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Articoli filtrati per data: Gennaio 2020

Ancora oncologia "protagonista" a "Tutta Salute", la trasmissione di Icaro TV che parla di sanità a Rimini. Dopo la prima puntata in cui è stato ospitato il dottor Davide Tassinari (primario di Oncologia e Terapi antalgica dell'Ospedale di Rimini), la giornalista Lucia Renati ha intervistato Debora Canuti, responsabile degli Screening oncologici. Oncologia dunque, ma declinata in chiave di prevenzione. La trasmissione andrà in onda nella serata di venerdì 17 alle 19:35 e sarà replicata domenica 19 alle ore 13, sempre su "Icaro TV" (canale 91). Ulteriori dettagli a questo link.

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Grande partecipazione ieri, per l'incontro organizzato a Forlì dall’Istituto Oncologico Romagnolo e dal’associazione Loto Onlus – Uniti contro il tumore ovarico, per presentare il comitato territoriale per il trattamento del carcinoma ovarico.

"Si tratta di una malattia che colpisce circa 12 donne su 1000 – spiega il dott. Andrea Amadori, responsabile del percorso onco-ginecologico della provincia di Forlì- Cesena  – quindi ogni anno più o meno emergono 75 nuovi casi nel territorio dell’Area vasta. Sono numeri bassi, ma il problema è che questo tipo di tumore, che in genere colpisce la donna in una fascia d’età in cui l’ovaio non è più funzionante, è molto subdolo: esattamente come un altro tipo di neoplasia che colpisce la zona addominale, quella al pancreas, presenta un’alta velocità di proliferazione ed emerge dunque quando le cellule sono già particolarmente diffuse.
Spesso, dunque, quando la paziente lamenta i sintomi tipici, come dimagrimento, gonfiore, dolori, stimolo alla minzione e così via, il quadro che troviamo risulta molto avanzato: cosa che comunque non preclude buone possibilità di sopravvivenza a  cinque  anni dalla diagnosi, se la chirurgia multidisciplinare interviene nelle modalità e nei tempi giusti. È necessario che le persone siano consapevoli dell’attività che svolgiamo: non c’è bisogno di andare chissà dove per il trattamento di questa patologia, esistono alti standard di cura anche qui da noi. Tuttavia questo evento vuole essere anche il primo passo verso la creazione di una rete onco-ginecologica di Area vasta, che metta insieme le competenze delle nostre varie strutture: un gruppo unico che opera in vari centri per il bene esclusivo delle pazienti della Romagna".


Hanno partecipato  il presidente  dell'Associazione Loto, Sandra Balboni, il direttore scientifico Irst, Giovanni Martinelli, il responsabile comitato territoriale Loto e del percorso oncoginecologico di Forlì Andrea Amadori, il responsabile dell’U.O. di Chirurgia e Terapie Oncologiche Avanzate presso l’Ospedale di Forlì,  Giorgio Ercolani e il direttore scientifico emerito Irst Dino Amadori. Loto è una associazione no profit che nasce con il preciso intento di fornire informazioni estremamente importanti a tutte le pazienti colpite da tumore ovarico. Questo tumore, infatti, viene spesso individuato in stadi avanzati, e necessita di trattamenti appropriati e qualitativamente idonei per offrire alle assistite tutte le armi possibili per affrontare questa patologia.

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Il 16 maggio 2006 è stata collocata la prima pietra. Il 2 maggio 2011 ne è stata inaugurata la prima parte. Oggi si pone un altro, fondamentale tassello di quello che di fatto si configura come il "nuovo ospedale di Rimini". Sono stati infatti inaugurati stamane i locali che ospiteranno i servizi di "Ostetricia e Sala parto", "Terapia intensiva neonatale - Neonatologia" e Pediatria. All’evento hanno partecipato il Direttore generale dell’Ausl Romagna Marcello Tonini, il Direttore sanitario Stefano Busetti, il Direttore dell’Ufficio tecnico aziendale Enrico Sabatini, il Direttore tecnico infermieristico di Rimini Andrea Galeotti, i primari dei tre reparti, rispettivamente Federico Spelzini, Gina Ancora e Gianluca Vergine, nonché rappresentanti delle associazioni e dei donatori che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera e alla umanizzazione dei locali (i cui elenchi sono allegati) ed il Vescovo di Rimini, Monsignor Francesco Lambiasi.

Come illustrato dall’architetto Sabatini, l’edificio Dea è letteralmente cresciuto di anno in anno. Dopo l’inaugurazione del Pronto Soccorso Generale (dotato di Ortopedia d’urgenza, Radiologia d’urgenza e Ambulatorio urgenze pediatriche) e della Medicina d’Urgenza (piani seminterrato, terra e parte del piano smistamento), nel 2012 è stato completato il reparto di Rianimazione che ha occupato la parte residua del piano di smistamento generale.

Al secondo e terzo piano, con relativi collegamenti con la parte già esistente dell’ospedale, è stato attivato, nel 2015, il nuovo reparto di Cardiologia (degenza, Laboratorio di Emodinamica, Terapia intensiva cardiologica). L’anno successivo è stata la volta del Blocco operatorio (con 8 sale) e della Recovery room, con 5 posti letto, al primo piano.

Si è proceduto in parallelo per il quinto e sesto piano, che ospitano i servizi che si inaugurano oggi.

