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Articoli filtrati per data: Marzo 2024


Martedì 19 marzo, dalle ore 18 alle ore 19:30, presso il Liceo Scientifico Fulcieri Paulucci de Calboli, in via Aldo Moro 13, a Forlì, si terrà un incontro gratuito,“Gaming e Azzardo, parliamone con genitori e insegnanti”, aperto alla cittadinanza e rivolto, in particolare, a genitori e insegnanti, sul tema della prevenzione ai rischi legati al gioco d’azzardo e il gaming. L'incontro sarà condotto dai professionisti del servizio Slot Forlì, un progetto del Servizio delle Dipendenze Patologiche (SerDp) di Forlì, affidato alle cooperative sociali Open Group e Cento Fiori.
Gli obiettivi dell'incontro saranno di fornire, da un lato, un inquadramento del gioco d’azzardo, nelle sue diverse implicazioni cliniche, sociali, economiche ed accrescere le conoscenze di insegnanti e genitori in merito ai rischi legati al gioco d’azzardo e alle possibili sovrapposizioni con il gaming; dall’altro, restituire una lettura di gestione delle situazioni di disagio in rete con i servizi territoriali e incrementare la capacità di identificare situazioni di utilizzo disfunzionale del gioco legato alle nuove tecnologie, da parte di giovani ed adolescenti.I relatori dell’evento saranno l’educatrice Angelica Lucia Roberto, la psicologa Michela Prati e l’educatore Antonio Lamparelli, del servizio Slot Forlì.

Per agevolare la partecipazione delle famiglie dei propri alunni, il Liceo Fulcieri Paulucci di Calboli spedirà il link per seguire in streaming l’evento all'indirizzo istituzionale dei genitori.

SLOT FORLI'
Slot Forlì offre uno sportello psicologico gratuito, dedicato ai giocatori d’azzardo problematici e ai loro familiari, presso la Casa della Salute di Forlimpopoli e Bertinoro, tutti i lunedì dalle 15.30 alle 17.30 e martedì dalle 12.30 alle 14.30, con la figura di una psicologa e di un consulente legale. Per contattare lo sportello è  possibile telefonare al  numero 335 5843678, oppure scrivere una e-mail all’indirizzo sportelloslot.fo@auslromagna.it. L’accesso allo sportello è libero, gratuito ed è garantita la privacy.

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Si aggiunge un altro tassello al progetto di territorializzazione della sanità a Rimini. Anzi, per la precisione, 11 tasselli. Sono i cosiddetti ‘snodi territoriali’, delle strutture di nuova concezione uniche nel panorama italiano diffuse sul territorio che fanno parte di quella visione di ‘sanità di prossimità’ su cui sta lavorando con determinazione il Comune di Rimini in sinergia con l’azienda Usl della Romagna.

Distribuiti secondo le microzone sociosanitarie (tra i 10 mila e 15 mila abitanti), questi snodi fungeranno da punti di riferimento sul territorio in base alla specifica area di collocazione, che non sarà un semplice bacino di utenza ma una vera e propria ‘interlocutrice’. Lo scopo ultimo è quello di implementare, potenziare ed estendere le attività domiciliari di carattere sociosanitario, grazie a una collaborazione sinergica tra i professionisti del mondo sanitario (infermieri di comunità e psicologo di comunità) e i professionisti del mondo sociale ed educativo (Aree Anziani, Disabili, Minori, Povertà, Educatore di quartiere, Operatore sociosanitario di quartiere - OSS) che lavoreranno insieme, fianco a fianco, per definire strategie e progettualità integrate, grazie anche al coinvolgimento dei medici di medicina generale. Questa cooperazione, in particolare, mira a realizzare delle risposte sociosanitarie quanto più possibili complete e con uno sguardo a 360 gradi, grazie a un approccio multiprofessionale e multidisciplinare.

Il primo snodo di Miramare vedrà l’apertura delle porte entro settembre, seguito dall’attivazione di altri due presidi entro l’anno. A questo bacino se ne aggiungono altre quattro nel 2025 e altri quattro nel 2026.

