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Articoli filtrati per data: Settembre 2018

Si è verificato nella serata di venerdì 28 settembre un intervento dell’Elisoccorso, nel territorio di Novafeltria, per soccorrere una donna colpita da gravi ustioni, e che richiedeva il ricovero in un Centro Grandi Ustionati.

I fatti. Nella serata di ieri, per accendere una stufa, una donna dell’età di 62 anni residente nella zona di Novafeltria, si è procurata ustioni di secondo e terzo grado al volto e al tronco. La paziente è stata subito trasportata all’Ospedale di Novafeltria, dove le sue condizioni sono state stabilizzate presso il locale Punto di Primo Intervento con la presenza dell’anestesista. Contestualmente era stato attivato il servizio di Elisoccorso che è giunto sul posto, atterrando presso il campo sportivo di Novafeltria, una delle 31 nuove piazzole di atterraggio notturno autorizzate dalla Regione nel marzo scorso, nel territorio dell’Ausl Romagna, e grazie alle quali il servizio di Elisoccorso può intervenire anche in notturna.

La paziente è stata dunque traportata dall’Elisoccorso all’Ospedale di Parma in quanto il Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale di Cesena non aveva posti disponibili. La signora è attualmente ricoverata a Parma nel reparto di Rianimazione, e le sue condizioni sono gravi ma stazionarie.

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Un altro tangibile segno della vicinanza della società civile al reparto di Pediatria dell’Ospedale di Rimini. Grazie ad una raccolta di fondi condotta sul territorio, anche attraverso i principali social media e con la collaborazione della Croce Rossa Italiana di Riccione, presieduta dal dottor Antonio Manzo,  è stato infatti donato un carrello pediatrico al reparto.

Si tratta di un carrello - modello Broselow della ditta Linkar - che verrà utilizzato nell’Ambulatorio Urgenze Pediatriche e che serve a contenere tutti i farmaci e dispositivi necessari all'assistenza del bambino. Caratteristica saliente di questo nuovo strumento di lavoro è l'organizzazione dei cassetti con codici colorati in base al peso del bambino: ad ogni cassetto corrispondono determinati presidi della misura idonea e pertanto a tutto vantaggio della massima rapidità d’intervento da parte degli operatori. Il carrello pediatrico ha il valore di circa duemila euro.

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Venerdì, 28 Settembre 2018 14:25

29 settembre, Giornata Mondiale del Cuore

Come ogni anno, il 29 settembre ricorre la Giornata Mondiale dedicata al cuore. Proprio per promuovere la conoscenza, nella popolazione, dei sintomi dell’infarto e l’importanza di attivare immediatamente il 118 per accedere tempestivamente alle cure, l’Ausl della Romagna ha recentemente lanciato la campagna informativa conCON IL CUORE, CON LA TESTA’ realizzata con la generosa collaborazione, in qualità di testimonial, di Raoul Casadei, che presta il proprio volto e la propria voce per veicolare un messaggio semplice ma fondamentale: “AIUTACI A SALVARTI LA VITA”

