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Cura e ricerca sul coronavirus: in Romagna attive 18 sperimentazioni per circa mille pazienti

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Cura e ricerca sul coronavirus: in Romagna attive 18 sperimentazioni per circa mille pazienti Cura e ricerca sul coronavirus: in Romagna attive 18 sperimentazioni per circa mille pazienti

Il rapido diffondersi dell’infezione sostenuta dal coronavirus e la gravità delle complicanze associate alla patologia respiratoria da esso causata, ha indotto la comunità scientifica a dare inizio in tutto il mondo a numerosi studi clinici per testare la sicurezza e l'efficacia di diversi farmaci candidati alla terapia e per studiare questa nuova patologia.

Sono 18 al momento, le sperimentazioni sul coronavirus nelle quali sono inseriti pazienti seguiti presso gli ospedali dell’Ausl Romagna, che coinvolgono complessivamente circa un migliaio di malati.

Come noto, l’Aifa ha inserito anche la Romagna nel protocollo relativo al farmaco Tocilizumab, di cui capofila è l'Istituto Tumori Pascale di Napoli, e che viene somministrato presso gli ospedali di Cesena, Ravenna, Rimini e Forlì e per i pazienti con sintomi severi, ma principalmente non ricoverati in rianimazione. Al momento i pazienti inseriti in questo protocollo sono 208.

La stessa Ausl ha però promosso un ulteriore studio proprio con lo stesso farmaco, validato dal proprio Comitato etico, che contempla l'osservazione del trattamento per via sottocutanea, e per il quale sono stati “arruolati” in Romagna 63 pazienti.

Ancora sul fronte dei farmaci innovativi, la Commissione del Farmaco della Romagna e il Comitato etico hanno dato via libera allo studio, ancora per via sottocutanea, del farmaco Canakinumab, un altro farmaco immunoterapico con il quale sono stati trattati 100 pazienti.

Il terzo farmaco su cui l’Ausl Romagna sta conducendo uno studio osservazionale su tutti i pazienti ricoverati è un cortisonico, anche questo sui quattro ospedali di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. L’uso terapeutico di corticosteroidi, in virtù della loro potente attività farmacologica antinfiammatoria,  viene considerata una strategia terapeutica efficace nel sopprimere l'infiammazione sistemica e in tal modo ridurre la durata della malattia e degenza ospedaliera, e forse anche la mortalità.

L'Ospedale di Forlì è entrato nello studio nazionale sull'utilizzo di colchicina, le Farmacie dei quattro ambiti romagnoli partecipano ad una sorveglianza internazionale promossa in Olanda sui trattamenti farmacologici, mentre l'AUSL della Romagna sta predisponendo un nuovo studio sul trattamento con Idrossiclorochina. Si tratta di un farmaco antimalarico che sta dando buoni risultati soprattutto per rallentare e limitare la progressione della malattia. La sua efficacia è maggiore se utilizzato già nelle fasi iniziali dello sviluppo della patologia. Tant’è vero che da un utilizzo inizialmente solo ospedaliero, è stato poi utilizzato anche a livello territoriale. Grazie all’attivazione delle Usca e alla collaborazione coi medici di famiglia, a livello domiciliare sono stati trattati 777 pazienti.

 “E’ inoltre costante il nostro lavoro per essere inseriti in tutti i protocolli innovativi dell’Aifa – aggiunge la dottoressa Ilaria Panzini, responsabile della “Ricerca e innovazione” per l’Ausl Romagna – come ad esempio quello sull’utilizzo della eparina, annunciato dall’Aifa, promosso da Bologna Sant'Orsola e che dovrebbero iniziare anche in Romagna, e altri”.

Ma ricerca e sperimentazioni non si limitano all’utilizzo dei farmaci. Vi sono alcuni studi che monitorano lo sviluppo dei sintomi della patologia in determinate categorie di pazienti, come ad esempio quelli per cui si rende necessario il ricovero in rianimazione, o quelli già portatori di patologie oncologiche, o ancora sui pazienti in età pediatrica e nelle donne in gravidanza. E' inoltre oggetto di studio lo stato nutrizionale dei pazienti, le caratteristiche biologiche e radiologiche della malattia. Non è stato trascurato neppure l’aspetto psicologico: è infatti in corso di approvazione una indagine sulle esperienze post patologia, in pazienti colpiti in modo grave da coronavirus, nei loro familiari e negli operatori sanitari.

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Dicembre 2020 22:38 Modificato da:
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