Ascolto, raccolta di informazioni, visite domiciliari, valutazione dei punti di forza e di debolezza del sistema di relazioni che fa capo alla persona o al nucleo familiare, presa in carico integrata, definizione del progetto integrato di capacitazione individuale, familiare o comunitario: gli snodi territoriali si baseranno soprattutto sulla dimensione di vicinato. Da queste sedi, infatti, partiranno i diversi operatori per fornire servizi a domicilio, ovvero direttamente a casa, ai pazienti e ai cittadini, in un’ottica di sanità a vocazione territoriale la quale, di fatto, si impernia intorno a cinque concetti chiave: mettere in atto programmi e iniziative che mirano a prevenire la comparsa di malattie; fornire cure di base e di primo soccorso direttamente nelle comunità, riducendo la necessità di ricorrere ai servizi ospedalieri per problemi che possono essere gestiti a livello locale; assicurare che i servizi sanitari siano facilmente accessibili, riducendo la necessità di spostarsi in luoghi distanti per ricevere cure di base; coinvolgere attivamente la comunità nella gestione della salute individuale e collettiva, promuovendo la partecipazione e la responsabilizzazione; integrazione tra servizi sanitari e sociali o sociosanitari per garantire una risposta coesa e efficace alle esigenze delle persone.

Altra novità assoluta riguarda il rapporto con il terzo settore: gli snodi, oltre a essere la base da cui si articoleranno i servizi a domicilio, fungeranno anche da centri di dialogo e coordinamento con le organizzazioni di volontariato e le realtà associative presenti nella microzona, così da dare vita a sinergie positive che possano migliorare la qualità di vita nei quartieri e promuovere la partecipazione attiva della comunità.

Questi luoghi dedicati alla cura rappresentano dunque i nuovi spazi pilota della sperimentazione messa a punto dall’amministrazione comunale, dall’Ausl e dall’Università di Bologna Alma nell’ambito del Piano di Contrasto alle Diseguaglianze del distretto di Rimini per l'attuazione e concretizzazione del Decreto n. 77/2022 il “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”.

L’equipe coinvolta nei nodi territoriali svolgerà anche un’importante e innovativa mansione di mappatura attraverso un sistema di incrocio dati all’avanguardia sviluppato in sinergia con Ausl, Unibo e Regione ER che permetterà di raccogliere informazioni quantitative e qualitative dei bisogni della popolazione.

Gli avamposti delle politiche di salute centrate sulle cure primarie (Primary Health Care – PHC) sono naturalmente le tre Case di Comunità nella loro articolazione Hub e Spoke, al quale questi nodi territoriali si integrano.

“La scelta della territorializzazione dei servizi è una priorità che sta alla base di questo mandato amministrativo, a 360 gradi, dalle attività erogate dagli uffici anagrafici a quelle sanitarie – ha detto il sindaco del comune, Jamil Sadegholvaad -. Si tratta di servizi che magari fanno meno notizia rispetto alle grandi opere, ma che possono davvero fare la differenza nella qualità di vita di una città, andando a rispondere in maniera efficace alle concrete esigenze delle famiglie, dei cittadini e in particolare delle persone che versano in condizioni di fragilità e vulnerabilità. Sugli snodi siamo dei precursori a livello nazionale, a conferma delle scelte virtuose in materia di un modello sanitario a vocazione territoriale”.

“Questi nodi rappresentano un unicum nel contesto regionale e italiano; un ecosistema dinamico che si fa 'ambasciatore’ di un’applicazione innovativa del decreto ministeriale 77 che può fungere da best practice e da modello di riferimento per la sanità nazionale - è il commento dell'assessore alle politiche per la salute del comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. L’obiettivo è prendersi cura dei cittadini andando oltre la malattia, dobbiamo prenderci in carico le persone con tutte le complessità che inevitabilmente la malattia porta con sé. Questo percorso nasce dal progetto di contrasto alle disuguaglianze di salute che ha visto la sinergia tra l’ente comunale, il distretto di Rimini Nord, l’Ausl e l’Università di Bologna al fine di dare gambe a quell’idea di sanità territoriale finalizzata a garantire un’assistenza sociosanitaria facilmente accessibile a tutte e tutti, prendendo in carico sia le criticità sanitarie sia i bisogni sociali, con un intervento integrato e multidisciplinare”.

Dopo l’apertura della nuova sede per il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata che dall’estate scorsa si è ufficialmente trasferito dall’area ospedaliera di via Ovidio al centro sulla Superstrada di San Marino arrivano questi presidi che saranno degli hub vitali per la domiciliarità, in attesa anche che siano operative le tre Case di Comunità.

