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Articoli filtrati per data: Dicembre 2019

San Mercuriale, primo Vescovo di Forlì è armeno. Sono infatti finalmente arrivati gli ultimi risultati sullo studio delle reliquie
Il progetto, che ha preso avvio con la ricognizione scientifica del 19 settembre 2018, nasce grazie ad una proficua collaborazione tra ricercatori ed istituzioni. Protagonisti dell'iniziativa sono Mirko Traversari, antropologo fisico e responsabile del progetto, il gruppo Ausl Romagna Cultura e la Diocesi di Forlì-Bertinoro, con il contributo del Lions Club Forlì-Cesena Terre di Romagna, particolarmente attivo su attività di valorizzazione e tutela della città di Forlì, che si è dimostrato immediatamente sensibile all’importante iniziativa.

Pochi mesi fa gli studi avevano accertato che San Mercuriale è vissuto tra il II e  il III secolo d.C, e' morto in un'età  compresa tra i 40 e i 50 anni, era alto 1 metro e 60 e soffriva di osteoporosi.

 

"Lo studio sulle reliquie di San Mercuriale -  spiega Mirko Traversari- è proseguito, dopo le prime fasi, necessariamente dedicate all’acquisizione di informazioni strumentali e fisiche, ricavate dalle numerose indagini laboratoristiche messe in campo, è ora giunto il momento di interrogare questi dati, interpretandoli sulla scorta di ciò che le fonti storiche ci hanno consegnato relativamente alla figura del Santo.

E’ il caso ad esempio della sua provenienza, è noto che la cronachisticha cittadina del XV secolo, affermi che Mercuriale provenisse dalla nativa Armenia, il Cobelli infatti nelle sue Cronache ci dice che “[…] il beato Mercuriale se partì dalle parti d’Armenia […]”, e solo in seguito ad un pellegrinaggio a Gerusalemme e Roma, giunse a Forlì. Di qualche secolo posteriore al Cobelli, Giuseppe Mazzatinti  attraverso i suoi Annales Forolivienses afferma che il “[…] gloriosus Mercurialis sanctus et episcopus civitatis Forlivij, natione Albanie, ad ipsam civitatem applicult […]”. Non è noto da quali fonti questi nostri illustri concittadini abbiano tratto queste informazioni, e ben conosciamo la necessaria prudenza che è necessario tenere nel voler trarre verità dalle loro opere, che non sempre brillano per rigore storiografico; vero è che comunque la notizia della provenienza orientale del Santo, incuriosisce e pone dei quesiti. "

"Dallo studio isotopico a cui sono state sottoposte le reliquie - chiarisce finalmente Traversari -  si deduce che San Mercuriale non sia cresciuto e vissuto nello stesso luogo in età infantile ed in età adulta. Probabilmente proveniva da una località posta in una zona mediamente più calda rispetto alla città in cui egli ha trascorso gli ultimi anni dalla sua vita, Forlì. I valori tendono infatti a diminuire con l’aumentare dell’età: questo indica uno spostamento del Santo in età giovanile verso un luogo con valori isotopici meno radiogenici rispetto al luogo in cui è nato; grazie ad un ulteriore approfondimento è stato inoltre possibile escludere alcune regioni europee, poste a latitudini incompatibili con i risultati ottenuti (la Spagna ad esempio, che mostrava una certa compatibilità con alcuni indici isotopici). Un’ulteriore inferenza è stata possibile grazie all’incrocio di questi risultati con il cosiddetto indice cefalico, che grazie ad un calcolo matematico serve ad esprimere in termini statistici, la conformazione del cranio. La stessa conformazione del volto, metricamente studiato grazie a standard antropologici internazionali, ha fornito ulteriori indizi. 

Incrociando quindi i risultati dedotti dall’analisi degli isotopi stabili, con i caratteri e gli indici antropometrici che caratterizzano il cranio e il volto del Santo, è stato possibile orientare lo sguardo, con una ragionevole certezza, verso una direzione piuttosto chiara. Va comunque detto che attualmente nessuna indagine laboratoristica può fornire una certezza assoluta circa la provenienza da un dato territorio e che gli indici più sopra ricordati non possono certo essere assunti a marcatori etnici, quanto piuttosto indicatori di un areale geografico ampio che può abbracciare popolazioni e paesi diversi. "

"L' incrocio di queste numerose analisi, - conclude -  allo stato attuale sembrano essere concordi nel farci guardare ad est, verso il continente asiatico, proprio verso l’Armenia"

 

 

 

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Persegue diversi obiettivi, l’Accordo tra Ausl Romagna e sindacati di settore, relativo ai nuovi incarichi per medici, veterinari e dirigenti sanitari operanti in Azienda, siglato nel 2018 e che è ora in fase di applicazione concreta.

