Questa mattina il nuovo Vescovo della diocesi di Rimini, mons. Nicolò Anselmi, insediatosi da pochi mesi, è andato in visita all'ospedale Infermi di Rimini accompagnato, tra gli altri, dalla direttrice del presidio, Francesca Raggi e dal direttore di Distretto Mirko Tamagnini.
“Sua Eccellenza..." "Mi chiamo Nicolò”
"Il vescovo di Rimini - spiega la dottoressa Raggi - si è presentato cosìin ospedale, con semplicità ed entusiasmo. L’empatia e la curiosità hanno caratterizzato l’incontro con gli operatori, i pazienti, i familiari.
Una mattinata trascorsa lungo tutto il percorso della vita, dall’area pediatrica alla geriatria, e attraverso tutti i livelli di complessità affrontati in ospedale: dal pronto soccorso, verso la rianimazione, l’oncologia e poi alle cure palliative.
Il nostro vescovo ha elargito, oltre alle benedizioni, sorrisi, ascolto e dialogo con tutte le persone che nel percorso ha incontrato.Una bella mattinata per gli operatori dell’AUSL che tutti insieme gli dicono “Grazie Nicolò!” "
Sabato 25 marzo alle ore 11, a Ravenna, nelle sale di Palazzo Rasponi dalle Teste è in programma una mattinata speciale dedicata all’esposizione “LA CURA ATTRAVERSO L’ARTE” : una visita guidata alla mostra, condotta da Sonia Muzzarelli, Conservatrice del patrimonio artistico di Ausl Romagna e la presentazione del volume illustrato “Lo splendore della Cura” edito da Sarasvathi. L’opera, curata da Paolo M. Galimberti, racconta la vicenda, in alcuni casi millenaria, degli ospedali storici italiani; luoghi di cura e di straordinaria ricchezza artistica. Intervengono all’incontro: il direttore del Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna Roberto Cantagalli, il Soprintendente di Ravenna Festival Antonio De Rosa, la Conservatrice del patrimonio Ausl Sonia Muzzarelli e l’autore Paolo M.Galimberti.
Un tempo gli ospedali erano “ospitali”, strutture destinate ad una assistenza indifferenziata, dove le prime tecniche di medicina si mescolavano alla religione e alle credenze dell’epoca e dove l’arte era presente in forme di sorprendente qualità. Nelle sale di Palazzo Rasponi dalle Teste, nel cuore di Ravenna, grazie all’esposizione “LA CURA ATTRAVERSO L’ARTE” vengono presentati, fino a domenica 16 aprile, alcuni dei più significativi tesori dell’intera collezione dell' Ausl Romagna, provenienti dai territori d’origine: Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, con elementi d’epoca e preziosi dipinti realizzati tra il XV e XX secolo.
L’iniziativa, ad ingresso libero, è promossa congiuntamente da: Comune di Ravenna, Ausl Romagna, Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna, Acosi-Associazione culturale ospedali storici italiani e con il Patrocinio di Regione Emilia-Romagna.
La mostra, a cura di Sonia Muzzarelli e Paolo Trioschi è visibile con i seguenti orari: feriali 15.30-19 / sabato, domenica e festivi 10.30-19.
Palazzo Rasponi dalle Teste, Piazza J.F.Kennedy. 12 Ravenna.
Info: IAT Ravenna 054435404 | www.mar.ra.it "
Giovedì scorso, in occasione della presentazione del progetto sociale e fotografico di Evelyn Poggiali “Un fiore per il mondo”, la fotografa ha voluto accostare i suoi scatti al suono di dolci melodie.
L’incontro ha visto la partecipazione di tre fratellini dell’Istituto musicale Masini di Forli’, Arturo, Edoardo e Letizia, che hanno eseguito brani al pianoforte, chitarra e violoncello.
"Alla base del mio progetto - spiega la Poggiali - c’è l’idea che i bambini rappresentino la semplicità e che ci possano insegnare valori
importanti quali il perdono, il rispetto delle diversità, il gioco, la spontaneità e la gestione semplice dei conflitti. Integrare musica e fotografia significa valorizzare l’arte nella sua totalità, senza metro di giudizio o competizione. L’idea è che l’arte nel suo complesso possa creare un importante ponte di comunicazione, pace e inclusione sociale.
