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Inaugurata all’Ospedale di Rimini la mostra "Reduci del Corona – Cosa è rimasto dopo la tempesta" del fotoreporter Matteo Placucci

E' visitabile fino al 29 dicembre alla Galleria Monoblocco - Dea piano rialzato dell'Infermi, poi sarà allestita sempre per un mese nelle sedi di Ravenna, Forlì e Cesena

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Il fotoreporter Matteo Placucci taglia il nastro della mostra, accanto a lui il dott. Matteo Ciotti, Manuela Guido e Francesca Palmarini dell'Ufficio Fundraising AUSL Romagna Il fotoreporter Matteo Placucci taglia il nastro della mostra, accanto a lui il dott. Matteo Ciotti, Manuela Guido e Francesca Palmarini dell'Ufficio Fundraising AUSL Romagna

E’ stata inaugurata venerdì 1 dicembre, alla Galleria Monoblocco - Dea piano rialzato dell'Ospedale Infermi di Rimini, la mostra fotografica del fotoreporter Matteo Placucci dal titolo "Reduci del Corona – Cosa è rimasto dopo la tempesta", che rimarrà visitabile gratuitamente fino al 29 dicembre.
Ad effettuare il taglio del nastro è stato lo stesso Placucci, affiancato dal dottor Matteo Ciotti della direzione medica ospedaliera e da Manuela Guido e Francesca Palmarini dell’ufficio Fundrasing dell’AUSL Romagna.
Con questo suo progetto fotografico Matteo Placucci ha documentato con immagini e narrativa l’aspetto emotivo e le ripercussioni psicofisiche a danno del personale sanitario impegnato nella lotta al Covid-19. Avvalendosi della collaborazione della dottoressa Laura Ravaioli (psicologa e psicoanalista), dall'insorgere della pandemia e per i successivi tre anni il fotoreporter ha elaborato un percorso in grado di interpretare la condizione emotiva degli operatori del settore sanitario delle regioni maggiormente colpite, propedeutico ad aprirsi e ad esternare le proprie emozioni, condividendo con loro ansie, paure, dubbi, rabbia, smarrimento, depressione.
“Le foto sono state scattate in venti strutture ospedaliere della Penisola, tra cui quelle romagnole, e ritraggono un centinaio di operatori sanitari – spiega Placucci, originario di Cervia, prossimo a partire per il Kosovo – seguiti sul posto di lavoro e soprattutto a casa, dove alla fatica di pesantissime giornate in servizio, praticamente come in trincea, si aggiungeva la paura di portare il virus tra le mura domestiche, con un notevole stress emotivo. Una situazione resa ancora più difficile dall’assenza del conforto familiare, dovendo limitare al minimo i contatti proprio per preservare i propri cari. C’è poi da dire che tanti di questi operatori sanitari si sono anche ammalati, con tutte le ripercussioni del caso determinate dalla consapevolezza sui pericoli della situazione che stavano vivendo, magari nel vedere morire compagni di stanza e sentire quel che dicevano i colleghi sulle loro condizioni di salute”.
La ricerca svolta dall’autore lo ha portato dunque a documentare anche piccole e grandi realtà impegnate a supportare emotivamente il personale sanitario coinvolto. I protagonisti dei suoi scatti, oggetto dell’opera, hanno interagito con lui, sia in ambito lavorativo che privato, sì da tracciarne la continua mutazione psicologica che ha caratterizzato le loro vite in relazione all’evoluzione della pandemia in corso.
A cura di Loredana De Pace il progetto è divenuto mostra itinerante promossa dall’associazione culturale INDIGO - 28 fotografie a colori, installate su Dibond, testo critico e testi estratti dalle interviste - e omonima pubblicazione editoriale (152 pagine, cm 19x23, fotografie a colori e testi, distribuita da Corsiero Editore e acquistabile in libreria e online), entrambi presentati nella serata di lancio l’11 marzo scorso all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano.
Con la collaborazione dell’AUSL Romagna e il patrocinio della Regione Emilia Romagna, la mostra inizia dunque il suo percorso espositivo all’Ospedale Infermi di Rimini e con cadenza mensile raggiungerà poi le successive sedi di Ravenna (esposta dal 29 dicembre al 28 gennaio), Forlì (dal 29 gennaio) e Cesena (da fine febbraio), installata nelle principali strutture ospedaliere coinvolte nel progetto in quanto luoghi simbolo della pandemia, per essere fruibile liberamente da tutta la cittadinanza.

 

BIOGRAFIA MATTEO PLACUCCI

Matteo Placucci è un fotoreporter romagnolo classe 1983. Negli anni ha documentato migrazioni, problematiche sociali, conflitti ed eventi rilevanti come la recente pandemia da Covid-19. Gli argomenti che Placucci tratta sono tutti orientati a esplorare e documentare l’essere umano nella sua sfera più intima ed emotiva. Il suo forte interesse per la salute mentale ha fatto sì che questa tematica diventasse fin dall’inizio della sua carriera il filo conduttore di ogni suo progetto. 

Collabora con organizzazioni umanitarie come Naduk, IPSIA e Caritas. Le sue fotografie e i suoi reportage sono stati pubblicati dalla stampa internazionale e italiana L’EspressoOPENLifeGateWiredAltraEconomia e RADAR Magazine.

È autore di progetti come CROSSING, esibito al Colorno Photo Life nel 2021, e the Tail of the Game, premiato a Belfast Photo Festival 2022, entrato nella pubblicazione “Trauma, Flight and Migration” dell’International Psychoanalytical Association. 

“Credo fermamente che ognuno di noi sia testimone del suo tempo e che questo tempo vada documentato”

matteoplacucci.com

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