 ecco dove trovare le informazioni e i materiali della campagna

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Compleanno a due cifre per il progetto di collaborazione tra l’Ausl Romagna e la facoltà di Medicina dell’Università di Passo Fundo (UPF), dello stato di Rio Grande do Sul, in Brasile, che continua per il decimo anno allargandosi anche al resto dell’Azienda.
Anche quest'anno l'Ospedale “Infermi” di Rimini ha accolto giovani studenti brasiliani in virtù del progetto, nato nel 2008 e formalizzato con l’Accordo internazionale bilaterale in settembre 2018, e che prevede la frequenza di una quindicina di studenti ogni anno in diverse unità operative delle strutture aziendali. Nell’Anno accademico 2018/19 si attendono 12 studenti, 2 dei quali faranno lo stage curriculare per 5-6 mesi, a partire dal prossimo dicembre.
Fino all’anno scorso i reparti in cui gli studenti hanno lavorato erano tutti dell’ospedale riminese, quest’anno si sono aggiunti anche la Neurochirurgia ed i “Grandi Ustionati” di Cesena.
I tutor aziendali del progetto sono la dottoressa Laura Viola, dell’unità operativa di “Pediatria” (diretta dal dottor Gianluca Vergine) e il Dott. Marcello Zavatta dell’unità operativa “Ortopedia e Traumatologia” (diretta dal dottor Stefano Landi) che organizzano, insieme al coordinatore della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università brasiliana, professor Josè Ivo Scherer, lo scambio scientifico, in collaborazione anche col dottor Renzo Pini, già medico presso il reparto e ora pediatra di famiglia, e iniziatore della collaborazione. Il tutto sotto l’ambito dell’Unità operativa aziendale Formazione diretta dal dottor Pierdomenico Lonzi.
Quest'anno la frequenza riguarda, oltre alle già citate Pediatria di Rimini e Neurochirurgia e Grandi Ustionati di Cesena, le unità operative riminesi di Ortopedia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Dermatologia, Ostetricia Ginecologia, Neonatologia e Terapia intensiva neonatale, Chirurgia pediatrica, Urologia, Chirurgia vascolare, Medicina, Geriatria, Otorinolaringoiatria, Medicina d’urgenza, Gastroenterologia – Endoscopia digestiva, Psichiatria, Neuropsichiatria infantile, Neurologia, Malattie infettive, Oncologia.
Il progetto prevede, oltre alla frequenza diretta degli studenti nelle strutture, anche una serie di lezioni universitarie che i dottori Laura Viola e Marcello Zavatta effettuano, a titolo volontario, presso l’università brasiliana.
Il professor Jose Ivo Scherer, è arrivato dal Brasile lunedì per firmare l’Accordo internazionale fra l’UPF e l’A.USL Romagna.
Gli studenti sono particolarmente interessati, per conto della loro Università, a conoscere i modelli organizzativi italiani, sostanzialmente diversi da quelli brasiliani, dove il settore privato della sanità ha un peso maggiore, a fronte però, ad esempio, di una medicina di base molto sviluppata negli ultimi anni.
“Ho trovato l’ospedale di Rimini molto qualificato – ha commentato, a caldo, il professor Jose Ivo Scherer– e in particolare la parte organizzativa sarà per noi molto interessante da analizzare. In Brasile si lavora molto per le relazioni umane e si cerca d’incentivare la frequenza esterna per importare nuovi modi di fare medicina. Sarebbe auspicabile la collaborazione scientifica ai fini di ricerca”.
L’UPF è stata recentemente accreditata come una delle 29 Università su oltre 300, migliori del Brasile, da qui l’importanza di un accordo che può arricchire scientificamente entrambe le parti; “e anche la nostra collaborazione con Rimini è stata importante per ottenere questo riconoscimento” ha sottolineato il professor Scherer.
“Pure per noi andare a svolgere uno stage in Brasile – hanno aggiunto la dottoressa Laura Viola, il dottor Marcello Zavatta e il dottor Pini – è stato molto interessante: vi sono molte differenze, ad esempio, tra la struttura universitaria italiana e quella brasiliana, molto aperta e che incentiva un profondo e costante confronto tra docenti e discenti”.
Gli studenti brasiliani hanno un ottima manualità e iniziano la pratica sul paziente già dal primo anno di medicina.
Soddisfazione per la collaborazione internazionale è stata altresì espressa dal dottor Lonzi, dal direttore medico dei presidi ospedalieri riminesi dottor Romeo Giannei, dal dottor Gianluca Vergine (primario Pediatria) e dagli altri primari delle unità operative coinvolte

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La Chirurgia Endocrina dell'AUSL Romagna sede di Forlí, diretta dal dottor Alberto Zaccaroni, in collaborazione con Forlifarma e con il patrocinio dell'Ausl Romagna, ha organizzato una settimana di controlli gratuiti presso le farmacie
comunali di Forlí, volti  a sensibilizzare la cittadinanza nei confronti del problema dell’obesità, delle sue complicanze e dei possibili trattamenti disponibili.

Il Check-up è rivolto agli adulti (18-65 anni) e comprende cinque misurazioni: peso, altezza, circonferenza addominale,pressione arteriosa, glicemia a digiuno. Il farmacista rilascerà il risultato delle misurazioni al paziente.

L'iniziativa parte dalla Chirurgia Endocrina di Forlí e il Dott. Alberto Zaccaroni è il coordinatore del percorso bariatrico multidisciplinare.