Esporre in Ospedale rappresenta per me un’occasione bellissima di crescita e di valorizzazione che purtroppo non si ha spesso all’esterno, in quanto l’arte rimane confinata entro certi ambienti già definiti e/o poco accessibili agli artisti locali.
All’ Ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì ho incontrato responsabili, operatori e personale sanitario, che hanno accolto con positività il mio progetto e mi hanno permesso di farlo conoscere alla collettività, per questo ne sono grata.”
Anche la fotografa ha eseguito, a sorpresa, qualche brano, memore della sua formazione pianistica presso il Masini e, successivamente, degli studi in Conservatorio, dove si è diplomata.All'incontro era presente la dottoressa Elena Vetri, in rappresentanza della direzione di Presidio Ospedaliero di Forlì, che ha ringraziato la fotografa e i piccoli musicisti.
(Fotografie di Dario Bonazza, assistente fotografo nel progetto “Un Fiore per il Mondo”)
Una mappatura degli ospedali con i Bollini Rosa che offrono percorsi e servizi nell’ambito dell’oncologia ginecologica sul territorio nazionale allo scopo di supportare le donne con tumore all’ovaio o all’endometrio, individuando quelle strutture che si distinguono per l’alta specializzazione, per la multidisciplinarietà della presa in carico e per la capacità di offrire un’assistenza ‘umana’ e personalizzata. È quella che è stata realizzata da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, e presentata oggi in un evento dedicato presso il Senato della Repubblica. Un’iniziativa, realizzata con il contributo incondizionato di GSK, che vuole rispondere con un atto concreto alle necessità specifiche delle donne colpite da questi tumori, all’impatto traumatico e al disorientamento spesso legato alla diagnosi, al bisogno profondo di una completa e chiara presa in carico da parte di medici e strutture sanitarie, come emerso in un’approfondita indagine qualitativa presentata nel corso dell’evento.
In AUSL della Romagna il riconoscimento per l’alta specializzazione nella presa in carico delle donne con tumore all’ovaio e all’endometrio, offrendo un’assistenza ‘umana’ e personalizzata, è stato assegnato agli ospedali Bollini rosa: “Morgagni – Pierantoni” di Forlì e “Infermi” di Rimini.
Alla cerimonia di premiazione, in rappresentanza dell’Azienda USL della Romagna, era presente la Direttrice del P.O. di Rimini, Dott.ssa Francesca Raggi, che assieme ai professionisti di Forlì e di Rimini ha ritirato i premi ricevuti.
Per l’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia di Forlì, diretta dal dottor Luca Savelli, il riconoscimento è stato ritirato dal dottor Andrea Amadori e dal dottor Paolo Maniglio; per l'Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia di Rimini, invece, è stato ritirato dal Direttore della U.O., prof. Federico Spelzini, e dalla dottoressa Federica Rosati.
Il cancro dell'ovaio è un tumore piuttosto raro: secondo i dati dell'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) colpisce, nell'arco della vita, una donna su 82. È un tumore che sfugge alla diagnosi precoce: spesso ha già dato metastasi quando viene diagnosticato (Fonte: AIRTUM-AIOM-Fondazione AIOM).
I tumori dell'endometrio rappresentano la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell'utero, e si collocano al quinto posto per frequenza tra i tumori più diagnosticati nelle donne (5 per cento di tutte le diagnosi di tumore nel sesso femminile) con circa 8.700 nuovi casi all'anno in Italia (Fonte: AIRC – Associazione Italiana Ricerca sul cancro).
La mappatura dei “Percorsi di Oncologia ginecologica a misura di donna” ha l’obiettivo di identificare gli ospedali con i Bollini Rosa che valorizzano la personalizzazione e l’umanizzazione dell’assistenza attraverso l’offerta di servizi che considerano i bisogni e le aspettative delle donne con tumore all’ovaio e all’endometrio. All’iniziativa hanno aderito 130 ospedali sul territorio nazionale presentando la propria candidatura tramite un apposito questionario online composto da 28 domande volte a valutare diverse tipologie di servizio importanti per garantire una buona gestione della donna con tumore all’ovaio e all’endometrio (es. multidisciplinarietà della presa in carico, supporto psico-oncologico ecc.). L’assegnazione del riconoscimento è avvenuta da parte di un apposito Advisory Board, che ha validato le candidature e i risultati, individuando 40 ospedali a misura di donna.