“Stiamo lavorando assiduamente e stiamo dando attuazione al piano di potenziamento dell'assistenza territoriale. Un disegno di riorganizzazione dei luoghi e dei percorsi di salute per tutti i cittadini di Rimini con un'attenzione particolare verso i più fragili – spiega Mirco Tamagnini, direttore del Distretto di Rimini -. Stiamo terminando la formazione per gli infermieri di famiglia e di comunità, figure chiave ed innovative, che nella prima fase saranno impiegati nel territorio di Miramare e che potenzieremo passando, sul solo Comune di Rimini, dagli attuali 23 infermieri di assistenza domiciliare a 50 figure complessive suddivise nelle diverse aree che andremo ad individuare in un piano condiviso con l'Amministrazione”.

“Il tutto – ha aggiunto il direttore Tamagnini - sarà parte dell'attività delle 3 nuove case della Comunità che sorgeranno sul Comune di Rimini da oggi al 2026. In questo nuovo approccio l’operatore intercetta i bisogni di salute delle persone là dove queste vivono, nella comunità, così da facilitare l'accesso ai servizi in stretta collaborazione con il mondo del volontariato e le associazioni. La prossimità è il concetto chiave alla base dell'organizzazione dell'assistenza. Nei soli mesi di gennaio e febbraio, tra le varie attività, l'Ausl ha garantito sul solo Comune di Rimini oltre 1800 prelievi a domicilio a persone fragili e con problemi di deambulazione secondo percorsi già in essere con tutta la medicina generale e la pediatria di libera scelta. In questo contesto si inserisce anche la nuova Centrale Operativa Territoriale (da DM 77/2022), inaugurata a Rimini a metà gennaio, una vera e propria ‘regia’ che si prende cura dei diversi bisogni di salute della persona nel passaggio nei diversi setting assistenziali e in particolare in quello ospedale-territorio, organizzando le risposte più appropriate: tra gennaio e febbraio 2024 sono state gestite 871 segnalazioni che per oltre il 50% hanno esitato in domiciliazioni ‘protette’ con attivazioni di piani di intervento a sostegno del paziente e della sua famiglia. Ulteriore elemento di particolare rilevanza il potenziamento verso il quale tendere della funzione psicologica nell'ambito delle Cure Primarie con un lavoro finalizzato alla promozione della salute, alla prevenzione della acutizzazione delle problematiche psicologiche, all'attivazione delle risorse del territorio sia in riferimento ai processi di lettura dei bisogni che della costruzione delle possibili risposte. Altra importante attivazione per Rimini sarà il CAU in programma per il prossimo 29 aprile, collocato in via Ovidio, in un'area che già ospita servizi territoriali vicina al pronto soccorso, ma non all'interno dell'ospedale Infermi. Ogni fase di riorganizzazione ha visto una fattiva partecipazione della comunità (ad esempio per la pianificazione della Casa della Comunità di viale Settembrini hanno partecipato oltre 200 soggetti nei diversi tavoli tematici) che costituisce lo snodo fondamentale di ascolto e coinvolgimento nello sviluppo dell'assistenza territoriale".

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Una mostra, oltre 30 fotografie scattate da pazienti oncologici e non, un unico obiettivo: raccontare la propria personale rinascita dopo la malattia o un momento difficile, e dare un segno di speranza alle donne affette da tumori ginecologici. La mostra “Scatta la rinascita”, a cura di Loto Odv, è allestita a Forlì presso l’Ospedale Morgagni-Pierantoni nella “piazza” del Padiglione Morgagni, dove rimarrà fino al 21 marzo. Si sposterà poi nei Day Hospital dei reparti di Ginecologia Oncologica di altri ospedali italiani dove è attiva l’associazione

 La diagnosi di un tumore ginecologico (utero, ovaio, cervice, vulva, vagina) in Italia interessa circa 18mila donne l’anno, solo di tumore all’ovaio in Emilia-Romagna ci sono circa 450 nuovi casi l’anno: è un’esperienza che lascia ferite, nel corpo e nell’anima. Ma può essere anche un punto di svolta dal quale si può rinascere: attraverso il confronto con medici e psicologi, le cure adeguate, la condivisione di esperienze e il supporto delle associazioni.

La possibilità dare un senso nuovo alla propria vita dopo lo spartiacque della malattia è il fil rouge della mostra “Scatta la rinascita”, allestita da oggi fino al 21 marzo presso l’Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì nella “piazza” del Padiglione Morgagni, grazie all’associazione Loto Odv. Si tratta di una mostra itinerante che fa tappa negli ospedali italiani dove è attiva Loto: dopo il debutto a Bologna – a Palazzo d’Accursio e al Policlinico Sant’Orsola – e l’allestimento a Roma presso il Policlinico Universitario Gemelli, ora è la volta di Forlì, a cui seguiranno l’Ospedale degli Infermi di Rimini, gli Ospedali Riuniti di Ancona, l’Ospedale Maggiore di Parma e l’Ospedale Civico di Palermo.