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Si informa l’utenza che, per motivi tecnico – organizzativi, nella giornata di venerdì 28 settembre i punti di distribuzione diretta dei farmaci presso le Farmacie Ospedaliere di Rimini e di Riccione, chiuderanno anticipatamente, alle ore 14:30.

Restano invece aperte nei normali orari i punti erogativi degli ospedali di Cattolica, Santarcangelo e Novafeltria.

L’Azienda si scusa con l’utenza per gli eventuali disagi.

                                                  

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Piena collaborazione, integrazione di competenze professionali e sinergie volte al miglioramento costante dei servizi offerti al cittadino hanno consentito di portare a termine con successo una donazione multiorgano, a cuore fermo, da un paziente ricoverato presso la Rianimazione dell’ospedale “Morgagni - Pierantoni” di Forli.

“A fronte di una condizione irreversibile di un uomo con gravissime lesioni cerebrali – spiegano gli operatori - con grande generosità e altruismo i familiari avevano manifestato ai medici il desiderio di donare gli organi ma essendo in questo caso possibile effettuare il prelievo una volta sola, sopraggiunto l’arresto cardiaco irreversibile, si è reso necessario organizzare in tempi strettissimi un trasferimento del paziente presso l’ospedale di Cesena, unica sede al momento, in Romagna in grado di portare a termine con successo un prelievo d’organi da donatore a cuore fermo.”

 

A questo punto, mantenendosi in costante contatto fra loro, le Direzioni Mediche e i sanitari delle Unità Operative di Anestesia e Rianimazione di Forlì e Cesena sono riusciti a garantire il prelievo di organi, avvenuto presso l’Ospedale di Cesena, “con la messa in atto di complesse tecniche di circolazione extracorporea” .

In questi casi particolari, occorre infatti mantenere una funzione d’organo in assenza di una normale circolazione di sangue, che è invece presente nei casi di morte cerebrale con attività cardiaca ancora valida.

La donazione di organi e tessuti a cuore fermo costituisce una promettente opportunità, volta ad aumentare gli organi disponibili per il trapianto, ma è molto complessa da realizzare e solo pochi grandi centri in Italia sono riusciti a metterla in atto con successo. In meno di due anni a Cesena sono stati portati a termine con successo sette casi di questo tipo.

“Il percorso realizzato dagli Ospedali di Forlì e Cesena apre una prospettiva nuova, riproducibile a livello nazionale – concludono gli operatori - che potrebbe portare ad un considerevole aumento di questa tipologia di donazione e conseguentemente contribuire a ridurre finalmente le liste di attesa per il trapianto. Un ringraziamento particolare va rivolto anche alle direzioni infermieristiche, Unità Operativa di Chirurgia Vascolare e Radiologia Interventistica di Cesena e alla collaborazione stretta attuata con il CRT , il Centro Regionale Coordinamento Trapianti”.

 

 

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I primi dieci anni di robotica dell'ospedale di Forli in un servizio sulla rivista Corofar Salute. Il numero, contenente l'articolo, sarà  disponibile gratuitamente nelle farmacie  a partire dal 25 settembre

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Presentati oggi in conferenza stampa, in presenza del dottor Stefano Busetti, direttore sanitario dell'Ausl Romagna, del prof. Giorgio Ercolani, primario della Unità Operativa di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate di Forlì e del dottor Luca Saragoni, della Uo di Anatomia Patologica di Forlì, i risultati scientifici del convegno mondiale "The new frontiers in gastric Cancer diagnosis and treatment, svoltosi a Forlì il 13 e 14 settembre 2018.


La città di Forlì ha ospitato, il 13 e 14 settembre 2018, il Congresso Internazionale sul cancro gastrico, con relatori e professionisti giunti da tutto il mondo per illustrare lo stato dell'arte della prevenzione, ricerca, diagnosi e cura di questa patologia, terza causa di morte al mondo.