Nel dettaglio, al quinto piano è stata collocata l’Area Ostetrica che ospita un punto nascita di terzo livello con 6 sale travaglio/parto, 2 sale operatorie ostetriche, il reparto di degenza pre e post-parto, il Nido ed un'area ambulatoriale di accettazione, urgenze/emergenze ostetrico-ginecologiche  e monitoraggio. Per quanto riguarda i relativi lavori, è stato effettuato il completamento interno di tipo edilizio ed impiantistico, nonché la parte tecnico-impiantistica a servizio anche degli altri piani.

Al sesto piano è invece collocata l’Area Pediatrica. Si tratta di una struttura di pediatria di terzo livello con reparto di degenze pediatriche, Day Hospital Oncoematologico (realizzato grazie alla generosa donazione della Signora Serafina Giuliani in Mazzocchi) e reparti di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale.

I lavori hanno riguardato superfici di circa 2.800 metri quadrati per ogni piano più ulteriori 1.770 metri di “volumi tecnici”. Costo, quasi 11 milioni di euro finanziati con il progetto regionale “AP 69”.

Infine, è in corso la progettazione ed il completamento interno del quarto ed ultimo piano rimasto al grezzo nell'edificio Dea dove sono previsti i servizi di Chirurgia generale, Chirurgia pediatrica e Ginecologia.

E’ ovviamente di alto livello anche la dotazione di apparecchiature elettromedicali, acquisite grazie, principalmente, al Progetto Regionale “APB 24” che ha previsto un finanziamento di 3.500.000 euro su un valore complessivo di circa 3.700.000 euro.

Nel nuovo reparto di Ostetricia, nell’ambito delle due sale operatorie, oltre a pensili e lampade scialitiche, sono presenti tavoli operatori, apparecchio per anestesia, monitoraggio dei parametri e sistema di integrazione delle immagini. Le sei sale parto, di cui due complete di vasca per parto in acqua, sono dotate di letti per il travaglio-parto, isole neonatali, ecografo, lampade scialitiche, monitoraggio centralizzato cardiotocografico e monitoraggio dei parametri vitali della madre.

Nell’area dedicata alla Terapia Intensiva Neonatale, sono stati allestiti 9 posti di terapia intensiva, di cui 1 con postazione chirurgica,  9 posti di assistenza intermedia e 8 posti di assistenza minima. L’allestimento tecnologico ha previsto l’installazione di pensili e lampade scialitiche nella terapia intensiva neonatale per ogni posto letto. Ogni postazione di terapia intensiva neonatale è stata dotata di incubatrice ibrida (che permette di trasformarsi da incubatrice a lettino da terapia intensiva mantenendo il controllo della temperatura del neonato), di ventilatore neonatale ad alta frequenza per la terapia intensiva e di ventilatori pressometrici per l’assistenza intermedia e di sistema di monitoraggio centralizzato dei parametri vitali per tutte le 18 postazioni.

E’ presente infine il monitoraggio dei parametri vitali e della saturimetria nelle stanze della degenza pediatrica e della oncoematologia, per i 16 posti di pediatria e gli 8 di oncoematologia pediatrica. Completano l’allestimento di entrambi i piani ulteriori  dotazioni, quali aspiratori, monitoraggio di anidride carbonica e delle funzioni celebrali, defibrillatori, elettrocardiografi, incubatrici da trasporto, frigoriferi, lampade da fototerapia.

La valorizzazione di questi Servizi risponde all’esigenza di ulteriore sviluppo del dipartimento, in cui l’ambito territoriale di Rimini riveste per numeri e competenze un ruolo di Hub aziendale, come da Linee d’Indirizzo per il Riordino ospedaliero in Ausl Romagna.