 Trentaquattro fotografie con soggetti molto diversi - cicatrici, un neonato al primo vagito, un tramonto, fiori, bianco e nero, colori - ma con un unico messaggio di speranza e incoraggiamento. L’esposizione nasce da un contest fotografico lanciato due anni fa sui social dall’associazione Loto Odv, da sempre impegnata nel supporto e nella sensibilizzazione contro i tumori ginecologici; al contest hanno risposto in tantissimi: donne, uomini, pazienti, ex pazienti di tutte le età e da ogni parte d’Italia, ma anche semplici appassionati, ognuno inviando un’immagine che rappresenta la propria personale rinascita. Dopo una difficile selezione sono stati scelti gli scatti più significativi e ora la mostra si sposta nei vari ospedali dove è operativa Loto: ogni foto si trasforma così in un sorriso, una carezza, una parola di incoraggiamento per le persone che attraversano quei corridoi.

 “La mostra è il racconto di tante storie di persone che hanno vissuto la lotta al cancro come un percorso intimo – spiega Liviana Lombardi, responsabile del comitato territoriale Loto Odv Forlì - Da paziente posso dire che ogni persona che affronta la malattia vive una storia unica di coraggio, determinazione e resilienza. Queste immagini vogliono essere di ispirazione per tutti. Il nostro scopo è quello di sensibilizzare e informare le donne sui tumori ginecologi, e prendere per mano quelle che ricevono la diagnosi. Arricchire le sale d’aspetto degli ospedali con immagini di speranza e rinascita è un modo concreto per incoraggiare le pazienti.”.

Ed è chiarissimo il messaggio di Roberta, guarita dopo due tumori a tiroide e seno, ritratta con le sue cicatrici dorate sul corpo nudo nella foto simbolo della mostra: possiamo guarire e tornare a risplendere.

 Loto Odv (lotonlus.org) è un'associazione non profit con l'obiettivo di colmare il vuoto informativo e di consapevolezza sui tumori ginecologici. Nasce nel 2013 a Bologna su iniziativa di un gruppo di pazienti e amici: oggi ha numerose sedi sul territorio nazionale e collabora con volontari, pazienti, famiglie, medici, istituti sanitari, enti di ricerca e testimonial. Con le sue attività Loto Odv supporta le donne affette dai tumori femminili garantendo accoglienza, orientamento, accompagnamento delle pazienti nei day hospital oncologici.

 

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In prossimità della celebrazione della Festa della Donna, la sanità romagnola si conferma una realtà sempre più “rosa”.
Al primo marzo 2024, infatti, su un totale di 16.536 dipendenti di Ausl Romagna, ben 12.366 risultano essere donne, il 74,8% del totale. Di queste, 1779 appartengono alla Dirigenza sanitaria (il 60,1% del totale dei dirigenti di quel settore), 63 alla Dirigenza PTA e socio-sanitaria, 7504 al comparto sanitario, una al comparto professionale, 1599 al comparto socio-sanitario, 355 al comparto tecnico e 1065 al comparto amministrativo.
In questo contesto, l'AUSL della Romagna e il Comitato Unico di Garanzia aziendale, in collaborazione con la Consigliera di Parità della Provincia di Ravenna e l'Ordine regionale delle Psicologhe e degli Psicologi Emilia Romagna, hanno organizzato un convegno, aperto agli operatori interessati, che si svolgerà all'ospedale di Ravenna, giovedì 7 marzo, dal titolo "La discriminazione nei contesti lavorativi: prevenzione, rischi e interventi".
"Nella giornata internazionale della donna - afferma Carmelina Fierro, Consigliera di Parità della Provincia di Ravenna - il convegno vuole porre una particolare attenzione alla correlazione tra discriminazione, disagio psicologico e salute, riconoscendo il trauma e l'intervento psicologico trauma orientato quale sostegno alle donne che subiscono condotte discriminatorie a lavoro in quanto donne. Gli enti organizzatori hanno fatto "rete"  proprio per strutturare una formazione specifica sulle discriminazioni di genere nel lavoro”.
Anche la Direzione dell’Ausl della Romagna, rappresentata dalle Direttrici Amministrativa e Sanitaria, dott.ssa Agostina Aimola e Francesca Bravi, esprime piena adesione alla iniziativa, sottolineando la rilevanza che questi temi assumono ancor più in una Azienda sanitaria complessa come quella della Romagna, che vede una componente femminile prevalente, e che intende continuare a sostenere la realizzazione di iniziative volte ad alimentare un atteggiamento di condanna di ogni genere di fenomeni vessatori.”
“ Si tratta di una importante collaborazione interistituzionale – confermano le due Direttrici, - volta a dare vita a una rete di intervento efficace per affrontare adeguatamente eventuali episodi di discriminazione e risolvere le dannose conseguenze che da esse derivano. Prosegue così l’impegno dell’Azienda per sostenere la parità di genere e contrastare eventuali episodi di discriminazione”
"Per migliorare la condizione professionale e personale dei dipendenti l’Azienda USL Romagna ha attuato diverse azioni: oltre ad aver istituito il Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità (CUG) - spiega la dott.ssa Margherita Pieri, Presidente del CUG Ausl Romagna - ha designato i Consiglieri di Fiducia su proposta dello stesso Comitato Unico di Garanzia. In particolare, il CUG promuove la cultura delle pari opportunità ed il rispetto della dignità della persona nel contesto lavorativo, attraverso azioni per lo sviluppo di politiche per l’equità e contrasto alle discriminazioni. In questo senso si inserisce la figura dei consiglieri di fiducia, i quali garantiscono ascolto e supporto alle dipendenti e ai dipendenti che ritengano di aver subito, o che comunque abbiano percepito, molestie o discriminazioni”.

