSISTEMI SOCIETA' COOPERATIVA - SYSTEMATICA S.R.L. - T.E.S.I. ENGINEERING - S.R.L., a seguito altri concorrenti consultabili nella gradiatoria provvisoria

La commissione ha trasmesso gli atti alla Stazione appaltante che dovrà procedere alle verifiche previste dalla normativa in materia di appalti e a formalizzare l’aggiudicazione. L’aggiudicatario inizierà la nuova fase di progettazione prendendo le mosse dal “Progetto di fattibilità tecnica ed economica prima fase”, che è stato completato il 31 maggio 2018 ed approvato con deliberazione del Direttore Generale del 05 luglio 2018.

CENNI SULLO SVOLGIMENTO DELLA GARA
Il bando di gara è stato pubblicato l’8 aprile 2019, all’indomani della firma, avvenuta il 3 aprile 2019, dell’Accordo territoriale tra il Comune di Cesena, la Provincia di Forli-Cesena, la Regione Emilia Romagna e l' AUSL della Romagna, per la localizzazione del nuovo polo ospedaliero di Cesena, ai sensi dell'art.58 della L.R. 24/2017, nell’area, di proprietà dell’Azienda USL della Romagna, sita in località Villachiaviche di Cesena.
Entro il termine di scadenza per la presentazione delle offerte (12 luglio scorso) sono pervenute 14 offerte, tutte ammesse dopo la verifica della relativa documentazione.
Il 30 settembre è stata nominata la commissione giudicatrice preposta alla valutazione delle offerte tecniche ed economiche, composta tutta da membri esterni all’Azienda USL della Romagna. La commissione ha concluso i suoi lavori in data di ieri con la formulazione della graduatoria provvisoria di cui sopra.

LA FILOSOFIA DEL PROGETTO
Sulla base delle anticipazioni già fornite in fase preliminare, lo schema di base nell’ambito della prima fase del progetto di fattibilità tecnica ed economica prevede, di massima, un corpo denominato “piastra” - dove concentrare le funzioni sanitarie generali, compresa l’area dell’emergenza/urgenza ed i servizi per l’utenza esterna - a cui si collegheranno delle torri (articolate su tre-quattro piani) per ospitare le degenze e gli ambulatori medici, per una superficie complessiva di 75mila metri quadri.
Il complesso sarà caratterizzato da strutture poco elevate in altezza, quindi di basso impatto ambientale, e sarà anche molto flessibile: alla piastra possono essere aggregate più torri, ognuna composta anche da un numero diverso di piani, a seconda delle necessità variabili nel tempo.
La piastra (di circa 33.000 metri quadrati di superficie) sarà articolata su due-tre piani che saranno dedicati all’utenza esterna e all’emergenza urgenza. L’accesso al Pronto Soccorso si troverà a un capo della piastra, mentre l’ingresso dell’utenza potrebbe essere collocato al capo opposto o, in alternativa, in un punto intermedio.
In posizione staccata dal complesso torri-piastra sorgerà un fabbricato sede di alcuni servizi generali e logistici (cucina-mensa-dispensa, officine di manutenzione, locali tecnici, magazzini), collegato al complesso principale tramite un tunnel sotterraneo.
Il progetto punta quindi ad una struttura che superi le difficoltà di collegamento tra i diversi corpi di fabbrica, presenti nell’attuale ospedale, che dagli anni ‘70 sono stati edificati attorno a un primo nucleo centrale a monoblocco, e consenta il superamento definitivo delle barriere architettoniche “naturali” dell’attuale Bufalini.
Il complesso sarà articolato in diverse macroaree specialistiche; la concezione della nuova struttura ospedaliera sarà comunque improntata alla flessibilità, strutturale e gestionale, con aree di degenza capaci di rispondere alle esigenze di bisogni sanitari che nel tempo possono cambiare. Il dimensionamento del progetto terrà pertanto conto dell’andamento demografico, delle patologie ricorrenti e nuove, delle relazioni con gli altri ospedali della rete per la concentrazione di casistiche complesse e delle possibilità offerte dalle caratteristiche strutturali previste per la piastra servizi.
Altra caratteristica fondamentale dalla nuova struttura sarà la grande rilevanza degli spazi destinati all’area diagnostica per prestazioni di alta complessità al servizio dei percorsi del trauma e delle neuroscienze (piattaforma radiologica e di radiologia e neuroradiologia interventistica) in cui si svolgono prestazioni di alta complessità. L’attuale “Bufalini” è infatti sede di Trauma Center della Romagna e svolge un ruolo di riferimento per l’urgenza e per i grandi traumi (neurochirurgici e ortopedici).

L’ADEGUATEZZA DELL’AREA PRESCELTA
Fondamentale, per lo sviluppo del progetto, l’adeguatezza dell’area prescelta. Situata a Villachiaviche e già di proprietà dell’Ausl, l’area è collocata sull’asse della “Gronda–Bretella”, ha una superficie di 22 ettari, (l’ordine di grandezza necessario per la costruzione di una struttura analoga al Bufalini), e potrà offrire per la sosta oltre 1.000 posti auto.