Hanno partecipato alla due giorni ben settanta relatori, tra i maggiori esperti di cancro gastrico a livello internazionale, provenienti da 19 diversi paesi del mondo, oltre a 250 professionisti e alla presenza dei tre presidenti dell'Associazione Mondiale del cancro gastrico. È stata scelta Forlì come sede di uno dei più importanti convegni al mondo nel settore "perchè l'ospedale di Forlì è da tempo impegnato nella lotta contro questo tumore a prognosi infausta, anche in virtù della elevata incidenza dello stesso nel territorio romagnolo - spiegano gli organizzatori, Giorgio Ercolani, Luca Saragoni e Paolo Morgagni -. L'importante esperienza maturata sul   campo, oltre a connotare l'ospedale forlivese per la sua vocazione in ambito oncologico gastro-enterologico, ha consentito al team multidisciplinare   dedicato di diventare leader e punto di riferimento sul tema a livello  mondiale. Al congresso sono stati affrontati gli argomenti di maggiore  attualità riguardanti la diagnosi e il trattamento di questa malattia,alcuni dei quali sono oggetto di studi e collaborazioni internazionali, in cui il team multidisciplinare dedicato dell'ospedale di Forlì risulta   coinvolto attivamente.”

Il gruppo sul cancro gastrico italiano si è costituito formalmente nel 2000 e i forlivesi Luca Saragoni e Paolo Morgagni sono tra i sei fondatori. All'inizio erano solo tre i centri aderenti (Forlì, Verona e Siena), mentre ora se ne contano, in Italia, più di 15, rappresentati dai team multidisciplinari dedicati.

EPIDEMIOLOGIA DEL TUMORE NEL MONDO

 

Tutti i relatori del convegno sono stati concordi nell’affermare che il tumore dello stomaco è in calo ovunque come incidenza, ma mantiene elevati tassi di mortalità, risultando di fatto un “big killer”. La sopravvivenza globale per questa malattia è aumentata nel tempo grazie alla diagnosi precoce e alla introduzione delle nuove tecnologie soprattutto nel campo della endoscopia e della chirurgia.

Tutto ciò ha portato ad innalzare la sopravvivenza a 5 anni dal 35%, dato riferito agli anni 2005-2007 a circa il 55%, ai giorni nostri in Italia.

Le forme più aggressive sono rappresentate dai tumori in fase avanzata, che costituiscono il 50% di tutti i tumori gastrici diagnosticati in Corea, il 40% in Giappone, l'80% in Cina e il 70% nei paesi Occidentali.

 

 

IN ITALIA E IN ROMAGNA

"Ogni anno in Italia si diagnosticano 14 mila nuovi casi di tumore e 850 mila se ne registrano nel mondo - spiega Saragoni dell'Anatomia Patologica di Forlì -. La Romagna, invece, registra l'incidenza più elevata di casi con 29,2 nuovi casi di uomini su 100 mila abitanti e 14,9 casi di donne. Grazie però al team mutlidisciplinare, che si è creato negli anni nell'ospedale forlivese, Forlì ha potuto registrare il più alto tasso di diagnosi precoci dell'Occidente, il 36% di tutti i tumori trattati, cone le migliori sopravvivenze, superiori al 90% a 10 anni. Risultati importanti, se si tiene conto che la mortalità è elevata e che la sopravvivenza globale media è del 32%". "Gli studi effettuati  dimostrano la forte componente ambientale di questi tumori - prosegue Ercolani, primario della Chirurgia e Terapie Oncologiche di Forlì e professore ordinario  all'Università di Bologna - La stessa popolazione, che si sposta da una zona a bassa incidenza ad una ad alta incidenza, è soggetta ad una maggiore insorgenza del tumore. per questa patologia è fondamentale la diagnosi precoce, così ben realizzata nella realtà forlivese e replicabile in altre realtà, ma anche la collaborazione dei medici di famiglia, fondamentali per l'individuazione della patologia nei loro pazienti."

"I fattori ormai rilevati ed incidenti nell'insorgenza del tumore - prosegue Saragoni - sono la dieta ricca di carne rossa, conservata e alla brace, fumo, alcol,  ma anche la componente genetica e l'uso massiccio di inibitori di pompa protonica". "Migliorando gli stili di vita e la dieta - aggiunge Morgagni, della chirurgia generale - sono diminuiti i tumori legati a questo fattore ed oggi rileviamo una maggiore incidenza di quelli con una componente genetica. Negli anni Ottanta e Novanta e lo dimostrano le statistiche da noi effettuate le zone rurali del forlivese e di tutte le colline romagnole e toscane presentavano un'altissima incidenza di tumori allo stomaco. Diminuendo il consumo di carne alla brace, insaccati, prodotti affumicati e carbonizzati, sono diminuiti i casi di tumore. Nel periodo tra il 2005 e il 2010, l'incidenza tra i giovani dell'area forlivese -cesenate è diminuita del 50%".