Vi è, in primis, la giusta valorizzazione economica e di carriera per i professionisti operanti all’interno dell’Azienda, sia negli ospedali sia nelle strutture territoriali in coerenza con l’assetto organizzativo aziendale. Nelle scorse settimane 869 professionisti sono stati inquadrati nei nuovi incarichi di Struttura semplice (134), Alta specializzazione (64), Professionale qualificato (559) e Professionale di secondo livello (112) nel rispetto del Sistema aziendale incarichi della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria.

Ma l’accordo - così come le importanti politiche sul personale che negli ultimi cinque anni hanno portato ad incrementare di 1.150 unità al netto dei pensionamenti, il numero di operatori e professionisti aziendali prevalentemente dedicati alle cure e all’assistenza – dà anche un notevole contributo ad una presa in carico di sempre maggior qualità per i malati.

Infatti, ulteriore obiettivo dell’Accordo, i nuovi incarichi contribuiscono a strutturare e qualificare in maniera sempre più puntuale la rete dei servizi erogati dall’Ausl Romagna in tutti gli ambiti territoriali, anche a seguito delle Linee Guida per il Riordino ospedaliero che si sta continuando a concretizzare, e nell’ottica di implementare sempre più i servizi della medicina territoriale, quale ambito di primo accesso e punto di riferimento per i cittadini.

Ma non finisce qui. Infatti, anche a seguito del nuovo Contratto di lavoro nazionale appena sottoscritto, nei prossimi tre mesi si ragionerà, insieme alle Organizzazioni sindacali, sull’utilizzo dei fondi residui per la Dirigenza medica veterinaria e sanitaria allo scopo, secondo quanto previsto dalla vigente normativa, di individuare ulteriori incarichi.

“Siamo soddisfatti di questo Accordo – commenta il Direttore Generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini – che, oltre a perseguire le finalità sopra elencate, rappresenta anche un importante elemento di rafforzamento di identità aziendale per operatori e professionisti. E personale che lavora meglio, più coordinato, e con maggiore soddisfazione, significa una migliore qualità dell’assistenza. Sempre in quest’ottica, negli ultimi cinque anni abbiamo nominato cento nuovi primari, e intendiamo andare avanti con la stessa determinazione per la qualificazione di chi lavora in Ausl Romagna”.

 

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E’ stato attivato nei giorni scorsi, presso l’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna, il nuovo servizio di Cure intermedie, dedicato a pazienti che, terminata la fase acuta della loro patologia, non sono ancora in condizioni ottimali per essere dimessi e che, in precedenza, restavano, in attesa della dimissione verso il domicilio o verso altre strutture sanitarie e socio-sanitarie,  ricoverati nei reparti per acuti – principalmente presso l’Unità Operativa di  Medicina – con conseguenti criticità, soprattutto nei momenti di forte afflusso di pazienti in ospedale, come ad esempio quello del picco influenzale. Si tratta di un progetto innovativo, che contempla una risposta strutturata verso pazienti che necessitano di completare percorsi di riattivazione motoria o riabilitativi, di cure infermieristiche continuative nelle 24 ore e/o d’interventi sanitari non erogabili al domicilio. Il progetto rappresenta un contributo concreto verso la necessità di offrire risposte ai crescenti problemi derivanti dall’aumento delle patologie croniche legate all’innalzamento dell’aspettativa di vita.

Il progetto “Cure Intermedie” prevede una dotazione di 8 posti letto ed è situato nel “Blocco 1” al primo piano del Presidio ospedaliero “Santa Maria delle Croci”, in un’area appositamente ristrutturata e dotata di una piccola palestra per riabilitazione che consente di attivare precocemente o di continuare l’attività di riattivazione motoria o riabilitativa. Il nuovo servizio punta a dare risposta proprio a questi pazienti, che dopo la fase acuta e a seguito di una valutazione della loro situazione clinica ed assistenziale, possono giovarsi di una permanenza nella nuova struttura, nel corso della quale, sulla scorta sulla base di una valutazione multidimensionale e dell’elaborazione di un progetto personalizzato di cura e assistenza - in cui vengono definiti gli obiettivi terapeutici, le specifiche azioni di cura, assistenziali e riabilitative e contestualmente avviate e garantite le attività di formazione e addestramento dei cargivers (famigliari, badanti, assistenti familiari) – si pongono la basi per consentire il ritorno al domicilio del paziente con una maggiore adesione ai programmi terapeutici e la conseguente riduzione del rischio “ricadute” ed il  ricorso ad un nuovo ricovero.