IL PERCORSO ISTITUZIONALE
L’ideale punto di partenza del cammino verso la realizzazione del nuovo Ospedale di Cesena può essere individuato nella stima elaborata alcuni anni fa, secondo la quale erano necessarie risorse superiori a 50 milioni di euro per l’adeguamento sismico del Bufalini. E anche ogni successiva analisi tecnica ha reso evidente come fosse più conveniente costruire un nuovo Ospedale in altro luogo, piuttosto che procedere per continui riadattamenti dell’esistente.
La fase preparatoria è partita nel dicembre 2015 quando la Giunta regionale ha approvato le “Linee di indirizzo per la riorganizzazione ospedaliera”.
Ne è seguita una intensa fase di confronto, molto approfondito, all’interno della città, conclusa la quale si è messa in moto la macchina procedurale.
Nel corso del 2017 l’Azienda USL della Romagna ha svolto uno studio di pre-fattibilità da cui è risultata riconfermata come soluzione ottimale, la riedificazione dell’ospedale di Cesena in l’area di proprietà dell’Azienda, sita in località Villachiaviche, in prossimità del casello autostradale di Cesena sud.
Parallelamente, l’Assessorato all’Urbanistica del comune di Cesena ha avviato studi ed approfondimenti di natura territoriale ed urbanistica, e predisposto il procedimento tecnico – amministrativo per la localizzazione urbanistica di un nuovo ambito da destinare a servizi di interesse sovra comunale – Polo ospedaliero, promuovendo allo scopo l’approvazione e la sottoscrizione di un accordo territoriale individuando quali soggetti istituzionali da coinvolgere nell’accordo la Provincia di Forlì- Cesena, la Regione Emilia Romagna, la Direzione Generale AUSL Romagna.
La Giunta Regionale ha disposto di destinare all’Azienda risorse pari a 12 milioni di euro per il finanziamento delle fasi di progettazione dell’intervento di realizzazione del nuovo Ospedale di Cesena, la cui realizzazione risulta finanziata dal Ministero della Salute per la somma di 156 milioni di euro.

 

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A seguito di apposita procedura selettiva la dottoressa Raffaella De Giovanni è stata nominata direttore dell’unità operativa di “Medicina interna” dell’Ospedale “Cervesi” di Cattolica, ruolo che già ricopriva come facente funzioni dal pensionamento del dottor Vittorio Durante, “storico” primario del reparto. Questa mattina la conferenza stampa di presentazione in cui la dottoressa è stata affiancata dal dottor Stefano Busetti, direttore sanitario dell’Ausl Romagna (nella foto).

Laureatasi in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna nel 1987 col massimo dei voti, la professionista ha conseguito la specializzazione in “Medicina Legale”, sempre presso l’Alma Mater e col massimo dei voti nel 1990; a quindi conseguito il diploma di specializzazione in “Endocrinologia e Malattie del metabolismo” nel 2001 all’università di Modena. Numerosissime le successive qualifiche professionali e di studio nonché le pubblicazioni scientifiche e le partecipazioni in qualità di relatrice a convegni e seminari scientifici.

A livello professionale la dottoressa De Giovanni vanta una lunga carriera come internista con attività clinica di reparto, di consulenza, tutoraggio, esecuzione di manovre invasive e diagnostia per immagini, nonché ambulatoriale (dal 2009 al 2018 ha eseguito oltre 11mila tra visite, ecografie, agoaspirati…). Ha lavorato prevalentemente presso le Medicine di Riccione e Cattolica, dove ha introdotto varie innovazioni organizzative in favore di una presa in carico sempre più efficace del paziente. A livello ambulatoriale ha ideato e portato a compimento l’attivazione dell’ambulatorio endocrinologico. Si è occupata della presa in carico del paziente con patologia tiroidea. E’ referente del percorso diagnostico terapeutico dello scompenso cardiaco.

“Ho 57 anni e da 30 lavoro in Medicina – ha aggiunto la professionista, che ha tre figli, due dei quali studiano medicina –. Amo il mio lavoro e credo che la collaborazione e la comunicazione siano due aspetti molto importanti. Per questo mi impegnerò al massimo per migliorare ulteriormente le relazioni coi colleghi e coi medici di famiglia, e l’aspetto comunicativo anche coi pazienti”.

L’Unità operativa di “Medicina interna” dell’Ospedale di Cattolica ha una dotazione di 9 medici compreso il direttore ed è dotata di 33 posti letto di degenza più 1 letto di day hospital. L’attività si attesta su oltre 1.300 pazienti trattati l’anno per oltre diecimila giornate di degenza complessive. Le principali patologie trattate sono quella di origine polmonare (con oltre 250 pazienti l’anno), neoplastica (oltre cento pazienti), cardiologica (un centinaio), infettiva (una novantina).

L’attività ambulatoriale effettuata dall’unità operativa riguarda le seguenti specialità: diabetologia, medicina interna, ecografia addominale e tiroidea, prescrizione di terapia anticoagulante orale, epatogastroenterologia. In numero di prestazioni ambulatoriali effettuate supera le cinquemila l’anno, in maggioranza per pazienti esterni e in subordine per ricoverati e pazienti da pronto soccorso.

Tra gli obiettivi della dottoressa De Giovanni vi è l’introduzione di nuovi e più efficaci modelli organizzativi, la promozione della formazione continua tra i professionisti e gli operatori, la partecipazione a studi epidemiologici, la collaborazione al fine di creare percorsi che garantiscano ai pazienti equità d’accesso, uniformità di trattamento e massima qualità della presa in carico.

Il dottor Busetti ha evidenziato “l’attenzione dell’Azienda alla nomina di direttori di unità operative anche degli ospedali di prossimità come sono ad esempio Cattolica, Santarcangelo e Novafeltria. Realtà vicine ai cittadini che vanno incontro a tanti loro bisogni”.

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Ancora un gesto di vicinanza e fiducia, da parte della società civile, nei confronti della sanità riminese. Il signor Valerio Savioli, ha infatti donato alla “Gastroenterologia – Endoscopia digestiva” dell’Ospedale “Infermi” di Rimini, una innovativa sonda, la Sonda di Habib che viene utilizzata per effettuare una procedura denominata “Termoablazione con radiofrequenza per via endoscopica”, per il trattamento "palliativo" del Colangiocarcinoma extraepatico non operabile e non trattabile con chemioterapia. Altre indicazioni di utilizzo sono il trattamento delle protesi metalliche biliari quando vengono ostruite dalla crescita del tumore e il trattamento ablativo di tessuto tumorale endocoledocico residuo dopo aver effettuato trattamenti in caso di tumori benigni.