La nuova Ostetricia con le Sale parto

Come evidenziato al dottor Spelzini, il punto nascita rappresenta l'unico esempio in sanità in cui l'ospedalizzazione non si correla ad una patologia ma ad un evento fisiologico ed imprescindibile quale il venire alla luce.  Allo stesso tempo vi si svolgono attività ad alto contenuto tecnico e genericamente considerate "ad alto rischio". Il comportamento dei clinici è dunque grandemente influenzato dalla logistica e dalla organizzazione degli spazi in cui è collocato il contesto lavorativo. Inoltre il Punto nascita di Rimini, che conta 44 posti letto, è per numero di parti (2.529 nel 2019 con una percentuale estremamente contenuta di cesarei) e per complessità assistenziale, il principale punto di riferimento nel contesto della rete ospedaliera della Romagna.
La storia dell'ostetricia moderna, negli ultimi 30 anni ha vissuto un profondo mutamento sotto il profilo assistenziale, dovuto senza dubbio allo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze mediche, ma anche alla progressiva consapevolezza che una diffusa ed a volte ingiustificata medicalizzazione dell'evento nascita non avrebbe portato a migliorare gli esiti bensì avrebbe paradossalmente condotto ad un aumento degli eventi avversi, soprattutto a carico della madre. Un approccio ostetrico moderno infatti si basa prevalentemente sulla previsione e sull'identificazione precoce dei fattori di rischio, individualizzando quindi il percorso assistenziale sulla base delle reali esigenze e minimizzando gli interventi inutili o inappropriati. Questo concetto significa ad esempio visitare una partoriente solo quando è necessario, permetterle la massima libertà di movimento in ogni fase del travaglio, garantirle un accompagnamento one-to-one con l'ostetrica, minimizzare le procedure invasive e mettere in atto metodiche farmacologiche e non farmacologiche per alleviare il dolore.
Questa innovativa strategia assistenziale, che si basa sulla preparazione,  competenza e collaborazione dei membri dell'equipe, si snoda come un sentiero sempre più intimo e profondo che parte dalla soglia dell'Ospedale, transita dalle zone di accoglienza e dagli gli spazi condivisi con pazienti e familiari, passa dal reparto di degenza  e giunge fino in sala parto per poi essere percorso a ritroso con in braccio il proprio bambino. Il connubio tra comfort per la paziente, sicurezza ed ergonomia per gli operatori ha rappresentato il principio ispiratore per lo sviluppo di questo progetto, che è all'avanguardia sotto ogni punto di vista.
Innanzitutto i diversi ambienti pur comunicando in maniera diretta e quindi agevolando i trasporti urgenti allo stesso tempo creano un filtro protettivo funzionale alla privacy e alla sicurezza nei confronti degli ambienti ad alta intensità di cura quali sala parto e blocco operatorio. La disponibilità di due sale operatorie e di una sala di osservazione completamente attrezzate e operative permette la gestione di più urgenze concomitanti e l’osservazione sub-intensiva della puerpera in condizioni critiche, mentre il reparto di degenza è dotato di presidi specifici per la movimentazione delle pazienti con limitazioni motorie. Tanto in sala parto, dove da lungo tempo viene promossa la presenza del partner, quanto in sala operatoria in caso di taglio cesareo, sono stati creati i presupposti per agevolare la presenza e la partecipazione all’evento nascita da parte della persona che la paziente vorrà al suo fianco. Per quanto riguarda le sale parto, saranno dotate di vasche per il travaglio e per il parto in acqua, con la possibilità di monitoraggio wireless del benessere fetale anche in immersione. Il tutto contestualizzato in un ambiente gradevolmente arredato, decorato e dotato della possibilità di effettuare cromoterapia, aromaterapia e musicoterapia interfacciando tramite bluetooth anche il proprio dispositivo portatile. Il monitoraggio dei parametri vitali materni potrà essere effettuato con dispositivi wireless che agevolano il movimento e la trasportabilità della paziente, interfacciabili con le dotazioni di sala operatoria e sala parto. La possibilità di visualizzazione in remoto e di registrazione delle immagini da parte delle lampade per illuminazione presenti in sala operatoria permetterà inoltre di effettuare formazione a distanza per medici in formazione specialistica e allieve ostetriche, nel rispetto della privacy e della sicurezza delle pazienti. Per quanto riguarda gli spazi comuni sono previste diverse zone di relax e condivisione per pazienti e parenti, in modo da agevolare la permanenza in ospedale, con un significativo aumento delle superfici intese a tale scopo. L’area dedicata all’allattamento al seno, posta nel cuore del reparto di degenza rappresenta un percorso innovativo volto alla promozione dell’allattamento, al sostegno delle madri ed alla condivisione.

 

La nuova Terapia Intensiva Neonatale: un reparto costruito intorno al neonato

Come illustrato dalla dottoressa Gina Ancora, gli spazi a disposizione della nuova Tin di Rimini rispondono a precisi criteri architettonici, tecnologici ed assistenziali. Il reparto è dotato di 9 posti letto intensivi, corredati da attrezzature all’avanguardia, per fornire tutte le cure necessarie, dalla ventilazione meccanica, alla nutrizione parenterale, al monitoraggio invasivo e non invasivo di tutte le funzioni vitali. Tutte le postazioni sono dotate di incubatrici ibride che permettono di evitare gli spostamenti del neonato da una postazione all’altra e che a seconda delle esigenze, si trasformano da lettino rianimatorio, a incubatrice da trasporto, termoculla, lettino chirurgico, riducendo significativamente la mortalità e morbilità nei pazienti più piccoli e fragili. Queste speciali incubatrici sono state dotate anche di un particolare software, denominato developmental care, cioè cura dello sviluppo, che permette di riprodurre, all’interno della incubatrice stessa la voce della mamma, come se fosse nel suo utero, di regolare la intensità e le gradazioni di colore della luce, di misurare e controllare il livello di rumore al suo interno. Un’altra caratteristica delle postazioni di Tin è la possibilità di monitorare in continuo, oltre al battito cardiaco, al respiro, all’ossigenazione, alla temperatura ed alla pressione sanguigna, anche la funzionalità e lo sviluppo cerebrale, in modo da cogliere precocemente eventuali alterazioni e mettere così in atto terapie farmacologiche o riabilitative. Il nuovo reparto è inoltre dotato di  due stanze che possono accogliere fino 9 neonati bisognosi di cure semi-intensive e una stanza che può accogliere fino a  8 neonati bisognosi di cure non intensive. Una delle stanze intensive è stata inoltre attrezzata per potere eseguire al suo interno interventi chirurgici in Tin, evitando così di trasferire il neonato critico in sala operatoria. Vi sono poi 28 culle di accoglienza del neonato anche nel reparto di ostetricia e ginecologia, nell’ambito di un modello assistenziale definito rooming-in che non separa mai mamma e neonato dopo il parto in ospedale.