“Una malattia che muta radicalmente lo scenario e le prospettive di vita delle pazienti”, commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda, “vissuta come un invasore mostruoso, e che attiva meccanismi di difesa estremi come la negazione, nel tentativo di allontanare il ‘male’ da sé e predisporsi a lottare per sconfiggerlo. È questo il primo aspetto che emerge dalla nostra indagine sulle donne colpite da tumore all’ovaio o all’endometrio. La presenza di metastasi già all’esordio è un ‘trauma nel trauma’, talmente angosciante che in alcuni casi è in qualche modo ignorata, rimossa, in molti altri attiva sensi di colpa per la mancata prevenzione. Di fronte a questo impatto spesso le donne si sentono prive di un percorso che le rassicuri, che dia loro informazioni dettagliate sulle possibilità di cura, che attivi una piena presa in carico. Ecco, l’obiettivo del nostro lavoro di mappatura è proprio questo: aiutare queste donne a orientarsi in un percorso già difficile, con tutti gli strumenti che ci sono per affrontare al meglio la loro condizione”.
L’indagine conoscitiva realizzata da Fondazione Onda in collaborazione con Elma Research ha voluto ricostruire, attraverso una metodologia qualitativa tramite interviste in profondità, il patient journey delle pazienti con carcinoma dell’ovaio o dell’endometrio, il vissuto e l’impatto della malattia, l’esperienza di terapia, rilevandone gli unmet needs, con un focus sui servizi e le attività da implementare per supportarle al meglio nella loro quotidianità. L’irruzione della malattia, evidenzia l’indagine, sancisce un cambiamento drastico, definitivo con un impatto drammatico sulla qualità di vita delle pazienti, accompagnato da un sentimento di incertezza e di angoscia, che diventa pervasivo, e stravolge radicalmente le abitudini, la quotidianità e le relazioni, minando anche il senso della propria identità. I cambiamenti fisici e le limitazioni pratiche comportano una profonda trasformazione nell’immagine di sé, in senso negativo, alimentando un grande senso di solitudine nella comunicazione con gli altri. L’intervento chirurgico di isterectomia o ovariectomia è descritto come una mutilazione che compromette in modo definitivo la propria femminilità, ancor più se presente una mastectomia precedente. La trasformazione del corpo è vissuta come deperimento/degrado, e la sessualità ne viene fortemente compromessa. In diversi casi anche la vita lavorativa subisce ripercussioni a causa della patologia, con molte donne che rinunciano all’impegno lavorativo o lo ridimensionano.
Nel racconto di molte pazienti (specie se con carcinoma ovarico) emergono alcune criticità: una presa in carico poco coordinata e strutturata, affidata a fattori ‘casuali’, estemporanei e soggettivi; tempi di attesa problematici per gli approfondimenti diagnostici; frequenti richieste di ripetere esami già effettuati, senza spiegazioni della motivazione; prescrizione di esami più complessi che richiedono tempistiche lunghe, che spingono le pazienti a rivolgersi al privato per risolvere con maggiore rapidità, oppure a rivolgersi a strutture in altre province/regioni. Molte pazienti si trovano ad affrontare questo viaggio incognito con un debole bagaglio conoscitivo, soprattutto sul ruolo delle diverse terapie. Sebbene la chemioterapia abbia una forte valenza e sia vissuta come tappa necessaria del percorso terapeutico c’è una scarsa consapevolezza della funzione specifica della terapia neoadiuvante vs terapia adiuvante. Per le pazienti con carcinoma ovarico, la terapia orale rappresenta una novità non ancora del tutto compresa: la debole informazione circa efficacia e sicurezza della terapia genera incertezza. Anche le indagini sulle mutazioni genetiche dei tumori sono ancora una ‘nebulosa’ informativa per la maggioranza delle pazienti, non si possiedono cognizioni sull’importanza della ricerca in questo campo. Il percorso della paziente appare poco definito e strutturato: già dall’esordio di malattia, l’esigenza è quella di essere indirizzate agli specialisti e ai centri giusti, senza dispersioni e ipotesi diagnostiche fuorvianti, per superare il senso di smarrimento angosciante. È chiaro un bisogno di orientamento di fronte alla diagnosi: conoscere i centri specializzati, quelli prossimi a casa, poter essere inserite al più presto in un ‘protocollo terapeutico’ chiaro e definito, ben esplicato alla paziente. C’è il bisogno di una presa in carico globale, multidisciplinare, con obiettivi terapeutici chiari e condivisi che le facciano sentire accolte, protette, in cura.