“Si tratta di un'occasione – spiega Luana Valletta, vicepresidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia - Romagna – per esaminare le discriminazioni secondo punti di vista e competenze diverse. Il convegno non è infatti solo un evento, ma un'opportunità di riflessione e formazione specifica per tutti coloro che si occupano di salute e benessere, con un focus di intervento sulla promozione di Parità, in occasione della Giornata Internazionale della Donna. Fra le altre cose, si analizzerà la correlazione fra discriminazione, disagio psicologico e salute, con la proposta di un percorso di intervento di sostegno post-traumatico alle donne che subiscono condotte discriminatorie sul lavoro. Esperienze di discriminazione in ambito lavorativo possono incidere profondamente sul benessere psicologico delle persone, oltre che sulla salute delle organizzazioni arrivando a manifestarsi attraverso sintomi che rientrano in quadri clinici di natura traumatica. Tali vissuti, se non affrontati adeguatamente, possono determinare un deterioramento della salute mentale, necessitando di attenzione e interventi psicologici mirati. Tutto ciò dovrebbe essere supportato da percorsi di sostegno psicologico specifico presso le Ausl».

MOSTRA

A latere del convegno, sarà allestita all’ospedale di Ravenna una Mostra dal titolo "Il Dono e la Gratitudine - Le Grandi Donatrici dell’Ausl della Romagna", curata da Sonia Muzzarelli, Conservatrice dei Beni Culturali mobili del patrimonio Storico e Artistico dell'Ausl Romagna. L’esposizione, composta da pannelli che riproducono le opere di proprietà dell’ Ausl Romagna, è ad accesso libero e resterà allestita dal 7 al 31 marzo.

"Un’inedita ricerca - spiega Sonia Muzzarelli - svelerà le donne che hanno “voluto” cogliere i bisogni della loro comunità, contribuendo alla “costruzione” del senso del Servizio Sanitario di oggi, tramite il significato del dono e della gratitudine. Le benefattrici sono Delfina Cima Bruschi (Forlì), Porzia Fucci - vedova Nefetti (Santa Sofia) e Wanda Violet Berasi, in arte Muky (Faenza). Non sono previste visite guidate, ma il Qrcode posto sulle opere collegherà ad un file audio che racconterà la mostra".

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Prosegue in maniera fattiva l’impegno sul territorio a sostegno delle cure sanitarie dell’associazione di volontariato Paolo Onofri, intervenuta in questo caso con la donazione al Centro di Assistenza e Urgenza (CAU) di Santarcangelo di una trave testaletto a parete completa di accessori.

La cerimonia di consegna e ringraziamento si è tenuta nel pomeriggio, in presenza dell’assessore comunale al patrimonio Filippo Sacchetti, di Giorgio Ioli, presidente della onlus che da anni presta il suo servizio di solidarietà nel campo medico-scientifico, Antonella Dappozzo, Direttrice U.O. Cure Primarie Rimini-Riccione, Francesca Raggi, Direttrice del presidio ospedaliero Rimini Santarcangelo Novafeltria, affiancata da Catia Drudi e Ivonne Zoffoli, referenti per la struttura di Santarcangelo, e dei professionisti che operano nel CAU collocato all’interno del presidio ospedaliero Franchini.