Ma la moderna neonatologia sta scoprendo che la tecnologia non può raggiungere i massimi risultati senza la relazione amorevole tra il neonato e la sua famiglia. Il nuovo reparto infatti è stato pensato come un luogo di cura aperto 24 ore su 24 in cui i genitori svolgono un ruolo fondamentale durante tutto il difficile percorso di sopravvivenza e di crescita. Adiacenti al reparto ci sono, ad esempio, ambienti a disposizione delle mamme, con  camere dove dormire la notte e spazi diurni ricreativi in cui riposare, mangiare  o rilassarsi insieme agli altri membri della famiglia. Un ambiente prezioso all’interno del reparto è la “family room”, uno spazio riservato ai genitori di  neonati ricoverati per diversi mesi.

Un ulteriore aspetto che caratterizza il nuovo reparto è la cura della bellezza così che il luogo di cura non sia stressante e depersonalizzante. L’opera di umanizzazione degli ambienti si lega ad un processo di cambiamento culturale: la cura della bellezza del luogo, non è un mero fattore estetico, ma aiuta a lenire sentimenti di impotenza, fragilità e spesso di rassegnazione e paura di non farcela delle famiglie e aiuta anche il personale a ridurre lo stress e burnout legati al lavoro intensivo ed emozionale.

L’umanizzazione del reparto è stata resa possibile dalla forte sinergia con l’Associazione “La Prima Coccola” a sostegno della Tin di Rimini che ha convogliato le donazioni provenienti da tantissimi enti e soggetti privati per realizzare spazi pittorici e pannelli artistici retroilluminati  nelle stanze di degenza, oltre che un soffitto dipinto a cielo. Fanno  parte di questo progetto sostenuto da donazioni, la biblioteca di reparto ed un pianoforte messo a disposizione per quanti vorranno venire a suonare in Tin per i bambini e le loro famiglie.

Nel nuovo reparto troverà collocazione anche il centro di formazione internazionale NIDCAP (Cura individualizzata al neonato in collaborazione con la sua famiglia), il quattordicesimo in Europa ed il secondo in Italia che nei prossimi anni potrà accogliere medici ed infermieri che vorranno formarsi in questo settore.

Sono circa 700-800 all’anno i neonati della provincia di Rimini o provenienti da altre province della Romagna, e dalle Marche che  varcano la soglia della neonatologia/terapia intensiva neonatale. Si tratta di bambini pretermine, cioè nati prima della 37esima settimana di gestazione, e di neonati con rischio infettivo, nati da parto difficoltoso, con patologie congenite, con difficoltà a nutrirsi autonomamente, oppure nati da mamme con particolari patologie quali diabete, malattie della tiroide, ipertensione e altro.

 

Il nuovo reparto di Pediatria e il Day Hospital di Oncoematologia pediatrica

Anche la realizzazione del nuovo reparto di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica risponde all’esigenza dell’ulteriore sviluppo dell’area pediatrica e materno infantile riminese, come evidenziato dal dottor Vergine.  Negli ultimi anni il reparto ha registrato un costante aumento del numero di pazienti ricoverati, che sempre più presentano patologie complesse croniche ad elevata complessità assistenziale tali da richiedere un’assistenza medica ed infermieristica spesso di tipo subintensivo. Il nuovo reparto risponde proprio a queste nuove e mutate esigenze, con l’obiettivo migliorare sempre più la qualità delle cure dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.

Gli elementi di miglioramento riguardano in particolare l’adeguamento strutturale e tecnologico e l’umanizzazione delle cure. Per quanto riguarda l’adeguamento strutturale vi è stato un aumento del numero di posti letto che da 22 sono saliti a 26 complessivi; 2 in più in pediatria e 2 in più in oncoematologia.  Sono stati allestiti nuovi spazi di lavoro  ampi e confortevoli che comprendono studi medici, sala riunioni, stanza di preparazione dei farmaci.

Nel reparto trova nuova collocazione anche la sezione di Oncoematologia pediatrica che si trova in una area dedicata, con stanze a bassa carica microbica. Nello stesso piano è collocato anche il Day Hospital Oncoematologico dotato di 5 posti letto.

Il nuovo reparto è inoltre dotato di innovativi sistemi di monitoraggio dei parametri vitali con due centraline di controllo in pediatria e in oncologia e un ulteriore apparecchio per ossigenazione ad alti flussi (sono 5 in totale) per il trattamento dei pazienti con insufficienza respiratoria.

Importante il lavoro di umanizzazione pittorica con la collocazione di disegni realizzati da Sally Galotti in ogni stanza di degenza e negli spazi comuni. Per rendere inoltre più confortevole la permanenza in ospedale,  ogni stanza di degenza è stata dotata di due divani letto per il riposo dei genitori.

Il tutto si va ad aggiungere agli altri progetti di umanizzazione già in corso nel reparto quali: “Dr Clown terapia”, “Nati per Leggere e Biblioteca”, “Pet Therapy”, “Gioco e Studio in ospedale”, “Kids Kicking Cancer”, “Magie di Smemorina” (parrucchiere ed estetiste in reparto), “Gioco in reparto” con Porto dei Piccoli. Un ringraziamento particolare alla signora Serafina Giuliani in Mazzocchi e ai suoi famigliari: grazie al suo generosissimo lascito è stato possibile è stato possibile realizzare il day hospital oncoematologico pediatrico.