Si è tenuto a Siviglia, nei giorni scorsi, il Kickoff Meeting del progetto europeo CIRCE al quale hanno partecipato, per l'Ausl Romagna, il Dr. Giuseppe Benati e la Dott.ssa Martina Farina in qualità, rispettivamente, di Referente scientifico e Referente Amministrativo/project manager del progetto di Ausl Romagna.
L’Ausl Romagna in particolare è coinvolta nella best practice denominata PAPs “ Integrated care for complex chronic patients in Andalusia (Spain): Personalised care action plans”, già sperimentata in Andalusia, che ha come obiettivo quello della “ presa in carico omnicomprensiva del paziente con cronicità, puntando ad un miglioramento della qualità della vita del paziente nel suo complesso e ad una parallela riduzione del ricorso alle strutture sanitarie . ”
In Italia sono state diciassette le aziende territoriali coinvolte coordinate da Agenas, tra queste è presente l’Azienda USL della Romagna con un budget assegnato di quasi centosessantamila Euro .
“Nel progetto è coinvolto, in particolare, il Dipartimento cure primarie di Forlì – Cesena – spiegano i referenti - L’approccio multidisciplinare al paziente include figure quali personale medico ed infermieristico, case manager, farmacisti, sociologi, con il coinvolgimento diretto del paziente stesso e dei suoi caregiver. CIRCE è una Joint Action co-finanziata dalla Comunità Europea, che vede la partecipazione di quattordici stati membri e quasi cinquanta aziende sanitarie pubbliche, selezionate poiché rappresentative del sistema sanitario europeo .La Joint Action ha l’obiettivo di trasferire ed implementare nei Paesi Europei membri della JA sei best practises già sperimentate in alcuni paesi dell’Unione Europea nell’ambito delle cure primarie (Belgio, Portogallo, Spagna e Slovenia). Esse rappresentano delle innovazioni nei sistemi di cura e sono state selezionate in base ad evidenze scientifiche e metodologiche della loro validità e trasferibilità. L’ambizione del progetto CIRCE è proprio quella di attuare il trasferimento (in termini di implementazione, validazione e sostenibilità) delle sei best practises nei restanti Paesi Europei convolti, migliorando i sistemi sanitari europei (al di là delle specifiche differenze tra i Paesi) attraverso il rafforzamento delle cure primarie e della medicina territoriale. “
Il gruppo di lavoro dell’Ausl Romagna era composto da:
Dr. Giuseppe Benati - Referente scientifico Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì Cesena
Dott.ssa Martina Farina – referente amministrativo e project manager UO Ricerca Valutativa e Policy dei Servizi Sanitari
Dr.ssa Laura Tedaldi – staff Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena
Dr. Ardigò Martino – staff Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì-Cesena
Dr.ssa Roberta Mazzoni – staff Direttore Distretto di Ravenna
Dr.ssa Giulia Silvestrini – staff Dipartimento Sanità Pubblica Ravenna
Dr. Stefano Boni – staff Direttore Geriatria - Faenza
Dr.ssa Silvia Mazzini – staff Direzione Infermieristica e Tecnica Ambito Forlì
Dr.ssa Tiberia Garoia – staff Cure Primarie e Medicina di Comunità Forlì Cesena
