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"Quello che possiamo imparare in Africa. La salute come bene comune" - sabato 18 settembre, Forlì

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"Quello che possiamo imparare in Africa. La salute come bene comune" - sabato 18 settembre, Forlì "Quello che possiamo imparare in Africa. La salute come bene comune" - sabato 18 settembre, Forlì

Il Centro studi G.Donati invita all'incontro, patrocinato dall'Ausl Romagna, dal titolo "Quello che possiamo imparare in Africa. La salute come bene comune", che si terrà sabato 18 settembre, alle 19, in piazza Guido da Montefeltro 12, a Forlì, presso il Festival del Buon Vivere . Saranno presenti il direttore generale e il direttore sanitario dell'Ausl Romagna.

 

Sabato 18 settembre, alle ore 19

Il Festival del Buon Vivere di Forlì ospiterà, presso l’Arena San Domenico, la presentazione del libro “Quello che possiamo imparare in Africa. La salute come bene comune”, di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, scritto con Paolo di Paolo, edito da Laterza. Un evento organizzato in collaborazione con il Centro Studi Aziendale “Giovanni Donati” per il Volontariato e la Solidarietà.

 

Dialogo tra:

- Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm

- Gaetano Foggetti, giornalista

Saranno presenti il direttore generale e il direttore sanitario dell'Ausl Romagna.

Inteventi musicali di Yuri Ciccarese, flauto.

 

Nell’anno della pandemia che ha sconvolto le nostre vite, un appuntamento per rimettere al centro il valore della persona; della salute come bene comune e globale; l’importanza dell’accesso alle cure per tutti. Il racconto di un’avventura personale e collettiva, la storia e il presente dei 70 anni del Cuamm attraverso gli occhi e l’esperienza del suo direttore, don Dante Carraro. La messa a fuoco di un modo di intendere la cooperazione sanitaria internazionale che ha al centro la “cura”: delle persone, dell’impiego delle risorse, dei risultati. Perché in Africa c’è tanto da fare, ma anche tanto da imparare.

«L’Africa ci insegna, o almeno a me ha insegnato, che il lamento serve a poco; ciò che fa la differenza è passare dal lamento al rammendo. E trovare strade nuove per dare valore a quanto ci sembrava perduto. Mi ha insegnato a mettere alla prova tutti gli schemi fissi, compreso un certo delirio di onnipotenza occidentale. Mi ha insegnato che la frugalità non è un limite, ma può diventare un’opportunità per far leva più sull’intelligenza e lo studio che sul denaro. E a non avere paura dei figli: sono vita, coraggio, sfida, futuro, entusiasmo».

Nella narrazione in prima persona, un ragazzo della provincia veneta, neolaureato in medicina nel 1983, comincia a interrogarsi su sé stesso e nel 1991 sceglie di diventare sacerdote, impegnandosi nelle chiese di periferia, venendo a contatto con ambienti sociali difficili. Poi l’allora vescovo di Padova lo manda al Cuamm, lì incontra il fondatore Francesco Canova e il direttore don Luigi Mazzucato. Nel 1995, il suo primo viaggio in Africa nel Mozambico da poco uscito dalla guerra civile.

È l’inizio di un’avventura personale e collettiva, tutta interna alla più grande organizzazione italiana in Africa, che coinvolge soprattutto le fasce più deboli della popolazione – con programmi di cura e prevenzione, interventi di sviluppo delle strutture sanitarie, attività dedicate ai malati (HIV, tubercolosi, malaria), formazione di medici, infermieri, ostetriche e altre figure professionali – e che ha costruito presidi medici in 43 paesi. Attualmente è presente in Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Tanzania, Sierra Leone Sud Sudan e Uganda. «Una presenza stabile e strutturata in cui – come scrive don Dante – c’è molto da fare per formare medici e strutture autosufficienti ma c’è anche molto da imparare. Non solo sugli africani, ad esempio sul loro rapporto con la natura, ma anche su di noi occidentali, capaci di tirar fuori risorse inaspettate quando ci confrontiamo con realtà così estreme e lontane».

Aiutarli a casa loro? Sì certamente, dice Dante Carraro, se comprendiamo che l’Africa non è quel monolite stereotipato che pensiamo ma una realtà molto diversificata. E se siamo in grado di uscire da una logica di emergenza per entrare in una di solidarietà nel tempo, nella consapevolezza di un destino comune.

 

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 4.500 operatori sul campo, di cui 230 italiani. Appoggia 23 ospedali, 80 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi, alla malaria e formazione), 3 scuole per infermieri (in Sud Sudan, Uganda ed Etiopia) e una università in Mozambico.

 

UN VACCINO PER “NOI”

Davanti a un’emergenza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale. L’Africa non può restare esclusa. Vaccinare medici, infermieri e la popolazione africana è un atto di solidarietà e insieme di sicurezza per tutti, anche per noi: solo così riusciremo a interrompere la diffusione del virus e delle sue varianti. Serve un piano vaccinale anti Covid in Africa. Servono più dosi. E queste dosi, poi, devono diventare “vaccinazione vera”. Per questo Medici con l’Africa Cuamm ha lanciato la campagna “Un vaccino per noi”.

Si intende partire dagli operatori sanitari e dai gruppi prioritari individuati paese per paese, obiettivo dell’intervento Cuamm è portare il vaccino fino all’ultimo miglio in 51 distretti di 6 paesi in cui è presente: Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Uganda, per una popolazione complessiva di circa 5 milioni di abitanti.

Ultima modifica il Martedì, 14 Settembre 2021 12:30 Modificato da:
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