L’umanizzazione del reparto è stata resa possibile dalla forte sinergia con l’Associazione “Qualcosa di Grande per i Piccoli” che ha convogliato le donazioni provenienti da tantissimi enti e soggetti privati per realizzare il progetto pittorico del reparto. Sentiti ringraziamenti anche all’associazione “Dr Clown” per la donazione del monitor e del pc della sala riunioni e la falegnameria Lippoli per aver donato gli arredi della sala giochi della Pediatria. Si ringraziano comunque tutte le associazioni che da sempre sostengono il reparto: AROP, AIL, IOR, Diabete Romagna.

Ogni anno il reparto di Pediatria e Oncoematologia Pediatrica effettuata circa 1.250 ricoveri in degenza ordinaria, nella maggior parte dei casi dovuti a polmoniti e insufficienza respiratoria, neoplasie, patologie ematologiche, infettive, gastrointestinali e traumatiche, e 150 i ricoveri in day hospital. Il numero di accessi in Ambulatorio urgenze pediatriche si attesta intorno ai ventimila all’anno mentre le prestazioni ambulatoriali sono ogni circa dodicimila, di cui circa cinquemila visite specialistiche (reumatologica, allergologica, pneumologica, gastroentereologica,endocrinologica e diabetologica, ematologica, nefrologica). Per quel che riguarda l’Oncoematologia pediatrica  - il Centro riminese è uno dei 54 centri AIEOP (Associazione Italiana Oncoematologia Pediatrica per la cura e la diagnosi delle patologie oncoematologiche in età pediatrica) - ogni anno le nuove diagnosi di patologia oncoematologica sono circa 40, le procedure in sala operatoria 450, le infusioni di chemioterapici 1.530 e le trasfusioni 480.

Attualmente il reparto partecipa a 10 studi di ricerca multicentrici nazionali ed internazionali nell’ambito dell’oncoematologia, della nefrologia, della reumatologia, dell’endocrinologia e diabetologia e dell’allergologia. Negli ultimi due anni sono stati pubblicati 12 gli articoli scientifici su riviste internazionali e 10 su riviste nazionali. Il reparto è uno dei 27 centri italiani della rete di Reumatologia pediatrica ed uno dei 25 centri italiani di Nefrologia pediatrica.

Ad impartire la benedizione ai nuovi locali, il Vescovo di Rimini Monsignor Francesco Lambiasi mentre il sindaco Andrea Gnassi, che a sua volta ha voluto portare il saluto della città all'evento, ha evidenziato come tre pilastri su cui si può reggere la tenuta del nostro Paese siano rappresentati da: Enti Locali, istruzione e e sanità: "Il Sistema Sanitario Nazionale pubblico è stata una grande intuizione che deve essere difesa. L'abnegazione dei professionisti si deve coniugare con investimenti per metterli nelle condizioni di lavorare al meglio dentro un progetto di comunità. Il nuovo Dea di Rimini, iniziato nel 2011 e che nei prossimi mesi sarà completato, ne rappresenta un esempio significativo".

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Due importanti eventi di medicina e clinica a Ravenna. Il 17 e 18 gennaio si svolgerà, presso l'hotel Cube, il corso "Patologia biliopancreatica: ruolo dell'endoscopia e della radiologia interventistica - Percorsi aziendali condivisi". Diretto dal dottor Mario Luciano Brancaccio, il corso, cui partecipano in qualità di docenti tanti professionisti di Ravenna e dell'intera Ausl Romagna, illustra il necessario un approccio multidisciplinare al paziente e la stesura di percorsi di diagnosi e terapia condivisi per una patologia complessa quale quella biliopancreativa. Tutti i dettagli nell'allegato programma.

Si svolgerà invece il 25 gennaio presso il Grand Hotel Matti, il convegno congiunto Aigo-Sied Emilia Romagna sul tema "Cosa deve sapere e saper fare il gastroenterologo nel 2020": anche questo un evento di primo piano che ha tra i responsabili scientifici ed organizzativi, il dottor Antonio Salzetta e il dottor Alessandro Musetto, della unità operativa di Gastroenterologia di Ravenna, diretta dal dottor Omero Triossi. Anche per questo evento il programma è in allegato.

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La presa in carico a 360 gradi del paziente, anche in un'ottica di umanizzazione delle cure, valorizza tutti i percorsi legati al benessere suo, dei famigliari/caregiver, e anche degli operatori e professionisti che lo hanno in carico. E va in quest'ottica una nuova iniziativa dell'associazione "Alice Ravenna Odv - per la lotta all'ictus cerebrale". Si tratta di un percorso di benessere "per la salute e la felicità", come scrive l'associazione stessa, attivato in collaborazione con la Direzione medica dell'Ospedale "Santa Maria delle Croci" di Ravenna, di medicina integrata complementare, con discipline olistiche orientali riconosciute come tecniche di benessere.

Una iniziativa partita lunedì 13 gennaio, e che proseguirà, dal lunedì al venerdì, dalle 14,15 alle 15,15, presso la Sala Polivalente – Piattaforma Associazioni di Volontariato - Ospedale di Ravenna (Area seminterrato – ex oculistica), dove si terranno incontri gratuiti, gestiti da operatori olistici esperti certificati, che come volontari si sono resi disponibili alla conduzione dei gruppi, obiettivo il benessere della persona, aperti a pazienti ricoverati e loro familiari,ai dipendenti della Ausl Romagna,alle Associazioni di volontariato convenzionate con la Ausl.

