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Articoli filtrati per data: Febbraio 2024

Partiti oggi, all’ospedale “Morgagni – Pierantoni” di Forlì, i “GRUPPI PSICOEDUCATIVI PER FAMIGLIARI”, organizzati dal Centro disturbi cognitivi per le demenze dell’ Unità operativa di Geriatria di Forlì, diretta dal dottor Giuseppe Benati, in collaborazione con la Rete Magica e con il Comune di Forlì.
“I gruppi informativi e di confronto – spiega la dottoressa Elena Mariani, Psicologa Psicoterapeuta presso il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze - approfondiscono tematiche utili ai famigliari e caregivers, impegnati nel lavoro di cura di persone affette da deterioramento cognitivo e con difficoltà di memoria. Ad ogni incontro interverranno professionisti esperti”.
Tutti gli incontri, gratuti e ad accesso libero, si terranno, dalle ore 14:30 alle ore 16, presso l’Ospedale di Forlì - Sala Riunioni della Cardiologia, Primo piano (Pad. Morgagni)
Dopo il primo incontro che si è svolto oggi su “Il disturbo neurocognitivo: i sintomi, la progressione e le terapie”, ecco il calendario dei prossimi incontri:

- Giovedì 7 marzo 2024 ore 14:30-16:00
“I servizi sociali territoriali, l’amministratore di sostegno e le direttive anticipate di trattamento” (assistente sociale)

- Giovedì 14 marzo 2024 ore 14:30-16:00
“Il deterioramento cognitivo: le strategie relazionali per gestire i sintomi cognitivi e comportamentali” (psicologhe)

Per informazioni ci si può rivolgere al: 0543/731626 (12.30-13.30)

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Si comunica che da venerdì 23 febbraio l’ambulatorio di distribuzione diretta farmaci di Santarcangelo sarà trasferito dal Padiglione storico Rosa Lazzarini all’atrio dell’Ospedale “Franchini”.
Le operazioni di trasloco verranno completate giovedì 22 febbraio, in modo da rendere operativa la nuova sede senza giorni di interruzione.
Il nuovo ambulatorio manterrà infatti le giornate di apertura e gli orari attualmente in vigore, ovvero il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 14.00 alle 16.00.

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"Lo IOR dona uno strumento innovativo per la diagnosi precoce del tumore al colon - retto al reparto di Gastroenterologia di Forlì. Il macchinario, del valore di 12.000 euro, sarà utile per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto.