"La cosiddetta epidemia di cancro gastrico nella provincia di Forlì-Cesena - conclude Saragoni - è virtualmente finita, grazie all'importante lavoro clinico e scientifico del gruppo di medici e infermieri che se en sono occupati. Ora il rischio di ammalarsi si è ridotto ed è lo stesso delle altre parti della Romagna. L' ospedale di Forlì nel 1998 ha contribuito, con i suoi professionisti, alla Fondazione del Gruppo Italiano di ricerca sul cancro gastrico, partecipando a convegni internazionali e mondiali con le proprie ricerche. Ora finalmente, ha portato a Forlì, centro di eccellenza nella cura di questa patologia,  il gotha dei massimi esperti mondiali nel settore".

In generale, sono diversi i fattori che impattano sulla prognosi del cancro gastrico :

 

  • Timing della diagnosi (stadio del tumore)

  • Caratteristiche biologiche del tumore

  • Trattamenti multimodali personalizzati (medicina di precisione)

 

 

NOVITA’ NELLA DIAGNOSIStadio del tumore

 

Se la sopravvivenza per i tumori in stadio avanzato (III e IV) raggiunge valori molto bassi, la diagnosi precoce (Early Gastric Cancers) consente una sopravvivenza del 95% a 5 anni e del 90% a 10 anni.

Un’ endoscopia (gastroscopia) accurata e non frettolosa, in mani esperte e con l'utilizzo delle più recenti tecnologie consente di diagnosticare tumori superficiali e di piccole dimensioni (Early Gastric Cancers), che in una buona percentuale di casi sono curabili con il solo trattamento endoscopico (resezione endoscopica sottomucosa), senza quindi dover ricorrere alla chirurgia.

A Forlì la percentuale degli Early Gastric Cancers trattati con tale metodologia è pari al 25%.

 

 

Biologia del tumore

 

E’ il nuovo che avanza e che ci permetterà di meglio comprendere i comportamenti clinici dei diversi sottotipi del cancro gastrico.Il ruolo del patologo e del biologo molecolare risulta fondamentale in tale settore.

Sono già stati identificati quattro diversi profili molecolari, a cui corrispondono istotipi tumorali diversi e, soprattutto, comportamenti clinici (prognosi) differenti.

In particolare, i tumori con stabilità dei microsatelliti (MSS) e p53 negativi hanno una prognosi peggiore, mentre quelli positivi per il virus di Epstein Barr (EBV) e con instabilità dei microsatelliti (MSI) hanno migliore prognosi.

Ad oggi questi dati, qui solo accennati, non trovano ancora un utilizzo nella pratica clinica, ma sono oggetto di studio e quindi sperimentali, ma tra non molto saremo certamente in grado di prevedere il loro impiego nella attività diagnostica routinaria, anche con diverse metodiche.

 

 

 

 

I FATTORI GENETICI

 

Il ruolo della genetica

 

Esiste un tipo di cancro gastrico eredo-familiare, che colpisce famiglie in maniera massiva e riconosce come causa la mutazione del gene CDH-1. Tale tipo di neoplasia colpisce soggetti in giovane età (38 anni), è altamente aggressiva ed è difficilmente diagnosticabile con l'endoscopia.

Soggetti portatori di tale mutazione con una storia familiare di cancro gastrico hanno una probabilità di ammalarsi pari a circa il 50% (donne) e 75% (uomini) nel corso della vita.

Le linee guida internazionali suggeriscono la gastrectomia profilattica già a partire dai 20 anni di età per i portatori di mutazione del gene CDH-1 con endoscopia negativa.

Inoltre, per le donne, è previsto un rischio aumentato di sviluppare un carcinoma lobulare della mammella, motivo per il quale viene suggerito un attento follow-up anche per il tumore della mammella.

 

 

 

NOVITA’ NELLA TERAPIA E NELLA RICERCA

 

Trattamenti multimodali

 

I diversi stadi e le differenti caratteristiche biologiche consentono l'impiego di trattamenti diversificati secondo le più recenti linee guida. Parliamo quindi di medicina di precisione e di terapie personalizzate.