Nello specifico si tratta di una colonna fissata al muro, collegata al vuoto e ai principali gas medicali (ossigeno, aria medicale), dove trovano collocazione le apparecchiature dell’ambulatorio del CAU, vale a dire un elettrocardiografo, un defibrillatore, che deve essere presente in tutte le strutture sanitarie come da accreditamento, e il monitor multiparametrico con la possibilità di monitoraggio dei parametri principali (frequenza cardiaca, saturazione O2, pressione arteriosa, frequenza respiratoria, temperatura corporea).

Il processo che ha portato a tale donazione nasce nel maggio 2022, per avere a disposizione una struttura che raccogliesse in modo ergonomico, in un unico punto, facilmente accessibile dal lettino del paziente, le apparecchiature citate, che erano collocate su carrelli e/o supporti diversi, determinando in tal modo un discreto ingombro nell’ambiente e sfavorendo di conseguenza il movimento degli operatori sanitari all’interno dell’ambulatorio. Nel novembre 2022 è giunta all’associazione l’offerta ufficiale da parte della Ditta Drager, a cui è seguita nel gennaio 2023 richiesta formale all’azienda per portare avanti la donazione, con relativa delibera datata marzo 2023. Solo dopo l’intervento indispensabile da parte dell’ufficio tecnico per la sua installazione è stata messa a disposizione al termine del lavori di ristrutturazione del CAU, avvenuti da settembre a dicembre 2023.

“Dobbiamo ringraziare sentitamente l’associazione Paolo Onofri che una volta di più ha confermato di essere costantemente al nostro fianco nell’assistenza ai cittadini – ha sottolineato Antonella Dappozzo – E' sempre stata presente nella storia di questa comunità, a partire dalla TAC di dieci anni fa, per continuare con diverse attrezzature ai vari reparti fino al recente puntatore oculare per le persone con grave malattia degenerativa, per consentire una maggiore interazione con l'ambiente, per arrivare all'OSCO e ora al CAU. Un impegno fattivo che negli anni ha superato i 500mila euro di donazioni. Anche se il CAU è una struttura sanitaria che accoglie pazienti con problemi urgenti a bassa complessità, questa colonna ha permesso di avere a disposizione del medico e dell’infermiere che operano nell’ambulatorio in cui è stata montata più spazio per occuparsi del paziente, non avendo più l’ingombro dei carrelli su cui erano appoggiate le attrezzature che il personale sanitario del CAU ha necessità di utilizzare. La tutela della sicurezza delle cure del paziente è importante come la valorizzazione del lavoro dei professionisti, e questa donazione va in questa direzione. E ci tengo a ribadire che il lavoro di squadra è la sola strada che abbiamo per affrontare la sfida che abbiamo davanti".

Un caloroso ringraziamento è venuto anche da Filippo Sacchetti, assessore al Patrimonio del Comune di Santarcangelo: “Se la sanità nella nostra città è di buon livello è merito della struttura ma anche del patrimonio umano e immateriale al suo interno, rafforzato dall’opera di prossimità che porta avanti l’associazione Paolo Onofri. Un impegno che alla generosità della raccolta fondi unisce la competenza di destinarli a quel che più serve, rendendolo così ancora più efficace, risultato significativo quando il tema delle risorse è complesso su ogni fronte. L’auspicio è di incentivare queste azioni, sviluppando sempre più collaborazioni e sinergie di questo tipo. In questo caso – ha aggiunto Sacchetti - la donazione è al CAU, servizio su cui c’è molta attenzione dopo la riorganizzazione. In un contesto di cambiamento di scenari e dotazioni non si può comunque restare fermi e questi sono proprio i presidi che danno il senso di quel che si sta facendo nel nostro territorio, sempre sulla linea di frontiera e non 10 metri indietro. Dai riscontri dei cittadini siamo soddisfatti di questo approccio e quindi dobbiamo ringraziare l’azienda e i professionisti che operano sul campo”.