Il nuovo Servizio di Cure intermedie è a gestione e direzione infermieristica, con la responsabilità clinico-terapeutica affidata ad un Medico Referente del progetto e in forte integrazione con gli altri professionisti (fisiatra, fisioterapista, assistente sociale…) individuati nel progetto personalizzato del paziente che ne stabilisce anche la durata e la permanenza presso il Servizio di Cure Intermedie.

“Una presa in carico sempre più integrata e a tutto tondo del paziente, attraverso un ‘dialogo’ sempre più stretto e sinergico tra strutture ospedaliere e territoriali-distrettuali è al centro della programmazione sanitaria e socio-sanitaria della Regione Emilia Romagna – commenta la dottoressa Roberta Mazzoni, direttore del Distretto di Ravenna – e con questo progetto andiamo proprio in tale direzione, dando risposte sempre più puntuali ai pazienti e alle loro famiglie”.

 “Il nuovo servizio di Cure intermedie – spiega il Direttore sanitario dell’Ausl Romagna, dottor Stefano Busetti – oltre a dare una importante risposta all’emergente bisogno derivante dall’aumento di pazienti cronici, rappresenta un traguardo importante per Ravenna che assieme al cosiddetto ‘reparto polmone’ ci fa sperare di dare risposte sempre migliori durante il picco influenzale e più in generale durante i periodi di forte afflusso di pazienti”.

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I pazienti con patologie tumorali, specie nelle fasi avanzate della malattia, hanno bisogno di sentirsi presi in carico dalle unità di cura, con la possibilità di un confronto con gli operatori sanitari in occasione delle diverse situazioni che si creano con l’evolversi della malattia. Si tratta, nella maggior parte dei casi, della difficoltà del controllo del dolore, degli effetti collaterali dei trattamenti antitumorali, della necessità di idratazione o di supporto nutrizionale, della gestione delle fasi terminali, del bisogno di confronto nel difficile percorso della malattia oncologica. Uno dei momenti in cui maggiormente il paziente rischia di sentire il peso della malattia è quello della gestione della emergenza/urgenza, quando, per le motivazioni sopra elencate, si trova nella necessità di rivolgersi al Pronto soccorso del territorio cui fa riferimento. Nel tentativo di dare risposta al paziente oncologico anche in questi particolari momenti, è stato recentemente strutturato un percorso di presa in carico all’accesso in Pronto soccorso, col supporto di medici ed operatori di varie discipline.

Dai primi di dicembre infatti, presso il Pronto soccorso dell’Ospedale di Rimini è attivo un ambulatorio dedicato al paziente oncologico con la possibilità di una presa in carico tempestiva diretta dei malati che si vengono a trovare nella necessità di rivolgersi al servizio delle emergenze urgenze nel Riminese. Il servizio, che nasce da una stretta collaborazione tra le unità operative di Oncologia, “Terapia antalgica – Cure palliative e Hospice”, Ematologia e “Pronto soccorso – Medicina d’urgenza”, coniuga in un’unica realtà le potenzialità proprie del servizio dell’emergenza urgenza e quelle di presa in carico dell’oncologia e terapia antalgica. Attivo dal 2 dicembre, il servizio è già pienamente operativo come dimostrato dal numero di pazienti quotidianamente valuti a presi in carico: dai 6 ai 10. Un lavoro che, inoltre, contribuisce ad alleggerire il carico del Pronto soccorso, con effetti benefici sui tempi d’attesa dei pazienti che vi si recano per altre patologie o per traumi.

“Questo progetto – commentano i direttori del Pronto Soccorso, dell’Oncologia e della Terapia antalgica di Rimini, dottori Tiziana Perin e Davide Tassinari – nasce dalla volontà di dare una risposta ai bisogni del paziente oncologico che si rivolge al Pronto soccorso e che rischia di rimanere un po’ spiazzato dalla mancanza dei suoi medici e infermieri abituali. Si basa su una stretta collaborazione e integrazione tra i medici e il personale dei servizi coinvolti. Obiettivo primario è la presa in carico precoce del paziente da parte dello specialista nel momento in cui per necessità cliniche si rivolge alla rete dell’urgenza. Il servizio, che rappresenta un approccio non comune nella gestione e nella presa in carico del paziente oncologico rientra in un processo più ampio di attenzione alla persona nel tentativo di dare risposte tempestive, appropriate ed efficaci ai pazienti in urgenza ma che devono rapidamente passare ai servizi dell’oncologia per la gestione complessiva globale della patologia oncologica, e di dare un maggior supporto anche ai loro famigliari. Con questo nuovo ambulatorio diamo una risposta migliore a loro e, conseguentemente, anche agli altri pazienti del Pronto soccorso”.

