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L’Ospedale Infermi di Rimini, che proprio nel 2024 ha compiuto 50 anni, è stato il primo momento della visita dell’assessore regionale alla Politiche per la Salute, Massimo Fabi, all’Ausl della Romagna. Al centro della tappa all’Infermi (uno dei quattro polispecialistici del territorio romagnolo, con circa 530 posti letto e 30mila ricoveri nel 2024, di cui 10mila chirurgici, e circa 625mila prestazioni ambulatoriali), in particolare, la sua vocazione distintiva nell’indirizzo materno-infantile, area per la quale nel disegno aziendale è appunto centro di riferimento per le quattro province. In tal senso dispone di unità operative uniche nella Ausl della Romagna, quali Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza, Chirurgia Pediatrica, Oncoematologia Pediatrica, reparti visitati da Fabi insieme a quelli di Ostetricia e Ginecologia, Terapia Intensiva Neonatale e Pediatria. Come ha ricordato Gina Ancora, direttrice del Dipartimento Salute Donna Infanzia e Adolescenza Rimini, in sede di presentazione (hanno preso la parola anche Vincenzo Domenichelli, direttore della U.O. Chirurgia Pediatrica, e Francesco Sartini, direttore del Dipartimento di Salute Mentale) l'area materno-infantile ospedaliera si colloca all'interno di un dipartimento transmurale ospedale-territorio, che vede al suo interno anche la pediatria di comunità, i consultori familiari e i pediatri di libera scelta, interfacciandosi inoltre con la cardiologia per il coordinamento dei professionisti che si occupano di cardiologia pediatrica.
Sadegholvaad: "L'azienda sanitaria della Romagna è una scommessa vinta"
Ecco una sintesi degli interventi istituzionali dell’incontro che ha aperto la visita:
Jamil Sadegholvaad, Sindaco di Rimini: “L’area materno-infantile è un’eccellenza in ambito regionale, ma tante sono le specialità di altissima qualità nel nostro ospedale e meritano anch’esse la giusta attenzione. Da qualche tempo il sistema sanitario nazionale è alle prese con una serie di sfide, con problematiche non solo di natura economica, vista la significativa carenza di professionisti e personale, su cui si sta lavorando. L’azienda sanitaria della Romagna è stata una scommessa vinta: questi territori hanno avuto il coraggio di unirsi, per ottimizzare i servizi e migliorarsi, facendo ciò di cui avrebbe bisogno tutto il Paese, ovvero creare poli di eccellenza senza dimenticare la sanità territoriale, come stiamo facendo noi a Rimini attivando i nodi territoriali. Un altro tema è quello di rafforzare il rapporto con l’università anche nella nostra provincia, inoltre un fattore come il turismo con numeri straordinari e il più alto rapporto pro capite di presenze turistiche in Italia ha ricadute anche sull’attività dell’ospedale e dunque l’auspicio è quello di poter dare le migliori risposte non solo ai nostri cittadini ma anche a coloro che si recano qui in vacanza”.
Bravi: "Reti cliniche frutto di una visione strategica, in una logica di cooperazione vera e integrazione"
Francesca Bravi, direttrice sanitaria Ausl Romagna: “La presenza dell’assessore Fabi qui a Rimini in questa giornata dà un senso e contestualizza quello che avevate pensato sulle reti cliniche insieme a Giovanni Bissoni e scritto nel Piano Sociale e Sanitario del 1999-2001. La realizzazione delle reti cliniche in Romagna parte da una visione strategica, in una logica di cooperazione vera e integrazione: su Rimini gravitano alte specialità per la gestione della casistica rara e complessa, scelta fatta nell’ottica del percorso paziente, da domicilio a domicilio, penso ad esempio ad equipe itineranti. Ci sono ancora moltissime azioni di miglioramento da mettere in campo, proprio in questa logica di sistema e di visione strategica unica e trasversale, ma partire da questo contesto per poi fare un po’ un on the road sul territorio ci consente di vedere come si può realizzare nella pratica quotidiana quel che ci dicono le evidenze di letteratura internazionale, in una logica ‘adhocratica’ come direbbe Mintzberg”.
Fabi: "Vostra rete ospedaliera è il modello organizzativo che andremo ad attuare in maniera omogenea in regione"
Massimo Fabi, assessore alle politiche della salute Regione Emilia-Romagna: “Mi trovo in un’azienda sanitaria che si sta candidando per essere il modello di riferimento per i percorsi gestionali di integrazione, prima di tutto istituzionale, con la scelta di costituirsi come azienda unica di prospettiva e pure visionaria, per rendere sostenibile il sistema sanitario regionale ma soprattutto nazionale. Ci sono degli indicatori che lo dimostrano e pongono una questione di riequilibrio tra i territori della Regione. Parlo dei costi pro capite per livelli di assistenza, che vedono l’Ausl Romagna come la più virtuosa della nostra Regione, e l’altra faccia della medaglia è che si tratta di un percorso possibile. Lo state dimostrando sposando i livelli organizzativi legati alla centralità del distretto, ovvero valorizzare gli interventi di prossimità, che riguardano in particolare il rapporto con gli enti locali, con sindaci come nostro primo riferimento. In tutto questo la Regione deve essere un soggetto facilitatore, dare gli indirizzi, mettendo in condizione i singoli territori di esercitare in maniera coordinata e non uniforme. Dobbiamo dare interventi e servizi plasmati secondo i concreti bisogni: accessibilità ai servizi, distanze, accessibilità organizzativa, nella fattispecie la presa in carico. Proprio giovedì con il presidente de Pascale faremo il primo incontro con i presidenti delle conferenze territoriali come momento di coordinamento e facilitazione. Inoltre in Romagna avete una rete ospedaliera con punti hub e rete di prossimità con ospedali di distretto, di cui è responsabile il direttore di distretto. E questo è il modello organizzativo che noi andremo ad attuare in questa legislatura in maniera omogenea in regione in risposta ai bisogni di salute dei territori. Lo spirito di questa Regione è di servizio verso il sistema che andiamo a strutturare e sviluppare, al tempo stesso con grande volontà di innovazione, con il contributo ad essere partecipi di questo cambiamento che vogliamo introdurre all’interno del sistema di cura, attraverso l’esemplarità degli interventi che state portando avanti”.