Compiacimento ha espresso anche Giorgio Ioli, presidente dell’Associazione ‘Paolo Onofri’: “La conoscenza del territorio e della struttura, così come il fatto che la nostra associazione sia conosciuta dalla popolazione, fa sì che nel corso del tempo riusciamo ad effettuare donazioni costanti a sostegno della sanità di Santarcangelo. Il CAU sta avendo un trend positivo e lo sarà sempre più, per questo occorre continuare nei nostri sforzi in favore sia dei cittadini che vi afferiscono che degli operatori, cosicché possano lavorare in serenità. Ecco perché come associazione contiamo di proseguire nella nostra opera di aiuto all’ambito sanitario, ringraziando di cuore chi ci supporta in questa attività”.

Catia Drudi: “Mi unisco ai ringraziamenti, ricordando che in vista dell’installazione della colonna alla parete l’ospedale ha colto l’occasione per una serie di lavori di ristrutturazione, svolti da settembre a dicembre. Sono stati in particolare rifatti tutti gli impianti per i gas medicali e la camera calda. Interventi che ci hanno consegnato un CAU moderno, attrezzato, sicuro e accogliente a servizio dei cittadini”.

Francesca Raggi: “Anche io tengo a sottolineare l’importanza di queste preziose donazioni considerando la necessità di sostenere le nuove iniziative. Sulla scorta delle esperienze in altri Paesi i CAU sono un passaggio coraggioso e la donazione effettuata dall’associazione Paolo Onofri è la conferma della fiducia verso quel che porta avanti l’azienda, e ciò contribuirà a superare la fase di sperimentazione iniziale”.

Ivonne Zoffoli: “I cambiamenti spesso sono difficili, anche perché a volte vengono letti in maniera sbagliata per carenza di informazioni. Però i numeri in nostro possesso, con circa 50 accessi di media giornalieri, ci indicano che il CAU di Santarcangelo sta funzionando. Per me è un gran piacere tornare a lavorare qui dove sono stata venti anni fa e dove fra l’altro ho conosciuto di persona il dottor Paolo Onofri, nel 1985 quando svolgevo il tirocinio. Era un apprezzato chirurgo, una mente illuminata, precursore degli screening per i tumori del colon-retto, che già allora aveva creato un database di 35mila casi l’anno”.

I CAU sono nati con la finalità di trattamento di pazienti con bisogni di salute non tempo dipendenti all’interno del più ampio progetto regionale di potenziamento della rete territoriale e completamento della rete di emergenza-urgenza. Quello di Santarcangelo è aperto H24, 7 giorni su sette, e si avvale di una equipe medico infermieristica, potenziata nei periodi di maggiore afflusso di pazienti. L’equipe ha a disposizione in loco alcuni strumenti di diagnostica (prelievi ematici, ecografia, Ecg), oltre alla possibilità di percorsi di accesso alla diagnostica strumentale e alle visite specialistiche per l’eventuale approfondimento diagnostico.
Il CAU agisce in stretta integrazione con la rete dei professionisti territoriali (medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale), con il Dea di riferimento, con le Case di comunità, per garantire ai pazienti una presa in carico tempestiva e appropriata alle necessità cliniche. Laddove necessario, è previsto anche un tempo di osservazione breve post-trattamento.
Il gradimento da parte della popolazione è molto elevato, testimoniato dall’elevato afflusso che ha caratterizzato questo primo periodo di attività: 2262 accessi dal 15 gennaio (giorno di apertura) al 3 marzo.

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Il “Comitato cittadino di Borgo Montone” ha donato 60 ciucci  alla Terapia Intensiva Neonatale (TIN) dell’ ospedale di Ravenna.

Questa donazione è stata pensata per i neonati che, per problematiche diverse, non possono beneficiare da subito del contatto con la madre o il padre, in particolare il riferimento è ai neonati prematuri ricoverati in TIN. Stare in braccio alla madre aiuta il piccolo a regolare la temperatura, il battito cardiaco e la respirazione, l’avvicinamento al seno poi rappresenta un momento molto importante per l’avvio dell’allattamento al seno. Purtroppo non sempre questo contatto può avvenire in maniera precoce e continuativa; per tale motivo vengono utilizzate delle strategie consolatorie che permettono a questi piccoli bambini di superare momenti difficili. Dare il ciuccio rappresenta un gesto di cura, attraverso la suzione e il contenimento, il neonato prematuro riesce a tollerare meglio le manovre dolorose a volte necessarie e lo stress da separazione dai genitori quando ciò è inevitabile. Diversi studi dimostrano che il controllo non farmacologico del dolore sia da preferire e da promuovere nel neonato e nel piccolo lattante che proprio per la loro transitoria fragilità devono impiegare tutte le loro risorse per la crescita.