L’apparecchiatura è stata consegnata questa mattina con una sobria cerimonia cui hanno partecipato il donatore e la sua compagna Violante Celotti, Angela Ceoldo della casa editrice “Il Cerchio” che ha edito il libro scritto da Savioli coi proventi del quale è stata donata la sonda, il direttore medico dell’Ospedale dottor Gianfranco Cicchetti, il direttore del reparto dottor Mauro Giovanardi, il dottor Marco Di Marco.

Ad oggi questi trattamenti vengono effettuati in pochi centri in Italia, ed a Rimini potrà essere svolta in maniera continuativa grazie alla donazione del signor Savioli ed eventualmente a successive acquisizioni aziendali. Il costo della sonda è di circa 1.700 euro. I trattamenti vengono eseguiti in particolare dal dottor Di Marco.

La donazione è frutto dei proventi di un libro, scritto da Savioli, a seguito di un viaggio. Di seguito, direttamente dalla penna dell’autore, il racconto di tale esperienza e della decisione di scrivere il libro a favore dell’Ospedale “Infermi”.

“Questa donazione è per me un punto di partenza e non un punto di arrivo – ha detto Savioli – infatti stiamo pensando ad una nuova edizione coi proventi della quale finanziare una seconda sonda. Abbiamo inoltre vari progetti, sempre in favore della sanità, in collaborazione con l’associazione di bykers della quale faccio parte”. La rappresentante della casa editrice ha voluto evidenziare che “le vendite del libro stanno andando bene, ma al di là di questo siamo contenti di dare il nostro apporto per una buona causa”. Sentiti i ringraziamenti da parte della direzione medica oltre che del dottor Giovanardi e del dottor Di Marco.

Di seguito il racconto, a tratti toccante, scritto da Savioli, dell’idea del libro e della decisione di effettuare la donazione alla “Gastroenterologia – Endoscopia digestiva” dell’Ospedale “Infermi” di Rimini.

L’idea del viaggio, della scoperta e anche dell’avventura, abitano da sempre lo spirito dell’uomo, portandolo a solcare mari verso terre sconosciute, a conoscere nuove usanze e ad ascoltare lingue mai immaginate.

Io e Violante, la mia fidanzata, consci del fatto che nel XXI secolo ormai tutto sembra esser stato visto e tutto sembra esser stato scoperto, abbiamo comunque colto l’occasione che la vita ci ha prospettato, quella di realizzare un sogno avventuroso di viaggiatori e di motociclisti: raggiungere la fine del mondo. Insieme.

Con nel cuore ancora vivo il desiderio di assaporare il senso d’avventura e di scoperta, che una traversata del genere in moto può regalare e con la certezza che ancora qualcosa da raccontare ci fosse, a giugno 2018 siamo partiti tenendo perentoriamente l’anteriore della moto verso est, attraversando l’Europa Centrale, quella Orientale e seguendo la linea della leggendaria Transiberiana, entrando per errore in Kazakistan, costeggiando Mongolia e Cina, per arrivare infine in Giappone. per poi dopo una breve sosta a Tokyo, tornare indietro questa volta riportando l’anteriore… Verso Ovest.

“Verso Est. In moto da Riccione a Tokyo”, sarà poi parte del titolo del libro scritto a conclusione di questo viaggio, che uscirà nell’agosto 2019, edito dalla storica casa editrice riminese “Il Cerchio”.

Il libro è sopratutto un progetto di solidarietà: i proventi dello stesso, andranno per l’acquisto della sonda Habib, che verrà donata al reparto di Gastroenterologia di Rimini.

A chi mi chiede perché abbia scelto questo reparto e questa sonda nello specifico, rispondo che dopo aver vagliato tante lodevoli possibilità e iniziative, ciò che è stato decisivo ai miei occhi è stato il primo contatto col dottor Marco di Marco, dal quale ho subito percepito un sincero attaccamento al proprio mestiere che va oltre la mera professionalità, condito da un lato umano capace di mettermi immediatamente a mio agio anche di fronte a tematiche complesse da capire per un profano, come quella in questione.

Questi e altri aspetti, quale la grande disponibilità e vicinanza durante tutto l’iter burocratico, sono stati capaci di contagiarmi positivamente. Sensazioni che si sono poi confermate ed estese anche nei confronti del primario del reparto, il dottor Mauro Giovanardi.

Due scoperte umane di grande spessore, coi quali l’auspicio è quello di poter costruire solidi rapporti di amicizia basati sulla stima e sulla riconoscenza per la possibilità che ci hanno regalato: quella di essere utili alla nostra comunità.

 

Da iniziative di questo tipo poi, quasi per cascata, si innescano altri spontanei gesti di grande umanità, come quello del regista sammarinese Joseph Nenci, il quale si è offerto di supportare a titolo gratuito, regia e comunicazione per questo progetto con uno slancio umano di cui andar fieri.

Progetto accolto e sostenuto con entusiasmo dal presidente della casa editrice, il professor Adolfo Morganti, che ha messo nelle condizioni l’autore (il sottoscritto), di operare nelle migliori condizioni possibili per devolvere la sonda Habib nel minor tempo possibile.

Dopo la presentazione a Riccione, di inizio agosto, dove si sono vendute in una sola sera 200 copie (!), qualche settimana fa siamo giunti alla seconda ristampa e a breve lavoreremo su una seconda edizione.

Scontato il fatto che anche questa sarà di supporto a un nuovo progetto di solidarietà. Il senso di tutto questo sta nel fatto che la Vita ci ha messo nelle condizioni di realizzare un nostro sogno e ora è giunto il momento di dare qualcosa indietro.

Sapendo di non esser mai in pari.

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A seguito di apposita procedura selettiva il dottor Andrea Morelli è stato nominato direttore dell’unità operativa di “Pronto soccorso e Medicina d’Urgenza” di Ravenna che è costituita da: Pronto soccorso dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna, Medicina d’urgenza dello stesso e Punto di primo intervento dell’Ospedale “San Giorgio” di Cervia, ruolo che già ricopriva come facente funzioni dal pensionamento della dottoressa Maria Pazzaglia, “storico” primario del reparto.

