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Psicologia dell’Emergenza (COVID 19)

Psicologia dell’Emergenza (COVID 19)

Emergenza e catastrofi

La Psicologia dell’emergenza, è un ambito della psicologia che opera a seguito di eventi critici improvvisi e imprevedibili, ossia in tutte quelle situazioni fortemente stressanti che mettono a repentaglio il benessere del singolo individuo di una comunità o di un intero Stato (disastri). Gli eventi critici possono essere rappresentati da calamità naturali (terremoti, alluvioni, valanghe ecc.), disastri tecnologici (ad esempio incidenti chimici, batteriologici, nucleari), sanitari (epidemie e pandemie), sociali (attacchi terroristici, sparatorie ecc.) o gravi incidenti stradali o sul lavoro. Gli eventi critici possono minare l’integrità psico-fisica di ogni individuo che ne sia vittima diretta e di chiunque gli stia accanto: per tale motivo la psicologia dell’emergenza, oltre ad occuparsi delle persone direttamente coinvolte negli eventi critici, si occupa anche dei loro familiari, dei soccorritori e della comunità.

In Regione Emilia Romagna sono state attivate negli ultimi anni equipe territoriali locali in risposta a specifici eventi emergenziali (terremoto del 2012) e o in particolari ambiti ospedalieri nei quali sono state create procedure specifiche per intervenire in contesti emergenziali riguardanti i singoli individui, gli operatori, la collettività e le maxi-emergenze (P.E.I.M.A.F. Piano di Emergenza Interno per la gestione di un Massiccio Afflusso di Feriti). A fronte dell'emergenza COVID-19 è stata attivata una risposta coordinata a livello regionale mediante raccomandazioni al gruppo di Coordinamento dei Programmi aziendali di Psicologia Clinica e di Comunità per la messa a punto in ciascun territorio di interventi psicologici specifici destinati alle fasce più colpite anche attraverso l’attivazione delle Equipe Psicosociali per l’Emergenza (E.P.E.).

Lo psicologo dell’emergenza in fase acuta si occupa di tutelare la salute psichica attraverso azioni quali:

  • Raccogliere domande di aiuto spontaneo anche attraverso ricerca attiva (outreaching) e facilitare l'identificazione dei bisogni attraverso procedure mirate di valutazione e strumenti validati (needs assessment);
  • Promuovere un approccio partecipativo e l'autodeterminazione dei destinatari dell'intervento
  • Erogare informazioni utili ad attivare comportamenti di autoprotezione e di ripristino del normale funzionamento dell'individuo e delle reti di supporto comunitario
  • Promuovere il ricongiungimento e la vicinanza delle vittime con i familiari
  • Diffondere informazioni psico-educative per la popolazione coinvolta relativamente alle reazioni più comuni alle situazioni critiche e alle tecniche di gestione dello stress
  • Garantire un primo sostegno psicologico (primo soccorso psicologico) rinforzando il senso di protezione e sicurezza, favorendo il ripristino delle relazioni familiari e il contenimento del lutto, promuovendo la stabilizzazione emotiva, la normalizzazione delle reazioni acute, insegnando strategie di gestione dello stress.

Nella fase di transizione e a medio-lungo termine lo psicologo dell’emergenza collabora con le altre figure professionali per:

  • Ripristinare, ove possibile, le precedenti condizioni di vita degli individui o un adattamento a nuove condizioni che l’evento stesso ha introdotto
  • Assicurarsi che i servizi sanitari e sociali sul territorio si prendano carico dei bisogni psicosociali e garantire la continuità della presa in carico nella fase post-acuta
  • Riattivare reti sociali formali ed informali e rinforzo di strategie funzionali messe in atto da individui, gruppi e comunità
  • Svolgere follow-up psicosociale per identificare il permanere di alcune situazioni di disagio e orientare ad una presa in carico mirata e specialistica attraverso tecniche di intervento appropriate ed evidence based.

Riferimenti normativi e Linee guida

Il primo atto nella legislazione italiana che istituisce la necessità della figura dello Psicologo nelle situazioni di crisi risale al 2000 con il DDL 4449, ma è del 13 giugno 2006 l’atto ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Protezione Civile – Servizio Rischio Sanitario e Ambientale, che definisce i “Criteri di massima sugli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi” e prevede la formazione di Equipe Psicosociali per l’Emergenza (E.P.E.). La psicologia e gli interventi psico-sociali sono così stati integrati all’interno della Funzione 2 della Protezione Civile, e sono divenute parte integrante del concetto di salute.

Nel 2007 IASC ha pubblicato le prime Linee Guida relative alla Salute Mentale e Supporto Psicosociale in contesti emergenziali, ottenendo un ampio consenso internazionale. L’approccio adottato da tali Linee Guida è di salute pubblica, con una forte attenzione alle determinanti sociali del benessere psicologico. Grazie a decenni di esperienze sul campo provenienti in tanti paesi del mondo e ai risultati della ricerca, è stato sviluppato un paradigma che integra considerazioni di salute mentale e supporto psicosociale all’interno della risposta emergenziale complessiva e che prevede vari livelli di intervento di intensità crescente, a partire da un livello di base, in collaborazione con gli altri settori coinvolti nell’assistenza. Queste Linee Guida sono state fondamentali nel superare una visione patologizzante focalizzata sul trauma e costruire interventi volti a promuovere e rafforzare la resilienza degli individui e delle popolazioni, confermata dall’esperienza e dalla letteratura. I principi fondamentali alla base delle linee guida sono: promuovere i diritti umani e l’uguaglianza, utilizzare approcci partecipativi, non nuocere, valorizzare le risorse e le competenze esistenti, adottare interventi complessi su più livelli e lavorare nell’ottica di sistemi di supporto integrato.