Trattamenti endoscopici per i tumori iniziali, trattamenti chirurgici tradizionali o con l'utilizzo delle più moderne tecniche mini-invasive (chirurgia laparoscopica e robotica), linfoadenectomie standard o più estese, nei tumori maggiormente aggressivi e, infine, chemioterapia neoadiuvante seguita da chirurgia per i tumori localmente avanzati rappresentano ad oggi le armi in nostro possesso.

A ciò si aggiunge la terapia “target” con i farmaci bersaglio, che rappresenta la vera sfida futura, soprattutto nel campo della immunoterapia. Sappiamo già che i tumori MSI e EBV positivi sono quelli maggiormente responsivi a tale tipo di terapia.

 

Ecco di seguito lo schema dei trattamenti multimodali dipendenti dallo stadio tumorale :

 

  • T1 N0 (tumori superficiali senza metastasi linfonodali) :

  • resezione endoscopica

  • T1 N+ o T2 (tumori che infiltrano la parete muscolare dello stomaco)

  • N0 : gastrectomia per via tradizionale (open) con linfoadenectomia standard (D2) o chirurgia mini-invasiva

  • T3 (tumori che infiltrano la parte gastrica a tutto spessore) N+ o T4a (tumori che infiltrano il peritoneo) con citologia del liquido di lavaggio negativa

  • chemioterapia neoadiuvante + chirurgia con linfoadenectomia più estesa (D2+)

  • T4a, T4b (tumori che infiltrano gli organi adiacenti) e citologia +

  • chemioterapia neoadiuvante +D2 + con aggiunta di chemioterapia peri-operatoria in ipertermia

 

 

 

Per questi tipi di tumore (diffusi del 1/3 superiore dello stomaco), quando diagnosticati già in uno stadio avanzato, è indicato un intervento di gastrectomia totale con una linfoadenectomia più estesa.

Ai fini di una radicalità chirurgica, l'intervento per via addominale o combinato (via addominale e toracica) è da preferirsi alla chirurgia per via toracica.

La novità assoluta per i tumori avanzati è rappresentata dai trattamenti neoadiuvanti, ovvero dalla possibilità di anteporre alla chirurgia, che in molti di questi casi risulterebbe non curativa, la chemioterapia, selezionando con cura ed appropriatezza i pazienti che potrebbero beneficiarne.

 

 

Ricerca

 

Su questo argomento sono stati presentati al congresso di Forlì i risultati preliminari dello studio randomizzato italiano, condotto con la collaborazione del GIRCG (Gruppo Italiano di Ricerca del Cancro Gastrico), l'ospedale di Forlì e l'IRST di Meldola (Istituto Tumori della Romagna), trial che sarà a breve oggetto di una importante pubblicazione.


 

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La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita, secondo il Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Alzheimer Disease International, una priorità mondiale di salute pubblica: “Nel 2010, 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con una  stima di aumento del doppio nel 2030, il triplo nel 2050, con ogni anno 7,7 milioni di nuovi casi (1 ogni 4 secondi) e una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8-anni. Il maggior fattore di rischio associato all'insorgenza della demenza è l'età (solo il 5% circa esordisce prima dei 65 anni), il sesso femminile nella malattia di Alzheimer, il sesso maschile nella demenza vascolare. Il progressivo incremento della popolazione anziana comporterà un aumento della prevalenza dei pazienti affetti da demenza. In Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer)”.

In Emilia Romagna nel 2017 sono state quasi 25mila le persone visitate per la prima volta nei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze, 12.246 delle quali (in lieve calo rispetto alle 12.400 dell’anno precedente) hanno ricevuto una diagnosi di demenza, di cui l’Alzheimer costituisce la forma più frequente; circa 80mila le persone con demenza in regione.

Nel territorio dell’Azienda Usl della Romagna risultano essere presenti circa 266.000 persone con più di 65 anni. Calcolando un'incidenza del 4,4% per la malattia di Alzheimer e dell'8% per il totale delle demenze, risultano presenti 21.500 persone affette da demenza, di cui 12.000 da malattia di Alzheimer.