"La complessità geometrica della margherita - spiega Flavio Milandri, presidente dell'Associazione Fantariciclando - è un nuovo percorso progettuale di medical humanities che prevede, presso l’Ausl Romagna, un prezioso dono ai bambini, un omaggio al loro desiderio di avventura grazie alla collaborazione di Fantariciclando, Soroptimist International Club di Forlì e Centro Italiano Storytelling.Evolversi con le storie. Il progetto 'La complessità geometrica della margherita 'avrà due passaggi fermi all’ Azienda USL della Romagna, area forlivese, grazie al felice dialogo sia con il Repartopediatrico diretto dal Dott. Enrico Valletta sia con la Dott.ssa Giovanna R. Indorato Dirigente Medico de U.O.C. Salute Donna-Infanzia. L’articolato percorso prevede letture, narrazioni, libri, ed il coinvolgimento della comunità educante di riferimento. Non solo impariamo perché qualcunoci racconta qualcosa, insegniamo raccontando qualcosa a qualcuno. Ci raccontiamo poi al lavoro, in famiglia, nello spazio pubblico o agli amici per costruire (o rigenerare) comunità. Per la Giornata internazionale del libro, il 23 aprile, il dono di libri in U.O.C. Salute Donna-Infanzia con la consegna testi presso sala d’aspetto. Il 28 maggio per la Giornata internazionale (diritto) al gioco dono di fiabe in Pediatria con la consegna di libri presso sala di aspetto Pediatria, Ospedale Morgagni-Pierantoni. ..."
“La complessità geometrica della margherita” è un progetto Fantariciclando, Soroptimist International Club di Forlì, Centro Italiano Storytelling con il Patrocinio dell’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna.
Proseguono gli incontri “Nascere a Forlì 2023”, organizzati dall’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia, diretta dal dottor Luca Savelli. Gli appuntamenti, a cadenza mensile (vedi calendario nella immagine) si terranno alle ore 12,30, nella sala riunioni al Terzo Piano del Padiglione Valsalva dell’ospedale di Forlì.
“Dopo la recente pandemia da Covid-19 – spiega il dottor Luca Savelli - sono nuovamente attivi gli incontri in presenza, finalizzati a presentare l'attività del Punto Nascita dell'Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì. Questi si svolgono a cadenza mensile e sono rivolti alle future mamme ed ai futuri papà che vogliono conoscere il personale medico (ginecologi, anestesisti e pediatri), le ostetriche e le caratteristiche del servizio. In particolare, da diversi anni il Punto Nascita di Forlì si è caratterizzato per una particolare attenzione alla fisiologia del parto, minimizzando il ricorso ai tagli cesarei, ai parti operativi e valorizzando il rapporto one-to-one fra partoriente ed ostetrica. Nel corso degli incontri vengono presentate le caratteristiche strutturali (reparto, ambulatori, sala parto) e la filosofia che sottende alla presa in carico ospedaliera della gestante”
Giovedì 09 Marzo 2023 alle ore 16, in via Lazio 10, presso la Sala della Pesa alla Biblioteca di Riccione si svolgerà l’incontro gratuito rivolto alla cittadinanza “L’azzardo si veste di rosa: gioco d’azzardo e sfumature di genere”. Quando sono le donne ad essere coinvolte in prima persona in quanto esse stesse giocatrici d’azzardo, subiscono degli stigmi sociali più forti se paragonati a quelli subiti dagli uomini. Il forte senso di colpa verso la famiglia e il senso di vergogna rendono le donne più fragili e meno inclini a chiedere aiuto. In altre situazioni, le donne possono essere compagne, madri, mogli di giocatori d’azzardo ed anche in questo caso le donne sono maggiormente esposte a rischi, primo fra tutti la violenza economica, oltre a quella psicologica e, nei casi più gravi, anche quella fisica.
Si rende necessario intervenire fin dai primi segnali per evitare che il gioco problematico si evolva in dipendenza, con conseguenti perdite economiche, peggioramento delle
condizioni psico-fisiche della persona coinvolta, difficoltà lavorative e, talvolta, con problemi legati alla giustizia.