Dal 2007, ogni anno è stato pubblicato almeno uno strumento operativo per l’implementazione delle Linee Guida IASC. Tra questi, nel 2011 l’OMS ha pubblicato un protocollo evidence based rivolto ad operatori comunitari, sociali e sanitari: Primo soccorso psicologico: manuale per operatori sul campo, tradotto in italiano dall’AUSL Romagna nel 2018.

Nel Febbraio 2020 l’Inter-Agency Standing Committee (IASC), che nel 2007 ha pubblicato le Linee Guida per la Salute Mentale e il Supporto Psicosociale nei contenti di emergenza, ha realizzato e diffuso la Nota informativa sulla gestione della salute mentale e degli aspetti psicosociali dell’epidemia di COVID-19 che sintetizza le considerazioni chiave collegate alla nuova epidemia di coronavirus (COVID-19),

Il 13 Maggio 2020 le Nazioni Unite hanno pubblicato un documento specifico sul COVID-19 e la necessità di interventi di salute mentale (Policy Brief: COVID-19 and the Need for Action on Mental Health), che sottolinea le azioni previste dalla Linee Guida IASC.

Competenza specifico professionale

Lo psicologo che opera in contesti emergenziali necessita di una formazione specifica in psicologia dell’emergenza e psicotraumatologia.

In contesti altamente stressanti e traumatici, la cui regola prima è quella di non arrecare ulteriore danno e prevenire ulteriori traumatizzazioni, è indispensabile una preparazione specifica che orienti nel conoscere le diverse fasi del supporto psicologico, gli scenari d’azione, la rete organizzativa, i destinatari e le finalità di intervento. L’intervento in contesto emergenziale si caratterizza quindi per una particolare attenzione alle naturali risposte fisiologiche agli eventi stressanti e potenzialmente traumatici e adotta un paradigma di salute pubblica volto a promuovere il benessere psicologico, a prevenire e curare le problematiche più severe innescate od aggravate dall’emergenza e da esperienze traumatiche. In tale paradigma, centrali sono il lavoro di rete e la promozione di sistemi di protezione sociale formali ed informali per le persone direttamente o indirettamente colpite dall’emergenza.

Inoltre è necessario possedere competenze professionali nell’applicazione di tecniche mirate di intervento e supporto psicologico in fase peri-traumatica e post-traumatica che consentano di stabilizzare, di prevenire o ridurre l’impatto traumatico dell’evento e di trattare e risolvere in modo focale eventuali esiti post traumatici. Tra gli approcci e le tecniche maggiormente riconosciute nella comunità scientifica si annoverano EMDR (Eye MovementsDesensisation and Reprocessing) e TF-CBT (Trauma Focused Cognitive Behavioural Therapy), che nel 2013 sono stati riconosciuti dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità come trattamenti efficaci per la cura del disturbo post traumatico da stress (PTSD). Altri metodi in corso di accreditamento sono NET (Narrative Exposure Therapy) e BEPP (Brief EclecticPsychotherapy for PTSD).

Raccomandazioni

Le raccomandazioni per i programmi di Psicologia dell’Emergenza sono ben sintetizzate nelle Linee Guida IASC e suggeriscono che l’intervento psicologico sia programmato secondo precise linee organizzative e di attivazione, modulato secondo livelli progressivi di intensità e specializzazione e integrato con i molteplici livelli di intervento all’interno della risposta complessiva messa in atto per far fronte all’emergenza.

  • fornire indicazioni organizzative affinché considerazioni psicosociali vengano integrate all’interno di tutti i servizi volti a garantire la sicurezza, il soddisfacimento dei bisogni primari, le informazioni affidabili;
  • rinforzare e promuovere il supporto alle comunità ed alle famiglie e la riattivazione delle reti di supporto formale ed informale;
  • fornire supporto individuale per casi specifici, in forma diretta o tramite consulenze presso i servizi comunitari e le cure primarie;
  • fornire trattamenti specialistici validati alle persone con una problematica più grave.

Gli interventi in questo ambito devono quindi essere mirati a promuovere e a rafforzare innanzitutto la resilienza delle persone e delle comunità ed a prevenire lo sviluppo di condizioni più critiche. Gli interventi di trattamento psicologico specialistico vengono riservati ad una quota contenuta di vittime che esitino in condizioni di consistente criticità.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha concesso i diritti di traduzione e di pubblicazione per un’edizione in Italiano all’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna, che è l’unica responsabile della qualità e della fedeltà della versione italiana. In caso di incongruenze ta la versione inglese e quella italiana, la versione inglese originale sarà considerata la versione vincolante e autentica.