Gli obiettivi del Servizio Sanitario Regionale richiedono alle Aziende USL di dare piena applicazione a quanto previsto dal Piano regionale Demenze e all’implementazione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Locali così come previsto dalle linee di indirizzo nazionali. In particolare le Ausl dovranno garantire un percorso di presa in carico integrata e corretta gestione dei disturbi psicologici e comportamentali associati alle demenze, spesso causa di precoce istituzionalizzazione e/o ospedalizzazione, favorendo l’utilizzo di tutte le risorse dell’assistenza territoriale sanitaria, socio-sanitaria e sociale (come i Medici Medicina Generale, Centri Disturbi Cognitivi e Demenza, Ospedali di Comunità, Nuclei temporanei demenze, Centri Diurni, Assistenza domiciliare, i Caffè Alzheimer, i Centri d’incontro, formazione e sostegno dei caregiver).

La Direzione dell’Azienda USL Romagna ha avviato un percorso di valutazione e ricognizione degli attuali modelli di presa in carico delle persone affette da diagnosi di demenza all’interno del contesto aziendale al fine di dare piena attuazione alle indicazioni del Piano Regionale Demenze.

I Centri Disturbi Cognitivi e Demenza (CDCD) rappresentano una realtà consolidata nel territorio aziendale, con un’articolazione presso l’ambito di Rimini–Riccione, Forlì, Cesena, Ravenna, Faenza e Lugo. I CDCD, costituiscono il nucleo organizzativo dove, personale medico, infermieristico, assistenti sociali e psicologhe in possesso di particolari competenze specialistiche, attraverso idonee modalità di valutazioni multidisciplinari e in una logica di team, definiscono il progetto terapeutico assistenziale in condivisione con la persona e i suoi familiari.       

Nella nostra A.USL, alla strategia farmacologica, da molti anni si affianca un’attività di supporto psicologico per pazienti e familiari, incontri informativi rivolti alla popolazione generale ed un articolato programma di stimolazione cognitiva che consente di qualificare ulteriormente il percorso in favore della persona.

Di particolare rilievo risultano essere i molteplici interventi promossi dalle Associazioni di Volontariato del territorio romagnolo che hanno accolto favorevolmente l’esigenza aziendale di poter condividere un percorso di lavoro fortemente integrato al fine di valorizzare le esperienze presenti sui singoli territori ed estenderle su base aziendale. Il lavoro di rete e la capacità di costruire relazioni efficaci promuovono una maggiore capacità di risposta ai bisogni personalizzati dei singoli pazienti.

Alcune riflessioni dei referenti dei Centri Disturbi Cognitivi e Demenza della Romagna.

Referente CDCD Rimini dottor Stefano De Carolis: “I limiti delle terapie farmacologiche attualmente in uso, la preoccupante assenza di imminenti alternative e la dimensione epidemiologica della malattia impongono di sviluppare sempre più quel ‘gioco di squadra’ che vede impegnati tutti i nodi della rete che si occupano della persona con demenza e dei relativi caregiver. Ai CDCD è affidata la regia di questa complessa gestione, che deve essere implementata e sempre più ‘capillarizzata’ in un’Azienda geograficamente e demograficamente così vasta”.

Referente CDCD  Ravenna dottor Alessandro Margiotta: “Il nostro impegno è finalizzato alla costruzione di un atto di cura che ponga al centro la vulnerabilità del paziente e personalizzi i diversi interventi in ciascun setting assistenziale. La cura avviene in spazi fisici ben definiti: è importante riconoscere e accettare l’influenza dell’ambiente sulla relazione di cura e sui risultati ottenibili. Un ambiente ricco e validante permette di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Parafrasando Ippocrate, per il medico risulta molto più importante sapere quale paziente ha un certo tipo di demenza, rispetto a conoscere quale tipo di demenza ha un certo paziente. Questa impostazione del rapporto medico-paziente richiede capacità di ascolto, conoscenza approfondita, vicinanza e disponibilità a caricarsi di quel pesante fardello rappresentato da coloro che tendono a costruire il proprio futuro sul rapporto con l’altro; su un bisogno che, il più delle volte, rimane inespresso”.