Queste le discipline e i relativi maestri coinvolti: lunedì e mercoledì Yoga della Risata condotta a turno da Graziella Frassineti,Maria Cledes Romani,Orietta Barboni, martedì Hatha Yoga condotta da Samantha Zoli, giovedì Biodanza condotta da Simona Rinaldi, venerdì Qi Gong condotto a turno da Laura Silvagni e Roberto Bruno. Insieme per muoversi,ridere,respirare,giocare,danzare,rilassarsi,per curare e per curarsi,per ristabilire lo stato di salute, abbassare il livello di stress,ricaricarsi,recuperare l’equilibrio psico-fisico,allenarsi alla gioia ed alla bellezza della vita.

Tutti i dettagli nell'allegato volantino.

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Nell’ambito della attività svolta dall’unità operativa “Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro” di Ravenna dell’Ausl Romagna, un particolare rilievo assume il progetto, attivato tre anni fa, che pone una particolare attenzione all’area portuale e alle attività che vi insistono. Progetto che, va ben rimarcato, coniuga i doverosi controlli ad un’attività informativa e formativa per gli operatori e le aziende, mirato ad intervenire anche in termini preventivi rispetto al fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali. Di questo progetto si è parlato stamane in una conferenza stampa cui hanno partecipato il direttore sanitario dell’Ausl Romagna Stefano Busetti, il direttore del Dipartimento di Sanità pubblica Raffaella Angelini, il direttore dell’unità operata “Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro” di Ravenna Gianpiero Mancini (nella foto).

Come illustrato dal dottor Mancini, in virtù di questo progetto, che ha visto anche la realizzazione di una apposita sede del servizio presso l’area portuale, grazie ad una convenzione con Autorità Portuale, l’attività di prevenzione svolta nell’area portuale di Ravenna negli ultimi tre anni si è progressivamente sviluppata sulla base di tale progetto, fortemente voluto dalla Direzione generale dell’Azienda, e nato nel 2017 dal presupposto secondo il quale l’Ausl ha la necessità e il vincolo di mantenere gli stessi elevati standard di vigilanza e controllo in tutti i settori produttivi a rischio (edilizia, agricoltura e altro) ma, allo stesso tempo, deve affrontare le complesse problematiche e le situazioni rischiose peculiari del settore portuale che sono presenti unicamente (in modo significativo) nel territorio ravennate. La realizzazione deI progetto ha previsto, come noto,l’aumento delle risorse dedicate (2 tecnici della prevenzione e 1 ingegnere) oltre al riorientamento delle risorse già presenti verso i nuovi obiettivi.

Il progetto, lungo l’arco di questo ultimo triennio, si è sviluppato secondo le seguenti linee operative:

  • Incremento della vigilanza e controllo. Gli interventi di vigilanza sulla sicurezza del lavoro nel porto di Ravenna sono raddoppiati nel triennio passando da 53 interventi nel 2016, anno precedente l’attivazione del progetto a 86 nel 2017 ad oltre 100 nel 2018 e 2019, il 15 per cento dei quali ha consentito di individuare criticità. Anche le modalità di vigilanza sono state modificate adottando, accanto alla vigilanza tradizionale, anche la cosiddetta modalità con “ronda” ossia la perlustrazione nello stesso giorno di più terminal portuali, determinando la percezione di una presenza più continuativa del Servizio e consentendo un frequente scambio tecnico professionale con le figure della prevenzione. L’esperienza ha favorito la definizione di un sistema di monitoraggio delle misure di prevenzione e protezione adottate dalle imprese dell’area portuale, strumento adottato per assicurare equità e trasparenza dell’azione di controllo ma anche al fine di operare alcune valutazioni di efficacia in termini di tenuta delle misure di prevenzione adottate (e fatte adottare) da parte delle imprese. L’attività di vigilanza può da qualche mese avvalersi di una sede distaccata a Marina di Ravenna, messa a disposizione dall’Autorità Portuale, migliorando così la prossimità degli operatori rispetto alle aree produttive, utile in determinate situazioni di controllo o di scambio informativo.
  • Sviluppo dell’informazione e assistenza a favore delle imprese portuali, in collaborazione con altri Enti della Pubblica Amministrazione. L’attività riguarda tutte le figure coinvolte nella prevenzione, in particolare i datori di lavoro, i responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, con le quali sono state discusse e condivise linee di indirizzo su temi di interesse prioritario con l’obiettivo di sviluppare all’interno delle aziende una maggiore capacità di valutare i rischi e individuare soluzioni efficaci.

Le iniziative condotte sono riportate nella tabella seguente.

Attività di informazione e assistenza alle imprese

Anno

Collaborazioni

intervento di informazione-assistenza alle imprese

note

2017-2018

Autorità si Sistema Portuale, Capitaneria di Porto

Definizione di orientamenti di prevenzione nelle attività di carico-scarico autoveicoli da traghetti (RO-RO)

in corso

2018-2019

Università di Bologna, Autorità si Sistema Portuale, Capitaneria di Porto

-          Definizione di indicazioni per il miglioramento della sicurezza nelle operazioni portuali di movimentazione di manufatti siderurgici e similari, operazioni potenzialmente in grado di determinare infortuni gravi

-          Definizione di aspetti congiunti sulla sicurezza delle lavorazioni di demolizione del relitto Berkan/B

In conclusione

2019

Autorità si Sistema Portuale, Capitaneria di Porto

Definizione di indicazioni per la prevenzione e la gestione della caduta uomo a mare

in corso

 

  • Formazione e Comunicazione. Sono state condotte diverse iniziative formative e comunicative, sia nei confronti del mondo del lavoro sia rivolte agli operatori delle Ausl di altri porti italiani, al fine di diffondere l’esperienza ravennate favorendo l’omogeneità dei comportamenti. E in maggior dettaglio, un seminario formativo con Autorità di Sistema Portuale e Inail nel 2018 e, nel 2019, due interventi di formazione ed un convegno nazionale in collaborazione con l’Università di Bologna. Sempre nel 2019 l’unità operativa ha portato una propria relazione al congresso della Società Italiana di Medicina del Lavoro.