“Già da circa due anni l’Ausl Romagna ha attivato un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la presa in carico sempre più completa e puntuale del paziente onco-ematologico – aggiunge il Direttore sanitario dell’Ausl, dottor Stefano Busetti -. Questo percorso assicura che un paziente oncologico, in qualsiasi parte dell’Ausl risieda, può contare sulla medesima presa in carico di altissimo livello. A Rimini, con questo nuovo progetto che si inserisce nel percorso, stiamo sperimentando qualcosa in più che se, come sembra, darà buoni esiti, potrà essere utilmente realizzato anche nelle altre analoghe strutture ospedaliere. Si tratta insomma di un importante e fattivo contributo che le strutture riminesi stanno dando agli utenti e all’implementazione della rete oncologica romagnola”.

L’importanza di strutturare un ambulatorio dedicato per i pazienti oncologici, è emersa anche dal rapporto coi pazienti e i loro famigliari. La moglie di un paziente, purtroppo ora deceduto, ad esempio, ha inviato la testimonianza consultabile in allegato.

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Il 25 gennaio a Forlimpopoli, nella Sala Convegno Chiesa dei Servi di Casa Artusi, si svolgerà il congresso "Diagnostica per immagini del trauma maggiore. Esperienza dei Trauma Center dell'Emilia Romagna" che vedrà protagonisti radiologi e neuroradiologi esperti del trauma maggiore. Info e iscrizioni nell'allegato programma

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Con la loro “Cena per bene” hanno raccolto 1600 euro per i progetti di musicoterapia. Il gesto di generosità arriva dai dipendenti delle Officine di Manutenzione dell’ospedale Bufalini di Cesena che lo scorso 18 dicembre hanno organizzato la seconda edizione dell’evento benefico devolvendo anche quest’anno il ricavato a favore dei piccoli degenti.

“L’iniziativa – tengono a precisare i dipendenti - è stata possibile grazie a Sirio spa, Plastica Cesena, Elfi Elettroforniture Italia, Fantafer sas, Sport Center, Salumificio Delvecchio, Ristorante Ca'ad Pancot, Bar pizzeria Gattomatto, SaloneM di Manuela Brasini, Idros.art&Bozzola group spa, Gioielleria Tempo di Gioie, Tecnocopi, Azienda Agricola Severi&C., Cesena Spurghi, Cesena sul ghiaccio, Carburanti M.M. di Bucci Marco, Esso 3B Lavaggio Cesenate. Ringraziamo per la collaborazione l’Associazione Mont Spachè”.

“A nome dell’Azienda – affermano il primario della Pediatria e Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica del Bufalini dottor Marcello Stella e la responsabile del Fundraising aziendale Elisabetta Montesi - un sentito ringraziamento a tutti i colleghi delle Officine di Manutenzione del Bufalini, alle aziende del territorio e alle persone che partecipando all’evento hanno contributo a questa donazione particolarmente sentita perché giunge da un gruppo di dipendenti”.

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Proseguono le tante iniziative di solidarietà pensate per piccoli degenti dell’Ospedale di Ravenna e le loro famiglie in occasione delle Festività. Una rappresentanza degli agenti della Polizia di Stato della Sezione Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della Questura di Ravenna ha incontrato i bambini che si trovano ricoverati presso il reparto di Pediatria dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna e quelli presenti all’interno del Pronto Soccorso Pediatrico. I poliziotti delle Volanti hanno raccolto donazioni, da parte di tutto il personale della Polizia di Stato presente nella provincia di Ravenna, per acquistare giochi e doni che sono stati poi consegnati ai bambini che sono ricoverati nel reparto di Pediatria dell’ospedale ravennate e a tutti quelli presenti per accertamenti diagnostici al Pronto Soccorso Pediatrico. Ai genitori dei bambini ricoverati nel reparto è stato invece consegnato un biglietto augurale totalmente realizzato dagli agenti delle Volanti della Questura di Ravenna. Auguri e solidarietà in corsia anche grazie a Norauto di Ravenna che ha consegnato ai piccoli degenti della Pediatria tanti doni e sorrisi. Un sentito ringraziamento da parte della Direzione Sanitaria e di tutto il personale per questi importanti gesti di solidarietà e vicinanza.