Il ciuccio per il personale della TIN è anche uno strumento di valutazione delle competenze della suzione e deglutizione e della coordinazione con la respirazione; mantiene inoltre uno stato di sonno “attivo” riducendo il rischio di apnea.

Un sentito grazie al Comitato cittadino di Borgo Montone da parte di tutto il personale della TIN di Ravenna per questo significativo ed importante gesto.

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Si informa che nel pomeriggio di martedì 5 marzo, dalle ore 14.30, è previsto l’aggiornamento del centralino telefonico dell’ospedale Ceccarini di Riccione (numero di riferimento 0541 608511).
Durante lo svolgimento di tali operazioni tecniche, della durata prevista massima di un paio d’ore, la sede del presidio ospedaliero rimane completamente isolata per quanto riguarda le comunicazioni telefoniche, sia per chiamate dall’esterno che anche interne.
In questo lasso di tempo i cittadini che necessitano assistenza da parte della struttura di Riccione sono invitati a telefonare ai centralini degli ospedali Infermi di Rimini (numero 0541 705111) e Cervesi di Cattolica (numero 0541 966111) da cui verranno dirottati a specifici servizi o reparti, anche attraverso alcuni numeri di telefoni cellulari attivati ad hoc per garantire percorsi urgenti di assistenza con le necessarie comunicazioni.
Resta invariata la modalità di chiamata per emergenza al 118.

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Si terrà sabato 9 marzo, a Ravenna, il convegno "Osteoporosi, meglio la prevenzione della disabilità", un corso rivolto a professionisti sanitari. 

L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico che genera un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo con conseguente aumento della sua fragilità e del rischio di frattura. L’obiettivo principale di tutti gli specialisti coinvolti nella gestione di questa patologia deve essere sia la prevenzione, primaria o secondaria, dell’evento fratturativo, sia il miglior approccio terapeutico nel paziente fratturato, nell’ottica di migliorarne la qualità di vita

La partecipazione è gratuita e il corso assegna 6 crediti formativi. La registrazione all’evento potrà essere effettuata online tramite il sito: www.iec-srl.it

Per iscrizioni, informazioni e dettagli dell'evento si rimanda alla locandina in allegato. 

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Mercoledì 20 marzo alle ore 18,00 presso il l’Ex Asilo Santarelli in Via Caterina Sforza n. 45, a Forlì, si svolgerà l’evento “Un ponte tra le generazioni”, organizzato dall’Associazione di Volontariato Progetto Ruffilli ODV con il Patrocinio del Comune di Forlì, Città Universitaria di Arte, Cultura  e Sport, dell’AUSL Romagna, della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, della Regione Emilia- Romagna e con il contributo del Lions Club Forlì Cesena Terre di Romagna.
Il tema dell’incontro è salute e tecnologia, benessere e società, nelle relazioni intergenerazionali. Interverranno il dott. Antonio Maturo, Docente di sociologia della salute dell’Università di Bologna che approfondirà il tema della salute e della comunicazione nell’era dei social media, la dott.ssa Fausta Martino psicologa clinica della riabilitazione che affronterà il tema dei nostri spazi di incontro e socializzazione per tornare a stare bene insieme, con la partecipazione di Gian Piero Pizzol attore, regista e scrittore che ci offrirà spunti di riflessione. Introdurrà l’incontro la Dott.ssa Alessandra Ascari Raccagni, Presidente del Consiglio Comunale di Forlì. Durante la serata le associazioni Salute e Solidarietà, l’Associazione Cardiologica Forlivese e la Caritas Diocesana porteranno le loro esperienze negli incontri e rapporti tra le diverse generazioni. Modera Elena Contri, presidente dell’Associazione Progetto Ruffilli.
L’iniziativa è inserita nel progetto “Come a Casa”, inteso come luogo nel quale si sta bene, dove ci si muove in autonomia vivendo gli spazi e gestendo le relazioni con l’obbiettivo di favorire la conoscenza reciproca, accomunate non dall’età anagrafica ma dalla stessa voglia di sentirsi bene.Proporre questo incontro nella sala grande dell’Ex Asilo Santarelli ha un valore molto importantee simbolico poiché è un luogo che racchiude i ricordi di molti bambini di ieri, adulti e nonni di oggi. Giovani, adulti e anziani che condividono uno spazio di relazione nella nostra città che desiderano confrontarsi, con un linguaggio comprensibile a tutti, per tornare a riflettere e a migliorare la vita e la salute di ciascuno.
La partecipazione è libera e gratuita.

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