 

  • Master universitario in salute e sicurezza nel lavoro portuale. L’esperienza e le competenze maturate negli anni, nonché il sistema di tipo integrato nel quale si svolgono le attività di prevenzione nel porto di Ravenna, hanno indotto a proporre l’istituzione di questo Master, il cui avvio, a Ravenna, è previsto con l’inizio dell’anno accademico 2020-2021 e vedrà come docenti sia accademici dell’Università di Bologna sia professionisti della nostra Azienda e del territorio. Il Master, della durata di un anno, si rivolge a tutti i professionisti e agli operatori che, in Romagna ma anche altrove, si occupano o intendono occuparsi di tutela della salute del lavoro portuale.

5.Ottimizzazione del servizio vigilanza. Le attività di vigilanza in ambito portuale hanno preso in considerazione le peculiarità di un settore caratterizzato da un rilevete fenomeno infortunistico. Le criticità maggiori in termini di sicurezza sono state rinvenute proprio relativamente a due microcosmi lavorativi.

1) quello riconducibile alle operazioni e ai servizi portuali (carico, scarico, trasbordo, deposito, movimentazione merce, servizi complementari e accessori) denominato in linguaggio comune anche "lavoro portuale", interessato prevalentemente da:

- interfaccia porto–nave, due luoghi di lavoro molto diversi fra loro che producono notevoli rischi per la sicurezza di coloro che si trovano a dover operare in spazi particolarmente insidiosi e non sempre ben conosciuti, come sovente accade nel caso delle stive;

- rischi da interferenza,dovuti alla compresenza nei porti di lavoratori appartenenti a diverse categorie: autotrasportatori, spedizionieri, militari, personale degli enti portuali e degli enti pubblici con ruolo di controllo;

- rischi da investimento,dovuti alla contestuale presenza di lavoratori che si muovono a piedi e dei numerosi mezzi di movimentazione e sollevamento che vengono utilizzati nelle aree portuali.

2) quello riguardante le lavorazioni di manutenzione trasformazione e riparazione delle navi all'interno dei porti, caratterizzati, oltre che da rischi infortunistici (ad esempio cadute dall’alto), dalla presenza di rischi per la salute dei lavoratori come sostanze aerodisperse nei lavori di saldatura, pitturazione e coibentazione con materiali sostitutivi, rumore, vibrazioni, radiazioni elettromagnetiche e altro.

Le carenze di prevenzione più frequentemente riscontrate

I fattori di rischio prima elencati trovano corrispondenza nelle carenze di sicurezza riscontrate nel loro complesso: hanno, infatti, riguardato prevalentemente i rischi correlati alla viabilità, la presenza di carichi sospesi, la caduta dall’alto, la predisposizione delle misure di emergenza e la adeguatezza dei mezzi e attrezzature messe a disposizione dei lavoratori, intesi sia come salubrità degli ambienti al fine di mantenere lo stato di salute (cabine di lavoro, cabine comando e altro) che come prevenzione degli infortuni da contatti accidentali (assenza carter protettivi organi in movimento e altro).

Un’attenta analisi degli interventi eseguiti, delle prescrizioni impartite e dalle risultanze ottenute nel periodo intercorso 2016-2019, hanno reso possibile l’attivazione di modelli organizzativi innovativi in grado di coniugare l’appropriatezza della attività ispettiva con l’efficienza degli interventi eseguiti attraverso l’esecuzione di interventi mirati su rischi specifici. Si è trattato dunque di un’innovativa modalità di vigilanza, che associa agli interventi tradizionali interventi più puntuali sulla verifica di singole situazioni dialogando più frequentemente con le figure aziendali della prevenzione. Un modello di vigilanza che ha le potenzialità per essere maggiormente efficace come guadagno in termini di prevenzione. E le sue potenzialità aumentano se il modello continua a rimanere integrato nel sistema delle relazioni portuali con i diversi interlocutori, attraverso scambi proficui organizzati in incontri, momenti informativi e comunicativi, formazione.

“Questo tipo di attività – ha spiegato il dottor Busetti – che talvolta rischia di passare ‘inosservata’ a fronte di quella ospedaliera o della medicina territoriale che hanno maggiore notorietà, è però a sua volta molto importante. E da questa consapevolezza si è partiti per questo importante progetto che coniuga controllo e prevenzione”. Due aspetti importanti evidenziati anche dalla dottoressa Angelini, la quale ne ha aggiunto un terzo non meno rilevante: “Con questo progetto – ha detto – stiamo facendo scuola in Italia: il dottor Mancini e la sua squadra sono stati chiamati a relazionarlo al più importante congresso della medicina del lavoro nelle città portuali che si svolge tutti gli anni a Trieste”.