Referente CDCD Forlì dottoressa Federica Boschi: “Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (Pdta)  è la descrizione del percorso di presa in carico delle persone con demenza e dei loro familiari lungo tutto il decorso di malattia. Si tratta di uno strumento necessario per  organizzare l'offerta complessiva dei servizi sanitari e sociali erogati dall'Azienda USL e dai Comuni del territorio tenendo conto dell'importante apporto delle attività svolte dalle Associazioni di Volontariato. La costruzione del Pdta Regionale risponde ad uno degli obiettivi del Piano Nazionale Demenze, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in gennaio 2015, e prontamente recepito dalla Regione Emilia Romagna". L’azienda Usl della Romagna  attraverso i propri professionisti sta collaborando alla definizione del PDTA Regionale e  alla conseguente declinazione nel territorio aziendale”.

Referente CDCD Cesena dottoressa Susanna Malagù: “Effettuare una diagnosi precoce ed accurata rappresenta il presupposto fondamentale per indirizzare il paziente verso il percorso terapeutico, farmacologico e non, più indicato ed utile alla sua condizione. Esistono infatti molti tipi di demenze e la loro differenziazione non sempre appare semplice ed immediata. Spesso pertanto è necessario mettere in campo non solo gli strumenti che utilizziamo abitualmente e che conservano anche oggi la loro validità (inquadramento clinico attraverso l’ascolto del paziente e dei familiari, valutazione neuropsicologica più o meno estesa, neuroimaging morfologico con TAC e/o Risonanza Magnetica dell’encefalo), ma anche nuove e più sofisticate metodiche (neuroimaging funzionale con PET encefalo con diversi traccianti, esami laboratoristici complessi su siero e liquor). Solo attraverso il loro utilizzo combinato, quando è necessario, è possibile pensare di interferire favorevolmente sul decorso di malattia, creando i presupposti di maggiore efficacia delle terapie a disposizione”.

Responsabile Programma di Psicologia dottoressa Rachele Nanni: “I percorsi di trattamento non farmacologico sono riconosciuti ormai dalla letteratura internazionale come parte integrante della terapia di elezione affianco alla terapia farmacologia. Declinare modalità di intervento rispondenti ai bisogni dei singoli utenti e delle loro famiglie comporta un delicato lavoro di personalizzazione e di co-progettazione che mette in rete le risorse della comunità”.

Da novembre 2017 si è costituito un Tavolo di Coordinamento permanente delle Associazioni Alzheimer Romagnole, composto da Alzheimer Ravenna, Alzheimer FaenzaAlzheimer Lugo, Alzheimer Rimini, CAIMA di Cesena, Amici di Casa Insieme di Mercato Saraceno e la  Rete Magica di Forlì. L'impegno assunto dalle diverse onlus è quello di rappresentare al meglio presso le Istituzioni Locali, l’A.USL Romagna e gli altri enti pubblici e privati, i bisogni e i problemi di tante persone che vivono quotidianamente con la demenza.

Il Direttore Generale Marcello Tonini, evidenzia  l’impegno nella  realizzazione di un  convegno organizzato dall’Azienda Usl della Romagna a rappresentare tale situazione ma, soprattutto, le prospettive future di lavoro, in occasione della XXV Giornata mondiale dedicata all’Alzheimer, che si terrà a Cervia nella data del 24 ottobre.

L'invito da parte dell'Ausl Romagna a collaborare alla realizzazione del convegno è stato accolto con grande interesse dalle Associazioni, che parteciperanno a vario titolo all'iniziativa, per esempio, portando testimonianze e contributi sul grande tema del "prendersi cura" della persona con demenza e svolgendo il ruolo di punto d'iscrizione al convegno per volontari, familiari e persone con demenza. 

“In particolare – aggiunge il Direttore - nel corso dell’estate abbiamo convenuto di dare corso ad un Programma aziendale che dovrà ulteriormente porre attenzione ad un tema di estrema rilevanza sia per i numeri che per le problematiche trattate, quale l’Alzheimer e le Demenze rappresenta”.

La dottoressa Roberta Mazzoni (Direttore Distretto di Ravenna) che ha curato la realizzazione di questo evento  precisa che si tratta di  un momento formativo per offrire un aggiornamento sull’inquadramento diagnostico e terapeutico  della malattia e sui sistemi di cura adottabili in favore delle persone che ne sono affette . In particolare, vuole testimoniare il lavoro di rete e di integrazione che si è perseguito in ambito aziendale attraverso una costante ricerca di collaborazione sia con le Associazione di volontariato che con i Servizi Sociali dei diversi Comuni presenti sul territorio. Interlocutori importanti coi quali il contatto è continuo

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