Il professionista è stato presentato stamane in una conferenza stampa cui, oltre a lui, hanno partecipato il direttore medico del Presidio ospedaliero di Ravenna dottor Paolo Tarlazzi e il direttore sanitario dell’Ausl Romagna Stefano Busetti. Quest’ultimo, nell’introdurre il nuovo primario, ha evidenziato come “la ‘macchina’ dell’emergenza-urgenza in Romagna, reparti di Pronto soccorso e 118, è complessa. Parliamo, a livello romagnolo, di qualcosa come 450mila accessi l’anno ai 7 pronto soccorso e 8 punti di primo intervento che ci sono. Vuol dire che quasi un cittadino su vi accede. Stiamo lavorando per andare incontro alle linee guida della Regione Emilia Romagna che, gradualmente, dovranno portare a far sì che il trattamento complessivo del paziente non superi le sei ore, nel 90 per cento dei casi. Il nostro impegno in questo senso è massimo. Attualmente, in Romagna, questo accade nell’86,5 per cento dei casi, con un trend positivo. Per migliorare ancora dovremo essere sempre più attenti ad intercettare in altro modo la percentuale significativa di accessi impropri alle strutture dell’emergenza/urgenza. Allo stesso tempo cercheremo di migliorare anche l’accoglienza e le condizioni di permanenza dei pazienti in pronto soccorso”.

Laureatosi in Medicina all’Università di Bologna nel 1984, il professionista ha conseguito la specializzazione in “Tisiologia e Malattie dell’Apparato respiratorio”, sempre presso l’Alma Mater. Numerosissime le successive qualifiche professionali conseguite, tra cui “Hospital Disaster Manager”, varie specializzazioni in emergenza pediatrica, certificazione di “Medico iperbarico”.

A livello professionale vanta una lunga carriera presso l’Ospedale di Ravenna, con una esperienza di alcuni mesi presso il pronto soccorso del NHS Yovil District Hospital di Somerset, nel Regno Unito. Precedentemente aveva lavorato presso l’Ospedale di Cervia, presso il Sert di Ravenna oltre a varie esperienze di medicina territoriale e del lavoro. In aggiunta ad un lungo elenco di pubblicazioni, il dottor Morelli è docente presso la Scuola di specializzazione in Medicina di Emergenza – Urgenza.

L’Unità operativa di Pronto Soccorso e medicina d’Urgenza di Ravenna ha una dotazione di 39 medici compreso il direttore. Il Pronto soccorso di Ravenna conta oltre 95mila pazienti l’anno. La struttura è dotata di 8 postazioni di Osservazione Breve Intensiva cui accedono circa duemila pazienti  l’anno e postazioni e ambulatori per la persa in carico più appropriata dei pazienti a seconda della loro gravità. Dal punto di vista tecnologico il reparto dispone, tra l’altro, di una sala per Radiologia tradizionale, di apparecchiature per la rilevazione continua dei parametri vitali con controlli centralizzati, sistemi di ventilazione e infusionali. Tutti i monitor fanno parte di un’unica rete di monitoraggio che comprende la Rianimazione e l’Utic.

La Medicina d’urgenza si configura come un reparto di degenza dotato di 22 posti letto di cui 8 di Area critica, in cui vengono ricoverati oltre duemila pazienti l’anno.

“Porrò il massimo impegno – ha detto il dottor Morelli – a massimizzare la collaborazione con tutte le altre articolazioni ospedaliere, al fine di perseguire risultati sempre migliori”.

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Ancora oncologia "protagonista" a "Tutta Salute", la trasmissione di Icaro TV che parla di sanità a Rimini. Dopo la prima puntata in cui è stato ospitato il dottor Davide Tassinari (primario di Oncologia e Terapi antalgica dell'Ospedale di Rimini), la giornalista Lucia Renati ha intervistato Debora Canuti, responsabile degli Screening oncologici. Oncologia dunque, ma declinata in chiave di prevenzione. La trasmissione andrà in onda nella serata di venerdì 17 alle 19:35 e sarà replicata domenica 19 alle ore 13, sempre su "Icaro TV" (canale 91). Ulteriori dettagli a questo link.

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Grande partecipazione ieri, per l'incontro organizzato a Forlì dall’Istituto Oncologico Romagnolo e dal’associazione Loto Onlus – Uniti contro il tumore ovarico, per presentare il comitato territoriale per il trattamento del carcinoma ovarico.

"Si tratta di una malattia che colpisce circa 12 donne su 1000 – spiega il dott. Andrea Amadori, responsabile del percorso onco-ginecologico della provincia di Forlì- Cesena  – quindi ogni anno più o meno emergono 75 nuovi casi nel territorio dell’Area vasta. Sono numeri bassi, ma il problema è che questo tipo di tumore, che in genere colpisce la donna in una fascia d’età in cui l’ovaio non è più funzionante, è molto subdolo: esattamente come un altro tipo di neoplasia che colpisce la zona addominale, quella al pancreas, presenta un’alta velocità di proliferazione ed emerge dunque quando le cellule sono già particolarmente diffuse.
Spesso, dunque, quando la paziente lamenta i sintomi tipici, come dimagrimento, gonfiore, dolori, stimolo alla minzione e così via, il quadro che troviamo risulta molto avanzato: cosa che comunque non preclude buone possibilità di sopravvivenza a  cinque  anni dalla diagnosi, se la chirurgia multidisciplinare interviene nelle modalità e nei tempi giusti. È necessario che le persone siano consapevoli dell’attività che svolgiamo: non c’è bisogno di andare chissà dove per il trattamento di questa patologia, esistono alti standard di cura anche qui da noi. Tuttavia questo evento vuole essere anche il primo passo verso la creazione di una rete onco-ginecologica di Area vasta, che metta insieme le competenze delle nostre varie strutture: un gruppo unico che opera in vari centri per il bene esclusivo delle pazienti della Romagna".