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Dal 20 gennaio 2020 la Segreteria Invalidi Civili di Forlì modificherà giorno e ora di ricevimento telefonico e di apertura al pubblico:

 

RICEVIMENTO TELEFONICO (allo 0543/731681) MERCOLEDI' DALLE ORE 11.30 ALLE 13.00

 

APERTURA AL PUBBLICO MERCOLEDI' DALLE 8.30 ALLE 11.00

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Una mostra sull'umanità che scaturisce da momenti drammatici. Verrà inaugurata venerdì 17 gennaio, presso l'Ospedale "Santa Maria delle Croci" di Ravenna (corridoio del bar), la mostra dedicata a Takashi Nagai intitolata "Annuncio da Nagasaki", che evidenzia il percorso del medico giapponese segnato dalla tremenda esplosione della seconda bomba atomica. All'inaugurazione, che avrà luogo alle ore 18, interverrà Paola Marenco. La mostra, che rientra nel percoso di umanizzazione delle cure, resterà all'ospedale di Ravenna fino a domenica 26. Tutti i dettagli nell'allegata locandina.

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L'oncologia riminese e romagnola, questa sera è di scena su "Icaro TV". Il dottor Davide Tassinari (nella foto) è infatti il primo ospite del nuovo format dell'emittente riminese dal titolo "Tutta Salute" condotto dalla giornalista Lucia Renati. La trasmissione, che ospiterà anche altri professionisti dell'Ausl Romagna, va in onda il venerdì sera alle 19:35 e viene replicata la domenica alle ore 13, sempre su "Icaro TV" (canale 91). Ulteriori dettagli a questo link .

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A seguito di apposita procedura selettiva il dottor Luca Morolli è stato nominato direttore dell’unità operativa di “Medicina e Lungodegenza” dell’Ospedale Franchini di Santarcangelo, ruolo che già ricopriva come facente funzioni dal pensionamento del dottor Giorgio Ioli, “storico” primario del reparto. Stamane è stato presentato con una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il direttore medico del Presidio ospedaliero di Rimini – Santarcangelo – Novafeltia, dottor Gianfranco Cicchetti e il direttore sanitari dell’Ausl Romagna dottor Stefano Busetti.

Laureatosi in Medicina all’Università di Bologna nel 1985 con una tesi sperimentale su “Litiasi calcica idiopatica: valutazione del glicolato e ossalato urinario”, il professionista aveva già svolto frequenza volontaria presso l’Ospedale “Sant’Orsola” di Bologna; nel 1989 si è dunque specializzato in Reumatologia, sempre presso l’Alma Mater, anche in questo caso con una tesi sperimentale. Ha quindi eseguito ulteriori corsi ed esperienze formative presso l’Università di Parma e presso varie strutture della sanità pubblica riminese.

A livello professionale ha lavorato presso la clinica Villa Assunta di Rimini dal 1986 al 1990 per poi approdare all’ospedale Infermi di Rimini dove ha lavorato in Geriatria. Il trasferimento all’ospedale di Santarcangelo, presso il reparto di Medicina, ha avuto luogo nel 1992. Oltre ad un lungo elenco di pubblicazioni, il dottor Morolli ha ricoperto vari incarichi in particolare in ambito formativo.

L’Unità operativa di Medicina Generale e Lungodegenza di Santarcangelo è una struttura organizzativa complessa inserita nel Dipartimento “Cure Primarie e Medicina di Comunità” di Rimini, dotata di 36 posti letto di degenza ordinaria complessivi, di cui 26 di Medicina Generale e 10 di Lungodegenza. Nell’ambito di quest’ultima, 5 letti sono dedicati a pazienti tracheostomizzati e ventilati. Inoltre, la struttura ha anche la responsabilità medica dei ricoveri nell’Unità operativa di Post-acuti di Santarcangelo.

In reparto si verificano circa 1.250 ricoveri annui per circa 13mila giornate di degenza. La durata della degenza media varia, ovviamente, dalla Medicina (circa 8 giorni) alla Lungodegenza (circa 36 giorni). Le patologie principali che vengono trattate sono di origine cardiologica, polmonare e neoplastica. Molto significativa anche l’attività ambulatoriale, con circa 13mila prestazioni l’anno.

Nel mandato del dottor Morolli vi è, tra l’altro, di contribuire alla creazione di reti di collaborazione sempre più strette tra le unità operative al fine di implementare percorsi che garantiscano all’utenza equità di accesso, uniformità di trattamento, ottimale gestione delle risorse, con particolare riferimento ai servizi della medicina territoriale e l’assistenza domiciliare. Temi che sono emersi anche nel corso della conferenza stampa: il dottor Cicchetti ha espresso apprezzamento per la sempre alta disponibilità del dottor Morolli nell’accoglienza dei pazienti e nella collaborazione con gli altri ospedali, e lo stesso primario ha evidenziato gli ottimi rapporti coi medici di famiglia del territorio grazie ai quali si cerca di andare incontro il più possibile alle esigenze degli utenti. “Sono contento di questa nomina – ha detto Morolli -, ringrazio i miei colleghi e sono sicuro che insieme faremo sempre meglio”.

Il dottor Busetti ha evidenziato come l’Ospedale di Santarcangelo metta in campo un’offerta molto “ampia  e ben articolata su tutta la filiera della medicina interna, e il dottor Morolli è la persona giusta per fare funzionare al meglio tutti i servizi ad essa legati”.

Da parte di tutti un sentito ringraziamento al dottor Ioli che, presente in sala, ha partecipato ad un simbolico passaggio di consegne al suo allievo e successore dottor Morolli.

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