Questo incontro si propone come momento di approfondimento e scambio di opinioni sul fenomeno del gioco d'azzardo con un focus sul gioco al femminile, sia come forma di dipendenza che colpisce anche le donne, sia come sofferenza legata al gioco compulsivo di un familiare giocatore. Si offrirà inoltre una panoramica dei servizi gratuiti promossi sul Distretto dall’U.O.C. Dipendenze Patologiche diretta da Teo Vignoli, in collaborazione con il Distretto di Riccione.
Interverranno la Dott.ssa Elisa Zamagni, psicologa e psicoterapeuta (Servizio Dipendenze Patologiche AUSL Romagna di Riccione), la Dott.ssa Chiara Pracucci, psicologa (MATCH, sportello di consulenza psicologica e legale).
A seguire, una Tavola Rotonda che coinvolgerà il Direttore U.O.C. Dipendenze Patologiche Rimini Teo Vignoli, l'Assessore del Comune di Riccione Adele Marina
Zoffoli e le testimonianze di Giocatori Anonimi.
La serata rientra nelle attività promosse nel Piano di Zona del Benessere e della Salute del Distretto di Riccione.
Per informazioni è possibile contattare lo sportello MATCH Scommetti su di Noi, situato presso la sede di A-Social Space in via Mantova 6 a Riccione, contattando il
numero 351.5039709 o scrivendo una email all’indirizzo sportellomatchriccione@gmail.com.
In allegato, la locandina dell’evento con informazioni specifiche sugli interventi e sui relatori coinvolti.
Quasi quattrocento persone hanno partecipato all’inaugurazione della prima Mostra dedicata al patrimonio artistico dell’Ausl della Romagna:“La Cura attraverso L’Arte – opere dal patrimonio storico e artistico Ausl Romagna”.
Al Palazzo Rasponi dalle Teste è possibile visitare una selezione delle opere che raccontano come si è formato un patrimonio che vuole rilevare, attraverso le sue opere, la storia sociale e sanitaria di un vasto territorio.
Un tempo erano Ospitali con i loro Oratori e Chiese, oggi alcuni di questi edifici sono ancora Ospedali altri sono divenuti sede dei nuclei del Museo diffuso d’Arte Sanitaria Romagnola
“La Cura Attraverso l’Arte”.
La Mostra, visibile sino al 16 aprile, ha in programma due visite guidate (25 marzo- 12 aprile) cui si aggiungono eventi sul territorio, che daranno la possibilità di scoprire una collezione all’insegna di un turismo lento e del benessere.La prima visita guidata, gratuita e senza prenotazione, si svolgerà l’11 marzo alle ore 11.00 presso Presidio Ospedaliero di Faenza.Il punto di ritrovo sarà all’ingresso dell’Ospedale in Corso Mazzini.
Per l’occasione sarà possibile visitare i sotterranei dell’ospedale, la chiesa di San Giovanni di Dio, la Sala Museale e la Galleria dei Benefattori.
La visita sarà condotta dal Conservatore Ausl Romagna dott.ssa Sonia Muzzarelli.
Informazioni degli eventi "all’insegna della cultura sanitaria" sono visibili al seguente indirizzo: https://www.auslromagna.it/comunita/cura-attraverso-arte/calendario-eventi
I PDF gratuiti dei singoli “Nuclei del Museo diffuso d’Arte sanitaria romagnola” sono scaricabili al seguente indirizzo:
https://www.auslromagna.it/comunita/cura-attraverso-arte
Email:patrimoniostoricoeartistico@auslromagna.it
Orari Mostra:
feriali 15,30-19.00
sabato-domenica e festivi 10.30-19.00
chiusura ogni lunedì feriale
Ingresso libero
L’attività fisica regolare può ridurre il rischio di patologie cardiovascolari nei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di fegato, cuore o rene. L’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola e l’AUSL di Romagna, con il supporto di Centro Nazionale Trapianti e Centro Riferimento Trapianti, avviano insieme un progetto di ricerca e coronano quasi due anni di impegno comune sui pazienti trapiantati.