Hanno partecipato  il presidente  dell'Associazione Loto, Sandra Balboni, il direttore scientifico Irst, Giovanni Martinelli, il responsabile comitato territoriale Loto e del percorso oncoginecologico di Forlì Andrea Amadori, il responsabile dell’U.O. di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate presso l’Ospedale di Forlì,  Giorgio Ercolani e il direttore scientifico emerito Irst Dino Amadori. Loto è una associazione no profit che nasce con il preciso intento di fornire informazioni estremamente importanti a tutte le pazienti colpite da tumore ovarico. Questo tumore, infatti, viene spesso individuato in stadi avanzati, e necessita di trattamenti appropriati e qualitativamente idonei per offrire alle assistite tutte le armi possibili per affrontare questa patologia.

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Il 16 maggio 2006 è stata collocata la prima pietra. Il 2 maggio 2011 ne è stata inaugurata la prima parte. Oggi si pone un altro, fondamentale tassello di quello che di fatto si configura come il "nuovo ospedale di Rimini". Sono stati infatti inaugurati stamane i locali che ospiteranno i servizi di "Ostetricia e Sala parto", "Terapia intensiva neonatale - Neonatologia" e Pediatria. All’evento hanno partecipato il Direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, il Direttore sanitario Stefano Busetti, il Direttore dell’Ufficio tecnico aziendale Enrico Sabatini, il Direttore tecnico infermieristico di Rimini Andrea Galeotti, i primari dei tre reparti, rispettivamente Federico Spelzini, Gina Ancora e Gianluca Vergine, nonché rappresentanti delle associazioni e dei donatori che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera e alla umanizzazione dei locali (i cui elenchi sono allegati) ed il Vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi.

Come illustrato dall’architetto Sabatini, l’edificio Dea è letteralmente cresciuto di anno in anno. Dopo l’inaugurazione del Pronto Soccorso Generale (dotato di Ortopedia d’urgenza, Radiologia d’urgenza e Ambulatorio urgenze pediatriche) e della Medicina d’Urgenza (piani seminterrato, terra e parte del piano smistamento), nel 2012 è stato completato il reparto di Rianimazione che ha occupato la parte residua del piano di smistamento generale.

Al secondo e terzo piano, con relativi collegamenti con la parte già esistente dell’ospedale, è stato attivato, nel 2015, il nuovo reparto di Cardiologia (degenza, Laboratorio di Emodinamica, Terapia intensiva cardiologica). L’anno successivo è stata la volta del Blocco operatorio (con 8 sale) e della Recovery room, con 5 posti letto, al primo piano.

Si è proceduto in parallelo per il quinto e sesto piano, che ospitano i servizi che si inaugurano oggi.

Nel dettaglio, al quinto piano è stata collocata l’Area Ostetrica che ospita un punto nascita di terzo livello con 6 sale travaglio/parto, 2 sale operatorie ostetriche, il reparto di degenza pre e post-parto, il Nido ed un'area ambulatoriale di accettazione, urgenze/emergenze ostetrico-ginecologiche  e monitoraggio. Per quanto riguarda i relativi lavori, è stato effettuato il completamento interno di tipo edilizio ed impiantistico, nonché la parte tecnico-impiantistica a servizio anche degli altri piani.

Al sesto piano è invece collocata l’Area Pediatrica. Si tratta di una struttura di pediatria di terzo livello con reparto di degenze pediatriche, Day Hospital Oncoematologico (realizzato grazie alla generosa donazione della Signora Serafina Giuliani in Mazzocchi) e reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale.

I lavori hanno riguardato superfici di circa 2.800 metri quadrati per ogni piano più ulteriori 1.770 metri di “volumi tecnici”. Costo, quasi 11 milioni di euro finanziati con il progetto regionale “AP 69”.

Infine, è in corso la progettazione ed il completamento interno del quarto ed ultimo piano rimasto al grezzo nell'edificio Dea dove sono previsti i servizi di Chirurgia generale, Chirurgia pediatrica e Ginecologia.

E’ ovviamente di alto livello anche la dotazione di apparecchiature elettromedicali, acquisite grazie, principalmente, al Progetto Regionale “APB 24” che ha previsto un finanziamento di 3.500.000 euro su un valore complessivo di circa 3.700.000 euro.

Nel nuovo reparto di Ostetricia, nell’ambito delle due sale operatorie, oltre a pensili e lampade scialitiche, sono presenti tavoli operatori, apparecchio per anestesia, monitoraggio dei parametri e sistema di integrazione delle immagini. Le sei sale parto, di cui due complete di vasca per parto in acqua, sono dotate di letti per il travaglio-parto, isole neonatali, ecografo, lampade scialitiche, monitoraggio centralizzato cardiotocografico e monitoraggio dei parametri vitali della madre.

Nell’area dedicata alla Terapia Intensiva Neonatale, sono stati allestiti 9 posti di terapia intensiva, di cui 1 con postazione chirurgica,  9 posti di assistenza intermedia e 8 posti di assistenza minima. L’allestimento tecnologico ha previsto l’installazione di pensili e lampade scialitiche nella terapia intensiva neonatale per ogni posto letto. Ogni postazione di terapia intensiva neonatale è stata dotata di incubatrice ibrida (che permette di trasformarsi da incubatrice a lettino da terapia intensiva mantenendo il controllo della temperatura del neonato), di ventilatore neonatale ad alta frequenza per la terapia intensiva e di ventilatori pressometrici per l’assistenza intermedia e di sistema di monitoraggio centralizzato dei parametri vitali per tutte le 18 postazioni.

E’ presente infine il monitoraggio dei parametri vitali e della saturimetria nelle stanze della degenza pediatrica e della oncoematologia, per i 16 posti di pediatria e gli 8 di oncoematologia pediatrica. Completano l’allestimento di entrambi i piani ulteriori  dotazioni, quali aspiratori, monitoraggio di anidride carbonica e delle funzioni celebrali, defibrillatori, elettrocardiografi, incubatrici da trasporto, frigoriferi, lampade da fototerapia.