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Il 6 ed il 7 dicembre 2019, a Riccione, presso l’Hotel Corallo, è stata organizzato dal Dott. Andrea Amadori, Medico Dirigente dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale Morgagni - Pierantoni di Forlì, un Corso di Aggiornamento dedicato a Medici, Infermiere ed Ostetriche, dal titolo “Microbioma ed HPV, le nuove competenze in Tema di Prevenzione in Ginecologia”.

Il Dott. Andrea Amadori, recentemente confermato per i prossimi tre anni nel Comitato Direttivo Nazionale della Società Italiana di Colposcopia e Patologia Cervico Vaginale (SICPCV), non è nuovo a queste iniziative. Nel corso degli ultimi anni ha organizzato numerosi Corsi, ed ha portato il Congresso Nazionale di Colposcopia nel 2015 a Riccione (350 partecipanti).

“Il Corso di Aggiornamento che ho organizzato, con il Patrocinio della SICPCV e dell’AOGOI (Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiana), ha un taglio diverso rispetto ad altri. Ho voluto coinvolgere tutti i professionisti che partecipano all’attività ambulatoriale ginecologica: ostetriche, infermiere e medici. Per poterlo fare, ho invitato Coordinatori Ostetrici e Infermieristici di riferimento locale e di Area Vasta Romagna a moderare le sessioni di venerdì e sabato, affidando loro il compito preciso di estrapolare dalle relazioni di ciascun Collega spunti e criticità che potessero essere sviscerate in corso di discussione, attinenti alla attività professionale che Ostetriche e Infermiere dedicano quotidianamente per il bene della Donna e per la qualità della prestazione.

Ho poi completato la giornata di Sabato con una sessione sperimentale intitolata: “Brainstorming multidisciplinare in Ginecologia: le Criticità e gli Snodi decisionali in ambito Ambulatoriale: il parere del Medico, dell’Infermiera e dell’Ostetrica”.

In questo spazio abbiamo affrontato le criticità emerse nelle sessioni del Corso, permettendo un confronto diretto e costruttivo tra i diversi professionisti”.

Il Corso è stato apprezzato dagli operatori del settore, e i partecipanti sono stati 110, ripagati dagli interventi di docenti di fama nazionale, tra i quali il Presidente della SICPCV, Dott. Maggiorino Barbero, il Presidente della Associazione Ginecologi Extra Ospedalieri (AGEO), Dott. Claudio Zanardi, il Dott. Fausto Boselli per anni Segretario Generale della SICPCV, Riccardo Rossi, Responsabile Scientifico del Corso, il Referente Regionale dell’AOGOI, Dott. Ezio Bergamini ed il neo Segretario Nazionale dell’AOGOI, Dott. Carlo Maria Stigliano.

“La buona riuscita del Corso è stata per me motivo di orgoglio. Vedere tanti professionisti dedicare due giorni della loro settimana a quanto organizzato in mesi e mesi di impegno e sacrifici mi stimola a continuare in questo percorso Formativo, che ritengo vitale per un aggiornamento continuo reale e pratico e per sostenere il processo di integrazione tra le diverse figure professionali che deve essere non solo formale, ma anche reale e condiviso”.

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Ci sono date, nella vita delle persone, che riportano la memoria a quando “tutto è iniziato…”. E così la serata svoltasi poche sere fa al Teatro Rasi di Ravenna, ha riportato alla memoria il momento in cui, nello scorso ottobre, è iniziata la campagna di raccolta fondi “Insieme si può”, ideata e organizzata dalla signora Fortunata Franchi, in favore della “Pediatria e Tin” di Ravenna, per arricchire il reparto di lettini pediatrici e altre attrezzature sanitarie.

La serata infatti ha rappresentato un suggello di questo percorso che ha coinvolto e reso coese le volontà di tanti, divenuti sostenitori della campagna: persone, istituzioni, aziende, associazioni unite nell’attenzione verso la professionalità e la solidarietà.

Il talk show svoltosi al Teatro Rasi, organizzato da Beppe Aurilia e la Freestyle Band, insieme al Coro dei bimbi della scuola Elementare “Randi di Ravenna”, si ha rappresentato un ringraziamento a tutti coloro hanno contribuito a raggiungere la donazione di 18.476,92, che la signora Franchi ha simbolicamente consegnato al direttore di Presidio ospedaliero di Ravenna Paolo Tarlazzi.

Nell’esprimere un commosso e sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato con la campagna, si vogliono ricordare in particolare il Comune di Ravenna, Giuseppe Benini (Banca di Credito Cooperativo Ravenna Imolese Forlivese), Mario Petrosino (CNA di Ravenna), Radio Studio Delta, Angela Gulminelli (Pubbica Assistenza di Ravenna).

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