I pazienti che hanno ricevuto un trapianto di fegato, cuore o polmone hanno un maggiore rischio di sviluppare patologie cardiovascolari a causa dei farmaci anti-rigetto che devono assumere per tutta la vita e della tendenza dei pazienti trapiantati ad aumentare il peso corporeo e della propensione alla sedentarietà. A dimostrarlo dati concreti. Per i trapianti di fegato parliamo del 64% in più di rischio in 10 anni dopo l’intervento rispetto alla popolazione generale. Per quanto riguarda i trapianti di cuore, la principale causa di morte nei 3 anni successivi all’intervento è relativa proprio alla vasculopatia cardiaca post trapianto. Mentre per il rene parliamo di un’incidenza di eventi cardiovascolari che aumenta nel tempo: il 5% un anno dopo il trapianto che sale all’8,1% dopo cinque anni, per arrivare all’11,9% dopo 10 anni.
Sono solo alcuni dei numeri da cui prende fondamento l’impegno dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola e Azienda USL di Romagna, con il contributo del Centro Nazionale Trapianti e del Centro Riferimento Trapianti per un accordo che prevede di mettere in comune competenze in ambito di ricerca e di supporto dei pazienti anche dopo l’intervento.
Si tratta di circa 400 pazienti trapiantati di fegato o rene coinvolti in un nuovissimo studio per provare la diminuzione del rischio cardiovascolare grazie ad un percorso specifico di attività fisica regolare e controllata insieme a una dieta nutrizionale bilanciata. Oltre al rischio cardiovascolare verranno valutati la percezione della qualità di vita e la variazione del quadro infiammatorio complessivo del soggetto trapiantato.
Più precisamente per ogni paziente viene fatta una valutazione funzionale relativa alla capacità aerobica e di forza presso il Centro di Medicina dello Sport dell’AUSL di Bologna o dell’AUSL Romagna. Viene poi strutturata e consegnata una prescrizione dell’esercizio fisico personalizzata, che può essere svolta in autonomia o presso palestre certificate (palestre della salute). A questo seguono incontri e valutazioni regolari dell’andamento del percorso a 6, 12, 24 e 36 mesi. L’esercizio fisico prescritto ha come schema di riferimento quello previsto dalle linee guida dell’OMS 2020: 150-300 min. di attività aerobica e 2 sedute di forza alla settimana da personalizzare su esigenze del paziente.
In generale la ricerca risponde alla sempre maggiore consapevolezza sul beneficio dell’attività fisica anche per questi soggetti: rispetto alle indicazioni del passato, infatti, dove si sconsigliava l’attività fisica ai pazienti trapiantati per tutelare l’organo. Questo ha prodotto evidenti barriere psicologiche che ora si cercano di superare. Numerosi studi condotti su pazienti trapiantati d’organo, stabilizzati da un punto di vista clinico e che praticano abitualmente attività sportiva, hanno dimostrato che tali attività non hanno effetti negativi sui parametri clinici della funzionalità dell’organo, con un andamento paragonabile ai soggetti sani.
Attualmente quindi, la comunità scientifica è ampiamente convinta del contributo che lo sport regolare può comportare nella vita di chi ha ricevuto un trapianto. Dalla migliore ossigenazione dei tessuti, a un recupero post-operatorio più rapido, passando per la fiducia psicologica e l’effetto stabilizzante a livello neurologico grazie alla produzione di endorfine.
Ma non è finita qui: un ulteriore aspetto che i ricercatori tengono in considerazione riguarda l’aumento di peso: nel periodo successivo al trapianto si riscontra una tendenza all’obesità nel 50% dei pazienti, compresi coloro che non lo erano prima dell’intervento, con un aumento del peso corporeo tra il 10% e il 35%. Per questa ragione viene effettuata anche una valutazione dello stato nutrizionale dei pazienti a cui corrispondono consigli dietetici specifici.
Così IRCCS Policlinico di Sant’Orsola e Ausl di Romagna puntano a consolidare un’idea di cura per questi pazienti che va oltre la diagnosi e l’intervento. Oggi, infatti, il trapianto di organi solidi (rene, cuore, fegato, polmone e pancreas) costituisce una valida opzione terapeutica che permette un pieno recupero del benessere fisico con reinserimento sociale e lavorativo. L’impegno rappresenta quindi un passo ulteriore, con un supporto continuativo e con attività di ricerca in tutti gli ambiti che riguardano la vita e il benessere dopo la ricezione di un organo.