La valorizzazione di questi Servizi risponde all’esigenza di ulteriore sviluppo del dipartimento, in cui l’ambito territoriale di Rimini riveste per numeri e competenze un ruolo di Hub aziendale, come da Linee d’Indirizzo per il Riordino ospedaliero in Ausl Romagna.

La nuova Ostetricia con le Sale parto

Come evidenziato al dottor Spelzini, il punto nascita rappresenta l'unico esempio in sanità in cui l'ospedalizzazione non si correla ad una patologia ma ad un evento fisiologico ed imprescindibile quale il venire alla luce.  Allo stesso tempo vi si svolgono attività ad alto contenuto tecnico e genericamente considerate "ad alto rischio". Il comportamento dei clinici è dunque grandemente influenzato dalla logistica e dalla organizzazione degli spazi in cui è collocato il contesto lavorativo. Inoltre il Punto nascita di Rimini, che conta 44 posti letto, è per numero di parti (2.529 nel 2019 con una percentuale estremamente contenuta di cesarei) e per complessità assistenziale, il principale punto di riferimento nel contesto della rete ospedaliera della Romagna.
La storia dell'ostetricia moderna, negli ultimi 30 anni ha vissuto un profondo mutamento sotto il profilo assistenziale, dovuto senza dubbio allo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze mediche, ma anche alla progressiva consapevolezza che una diffusa ed a volte ingiustificata medicalizzazione dell'evento nascita non avrebbe portato a migliorare gli esiti bensì avrebbe paradossalmente condotto ad un aumento degli eventi avversi, soprattutto a carico della madre. Un approccio ostetrico moderno infatti si basa prevalentemente sulla previsione e sull'identificazione precoce dei fattori di rischio, individualizzando quindi il percorso assistenziale sulla base delle reali esigenze e minimizzando gli interventi inutili o inappropriati. Questo concetto significa ad esempio visitare una partoriente solo quando è necessario, permetterle la massima libertà di movimento in ogni fase del travaglio, garantirle un accompagnamento one-to-one con l'ostetrica, minimizzare le procedure invasive e mettere in atto metodiche farmacologiche e non farmacologiche per alleviare il dolore.
Questa innovativa strategia assistenziale, che si basa sulla preparazione,  competenza e collaborazione dei membri dell'equipe, si snoda come un sentiero sempre più intimo e profondo che parte dalla soglia dell'Ospedale, transita dalle zone di accoglienza e dagli gli spazi condivisi con pazienti e familiari, passa dal reparto di degenza  e giunge fino in sala parto per poi essere percorso a ritroso con in braccio il proprio bambino. Il connubio tra comfort per la paziente, sicurezza ed ergonomia per gli operatori ha rappresentato il principio ispiratore per lo sviluppo di questo progetto, che è all'avanguardia sotto ogni punto di vista.
Innanzitutto i diversi ambienti pur comunicando in maniera diretta e quindi agevolando i trasporti urgenti allo stesso tempo creano un filtro protettivo funzionale alla privacy e alla sicurezza nei confronti degli ambienti ad alta intensità di cura quali sala parto e blocco operatorio. La disponibilità di due sale operatorie e di una sala di osservazione completamente attrezzate e operative permette la gestione di più urgenze concomitanti e l’osservazione sub-intensiva della puerpera in condizioni critiche, mentre il reparto di degenza è dotato di presidi specifici per la movimentazione delle pazienti con limitazioni motorie. Tanto in sala parto, dove da lungo tempo viene promossa la presenza del partner, quanto in sala operatoria in caso di taglio cesareo, sono stati creati i presupposti per agevolare la presenza e la partecipazione all’evento nascita da parte della persona che la paziente vorrà al suo fianco. Per quanto riguarda le sale parto, saranno dotate di vasche per il travaglio e per il parto in acqua, con la possibilità di monitoraggio wireless del benessere fetale anche in immersione. Il tutto contestualizzato in un ambiente gradevolmente arredato, decorato e dotato della possibilità di effettuare cromoterapia, aromaterapia e musicoterapia interfacciando tramite bluetooth anche il proprio dispositivo portatile. Il monitoraggio dei parametri vitali materni potrà essere effettuato con dispositivi wireless che agevolano il movimento e la trasportabilità della paziente, interfacciabili con le dotazioni di sala operatoria e sala parto. La possibilità di visualizzazione in remoto e di registrazione delle immagini da parte delle lampade per illuminazione presenti in sala operatoria permetterà inoltre di effettuare formazione a distanza per medici in formazione specialistica e allieve ostetriche, nel rispetto della privacy e della sicurezza delle pazienti. Per quanto riguarda gli spazi comuni sono previste diverse zone di relax e condivisione per pazienti e parenti, in modo da agevolare la permanenza in ospedale, con un significativo aumento delle superfici intese a tale scopo. L’area dedicata all’allattamento al seno, posta nel cuore del reparto di degenza rappresenta un percorso innovativo volto alla promozione dell’allattamento, al sostegno delle madri ed alla condivisione.

 

La nuova Terapia Intensiva Neonatale: un reparto costruito intorno al neonato

Come illustrato dalla dottoressa Gina Ancora, gli spazi a disposizione della nuova Tin di Rimini rispondono a precisi criteri architettonici, tecnologici ed assistenziali. Il reparto è dotato di 9 posti letto intensivi, corredati da attrezzature all’avanguardia, per fornire tutte le cure necessarie, dalla ventilazione meccanica, alla nutrizione parenterale, al monitoraggio invasivo e non invasivo di tutte le funzioni vitali. Tutte le postazioni sono dotate di incubatrici ibride che permettono di evitare gli spostamenti del neonato da una postazione all’altra e che a seconda delle esigenze, si trasformano da lettino rianimatorio, a incubatrice da trasporto, termoculla, lettino chirurgico, riducendo significativamente la mortalità e morbilità nei pazienti più piccoli e fragili. Queste speciali incubatrici sono state dotate anche di un particolare software, denominato developmental care, cioè cura dello sviluppo, che permette di riprodurre, all’interno della incubatrice stessa la voce della mamma, come se fosse nel suo utero, di regolare la intensità e le gradazioni di colore della luce, di misurare e controllare il livello di rumore al suo interno. Un’altra caratteristica delle postazioni di Tin è la possibilità di monitorare in continuo, oltre al battito cardiaco, al respiro, all’ossigenazione, alla temperatura ed alla pressione sanguigna, anche la funzionalità e lo sviluppo cerebrale, in modo da cogliere precocemente eventuali alterazioni e mettere così in atto terapie farmacologiche o riabilitative. Il nuovo reparto è inoltre dotato di  due stanze che possono accogliere fino 9 neonati bisognosi di cure semi-intensive e una stanza che può accogliere fino a  8 neonati bisognosi di cure non intensive. Una delle stanze intensive è stata inoltre attrezzata per potere eseguire al suo interno interventi chirurgici in Tin, evitando così di trasferire il neonato critico in sala operatoria. Vi sono poi 28 culle di accoglienza del neonato anche nel reparto di ostetricia e ginecologia, nell’ambito di un modello assistenziale definito rooming-in che non separa mai mamma e neonato dopo il parto in ospedale.

Ma la moderna neonatologia sta scoprendo che la tecnologia non può raggiungere i massimi risultati senza la relazione amorevole tra il neonato e la sua famiglia. Il nuovo reparto infatti è stato pensato come un luogo di cura aperto 24 ore su 24 in cui i genitori svolgono un ruolo fondamentale durante tutto il difficile percorso di sopravvivenza e di crescita. Adiacenti al reparto ci sono, ad esempio, ambienti a disposizione delle mamme, con  camere dove dormire la notte e spazi diurni ricreativi in cui riposare, mangiare  o rilassarsi insieme agli altri membri della famiglia. Un ambiente prezioso all’interno del reparto è la “family room”, uno spazio riservato ai genitori di  neonati ricoverati per diversi mesi.

Un ulteriore aspetto che caratterizza il nuovo reparto è la cura della bellezza così che il luogo di cura non sia stressante e depersonalizzante. L’opera di umanizzazione degli ambienti si lega ad un processo di cambiamento culturale: la cura della bellezza del luogo, non è un mero fattore estetico, ma aiuta a lenire sentimenti di impotenza, fragilità e spesso di rassegnazione e paura di non farcela delle famiglie e aiuta anche il personale a ridurre lo stress e burnout legati al lavoro intensivo ed emozionale.

L’umanizzazione del reparto è stata resa possibile dalla forte sinergia con l’Associazione “La Prima Coccola” a sostegno della Tin di Rimini che ha convogliato le donazioni provenienti da tantissimi enti e soggetti privati per realizzare spazi pittorici e pannelli artistici retroilluminati  nelle stanze di degenza, oltre che un soffitto dipinto a cielo. Fanno  parte di questo progetto sostenuto da donazioni, la biblioteca di reparto ed un pianoforte messo a disposizione per quanti vorranno venire a suonare in Tin per i bambini e le loro famiglie.

Nel nuovo reparto troverà collocazione anche il centro di formazione internazionale NIDCAP (Cura individualizzata al neonato in collaborazione con la sua famiglia), il quattordicesimo in Europa ed il secondo in Italia che nei prossimi anni potrà accogliere medici ed infermieri che vorranno formarsi in questo settore.

Sono circa 700-800 all’anno i neonati della provincia di Rimini o provenienti da altre province della Romagna, e dalle Marche che  varcano la soglia della neonatologia/terapia intensiva neonatale. Si tratta di bambini pretermine, cioè nati prima della 37esima settimana di gestazione, e di neonati con rischio infettivo, nati da parto difficoltoso, con patologie congenite, con difficoltà a nutrirsi autonomamente, oppure nati da mamme con particolari patologie quali diabete, malattie della tiroide, ipertensione e altro.

 

Il nuovo reparto di Pediatria e il Day Hospital di Oncoematologia pediatrica

Anche la realizzazione del nuovo reparto di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica risponde all’esigenza dell’ulteriore sviluppo dell’area pediatrica e materno infantile riminese, come evidenziato dal dottor Vergine.  Negli ultimi anni il reparto ha registrato un costante aumento del numero di pazienti ricoverati, che sempre più presentano patologie complesse croniche ad elevata complessità assistenziale tali da richiedere un’assistenza medica ed infermieristica spesso di tipo subintensivo. Il nuovo reparto risponde proprio a queste nuove e mutate esigenze, con l’obiettivo migliorare sempre più la qualità delle cure dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.

Gli elementi di miglioramento riguardano in particolare l’adeguamento strutturale e tecnologico e l’umanizzazione delle cure. Per quanto riguarda l’adeguamento strutturale vi è stato un aumento del numero di posti letto che da 22 sono saliti a 26 complessivi; 2 in più in pediatria e 2 in più in oncoematologia.  Sono stati allestiti nuovi spazi di lavoro  ampi e confortevoli che comprendono studi medici, sala riunioni, stanza di preparazione dei farmaci.

Nel reparto trova nuova collocazione anche la sezione di Oncoematologia pediatrica che si trova in una area dedicata, con stanze a bassa carica microbica. Nello stesso piano è collocato anche il Day Hospital Oncoematologico dotato di 5 posti letto.

Il nuovo reparto è inoltre dotato di innovativi sistemi di monitoraggio dei parametri vitali con due centraline di controllo in pediatria e in oncologia e un ulteriore apparecchio per ossigenazione ad alti flussi (sono 5 in totale) per il trattamento dei pazienti con insufficienza respiratoria.

Importante il lavoro di umanizzazione pittorica con la collocazione di disegni realizzati da Sally Galotti in ogni stanza di degenza e negli spazi comuni. Per rendere inoltre più confortevole la permanenza in ospedale,  ogni stanza di degenza è stata dotata di due divani letto per il riposo dei genitori.

Il tutto si va ad aggiungere agli altri progetti di umanizzazione già in corso nel reparto quali: “Dr Clown terapia”, “Nati per Leggere e Biblioteca”, “Pet Therapy”, “Gioco e Studio in ospedale”, “Kids Kicking Cancer”, “Magie di Smemorina” (parrucchiere ed estetiste in reparto), “Gioco in reparto” con Porto dei Piccoli. Un ringraziamento particolare alla signora Serafina Giuliani in Mazzocchi e ai suoi famigliari: grazie al suo generosissimo lascito è stato possibile è stato possibile realizzare il day hospital oncoematologico pediatrico.

L’umanizzazione del reparto è stata resa possibile dalla forte sinergia con l’Associazione “Qualcosa di Grande per i Piccoli” che ha convogliato le donazioni provenienti da tantissimi enti e soggetti privati per realizzare il progetto pittorico del reparto. Sentiti ringraziamenti anche all’associazione “Dr Clown” per la donazione del monitor e del pc della sala riunioni e la falegnameria Lippoli per aver donato gli arredi della sala giochi della Pediatria. Si ringraziano comunque tutte le associazioni che da sempre sostengono il reparto: AROP, AIL, IOR, Diabete Romagna.

Ogni anno il reparto di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica effettuata circa 1.250 ricoveri in degenza ordinaria, nella maggior parte dei casi dovuti a polmoniti e insufficienza respiratoria, neoplasie, patologie ematologiche, infettive, gastrointestinali e traumatiche, e 150 i ricoveri in day hospital. Il numero di accessi in Ambulatorio urgenze pediatriche si attesta intorno ai ventimila all’anno mentre le prestazioni ambulatoriali sono ogni circa dodicimila, di cui circa cinquemila visite specialistiche (reumatologica, allergologica, pneumologica, gastroentereologica,endocrinologica e diabetologica, ematologica, nefrologica). Per quel che riguarda l’Oncoematologia pediatrica  - il Centro riminese è uno dei 54 centri AIEOP (Associazione Italiana Oncoematologia Pediatrica per la cura e la diagnosi delle patologie oncoematologiche in età pediatrica) - ogni anno le nuove diagnosi di patologia oncoematologica sono circa 40, le procedure in sala operatoria 450, le infusioni di chemioterapici 1.530 e le trasfusioni 480.

Attualmente il reparto partecipa a 10 studi di ricerca multicentrici nazionali ed internazionali nell’ambito dell’oncoematologia, della nefrologia, della reumatologia, dell’endocrinologia e diabetologia e dell’allergologia. Negli ultimi due anni sono stati pubblicati 12 gli articoli scientifici su riviste internazionali e 10 su riviste nazionali. Il reparto è uno dei 27 centri italiani della rete di Reumatologia pediatrica ed uno dei 25 centri italiani di Nefrologia pediatrica.

Ad impartire la benedizione ai nuovi locali, il Vescovo di Rimini Monsignor Francesco Lambiasi mentre il sindaco Andrea Gnassi, che a sua volta ha voluto portare il saluto della città all'evento, ha evidenziato come tre pilastri su cui si può reggere la tenuta del nostro Paese siano rappresentati da: Enti Locali, istruzione e e sanità: "Il Sistema Sanitario Nazionale pubblico è stata una grande intuizione che deve essere difesa. L'abnegazione dei professionisti si deve coniugare con investimenti per metterli nelle condizioni di lavorare al meglio dentro un progetto di comunità. Il nuovo Dea di Rimini, iniziato nel 2011 e che nei prossimi mesi sarà completato, ne rappresenta un esempio significativo".

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La presa in carico a 360 gradi del paziente, anche in un'ottica di umanizzazione delle cure, valorizza tutti i percorsi legati al benessere suo, dei famigliari/caregiver, e anche degli operatori e professionisti che lo hanno in carico. E va in quest'ottica una nuova iniziativa dell'associazione "Alice Ravenna Odv - per la lotta all'ictus cerebrale". Si tratta di un percorso di benessere "per la salute e la felicità", come scrive l'associazione stessa, attivato in collaborazione con la Direzione medica dell'Ospedale "Santa Maria delle Croci" di Ravenna, di medicina integrata complementare, con discipline olistiche orientali riconosciute come tecniche di benessere.

Una iniziativa partita lunedì 13 gennaio, e che proseguirà, dal lunedì al venerdì, dalle 14,15 alle 15,15, presso la Sala Polivalente – Piattaforma Associazioni di Volontariato - Ospedale di Ravenna (Area seminterrato – ex oculistica), dove si terranno incontri gratuiti, gestiti da operatori olistici esperti certificati, che come volontari si sono resi disponibili alla conduzione dei gruppi, obiettivo il benessere della persona, aperti a pazienti ricoverati e loro familiari,ai dipendenti della Ausl Romagna,alle Associazioni di volontariato convenzionate con la Ausl.

Queste le discipline e i relativi maestri coinvolti: lunedì e mercoledì Yoga della Risata condotta a turno da Graziella Frassineti,Maria Cledes Romani,Orietta Barboni, martedì Hatha Yoga condotta da Samantha Zoli, giovedì Biodanza condotta da Simona Rinaldi, venerdì Qi Gong condotto a turno da Laura Silvagni e Roberto Bruno. Insieme per muoversi,ridere,respirare,giocare,danzare,rilassarsi,per curare e per curarsi,per ristabilire lo stato di salute, abbassare il livello di stress,ricaricarsi,recuperare l’equilibrio psico-fisico,allenarsi alla gioia ed alla bellezza della vita.

Tutti i dettagli nell'allegato volantino.

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