Per quanto ricerca e clinica in oncologia abbiano fatto notevoli passi avanti nel donare nuove prospettive di cura per tantissime neoplasie, i tumori del tratto gastroenterico rimangono una problematica particolarmente diffusa e di complicata risoluzione. Peraltro, è notizia recente dell’aumento dei casi a carico del colon-retto, già oggi al terzo posto come incidenza tra le varie forme di cancro diagnosticate nel mondo rappresentando circa il 10% della casistica generale, nelle fasce di popolazione più giovani: uno stile di vita più sedentario e la diffusione di abitudini come alcol e fumo hanno portato anche gli under-50 ad essere maggiormente colpiti da una malattia un tempo non toccata questa fascia d’età, se non incidentalmente. Ecco quindi che il miglioramento delle prospettive di prevenzione e diagnosi precoce diventa fondamentale: ed è proprio in quest’ottica che l’Istituto Oncologico Romagnolo ha recentemente donato all’Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale “Morgagni- Pierantoni” di Forlì una strumentazione di ultima generazione, del valore di circa 12.000 euro, che promette di essere un valore aggiunto per il Reparto diretto dal dott. Carlo Fabbri.
Si tratta dell’ Endorail System, apparecchiatura in grado di permettere ai professionisti di aumentare le possibilità di portare a termine con successo un esame, la colonscopia, fondamentale proprio per la diagnosi precoce del tumore del colon-retto: «Anche il medico più esperto non è sicuro al 100% di riuscire a completare questo test, per varie ragioni – ha spiegato proprio il dott. Fabbri nel corso della cerimonia di inaugurazione dello strumento – a volte può essere a causa della lunghezza del tessuto da esplorare, altre per la presenza di curvature e angolature particolarmente tortuose da superare, altre ancora perché in presenza di un’alterata anatomia dovuta ad interventi chirurgici pregressi. In questi casi il paziente deve essere richiamato e svolgere nuovamente l’esame: ma per quanti passi avanti abbiamo compiuto a livello tecnologico e di presa in carico, la colonscopia resta una procedura invasiva e ripetere il test rappresenta è sicuramente uno stress ulteriore per chi deve farlo. Il macchinario che lo IOR ci ha donato è un valore aggiunto in questo senso, aumentando le probabilità di completare l’esame grazie ad un sistema di calamite, tanto semplice quanto geniale».
Il momento della cerimonia è stato anche l’occasione per stimolare la popolazione romagnola sulla tematica della prevenzione del tumore del colon-retto, neoplasia che presenta un percorso di screening dedicato che, tuttavia, non ha ancora raggiunto le percentuali di adesione che hanno contribuito ad esempio a portare il cancro al seno a diventare una delle problematiche oncologiche con i tassi di sopravvivenza più alti a cinque anni dalla diagnosi. «Oggigiorno la medicina è una fusione tra cultura e tecnologia – ha aggiunto sempre il dott. Fabbri – occorre costantemente creare aree di sinergia in cui il protagonista non sia più il dottore o l’infermiere, ma anche tutti quei gruppi che ci consentono di stabilire una adeguata comunicazione tra ospedale e territorio. Tutti noi siamo d’accordo nel considerare la sanità pubblica uno dei beni più preziosi che abbiamo: eppure offre percorsi completamente gratuiti che talvolta, paradossalmente, non sfruttiamo. Una delle cose più preziose, che esiste da vent’anni nella nostra Regione, è proprio lo screening del colon-retto, che intercetta le persone tra i 50 e i 69 anni: con una banalissima lettera permette di raccogliere le feci in una provetta e, nel caso rilevassimo la presenza di sangue occulto, garantisce entro trenta giorni di accedere ad una colonscopia. Una presa in carico totale, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, che però solo circa il 50% delle persone che vengono chiamate sfruttano. Nello IOR ho trovato da subito un interlocutore attento non solo da un punto di vista operativo nel mettere i professionisti nelle migliori condizioni di fare il proprio lavoro, ma anche nel diffondere un messaggio di tipo culturale nella popolazione sull’importanza di prevenzione e diagnosi precoce: la donazione che celebriamo oggi ne è una dimostrazione concreta. Occorre sottolineare che si tratta di una strumentazione che, nella Regione Emilia-Romagna, possiede solo la nostra Unità Operativa di Forlì, e dunque ringrazio nuovamente questa bella realtà per essersi dimostrata nuovamente al nostro fianco».
Fabrizio Miserocchi, Direttore Generale IOR, commenta: «La fine del 2023 è stato un periodo di grandi investimenti a beneficio della struttura pubblica per l’Istituto Oncologico Romagnolo, e l’inizio 2024 non ha fatto eccezione. Per noi è sempre molto soddisfacente poter aiutare i professionisti della cura laddove manifestino una necessità o semplicemente una possibilità di poter vedere agevolato il proprio lavoro, in ossequio alla seconda parte del nostro motto, “insieme a chi cura”. Conosciamo tutti le difficoltà che sta attraversando la sanità pubblica in questo periodo: al Terzo Settore viene dunque chiesto un impegno aggiuntivo che siamo ben lieti di garantire. La fiducia che i donatori continuano a dimostrarci va restituita sotto forma di progetti, iniziative, strumentazioni che rappresentino un valore aggiunto per il benessere del nostro territorio, nonché per mantenere e se possibile migliorare quegli standard d’eccellenza della cura che ci sono riconosciuti a livello nazionale: donare un macchinario di ultima generazione è sicuramente il modo più concreto di farlo. Tuttavia, come ha detto il dott. Fabbri, questo gesto non può essere disgiunto dal ribadire il nostro impegno anche sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce da un punto di vista culturale: se sempre più persone di fascia d’età più giovane, sotto i 50 anni, si ammalano di tumore del colon-retto, una ragione è da ricercarsi nella diffusione di stili di vita non improntati al benessere. Come IOR siamo in prima linea per sensibilizzare la popolazione su tematiche come attività fisica, alimentazione, alcol e fumo, anche grazie al lavoro che quotidianamente portano avanti i professionisti del PRIME Center, la struttura che abbiamo creato a San Cristoforo di Cesena. La speranza è che in Romagna si diffonda la cultura della prevenzione, che dev’essere vista in primis come un atto di amore verso sé stessi».

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Una delegazione di professori universitari brasiliani, tra cui il prof. Arthur Chioro, già Ministro della Salute del Brasile e ora Direttore generale della rete degli ospedali universitari del Brasile (EBSERH) - Universidade Federal de São Paolo, Brasile, il prof. Magnus Dias Da Silva - Direttore del Corso di Laurea di Medicina - Universidade Federal de São Paolo, Brasile, il prof. Cristian F. Guimaraes, docente di Salute Pubblica - Universidade Federal de São Paolo, la prof.ssa Rosemarie Andreazza - Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP), si è recata oggi in visita all’Ospedale “Morgagni – Pierantoni di Forlì.
Ad accoglierli il direttore sanitario dell’ospedale di Forlì, dottor Giorgio Martelli, il direttore del distretto socio- sanitario di Forlì, dottor Francesco Sintoni , il dottor Giuseppe Benati, Direttore del Dipartimento Cure Primarie e Medicina di Comunità di Forlì-Cesena e la dottoressa Silvia Mazzini, dirigente delle professioni sanitarie (settore trasversale Cure Primarie- Medicina Comunità – Sviluppo servizi Territoriali)
I professori brasiliani si sono dimostrati interessati soprattutto all’integrazione ospedale – territorio, alle cure primarie, all’attività robotica e al Centro Operativo Territoriale appena attivato a Forlì, un modello organizzativo di cui il Distretto Socio-Sanitario si avvale per garantire il coordinamento organizzativo della presa in carico della persona e della sua famiglia e di raccordo/connessione tra servizi e professionisti coinvolti nel processo assistenziale presenti a livello territoriale, sia per le attività sanitarie che socio-sanitarie, ospedaliero e con la rete di emergenza-urgenza.
“Ringraziamo per l’opportunità che ci è stata offerta di effettuare questa visita all’ospedale di Forlì – ha affermato il prof. Arthur Chioro – ma anche per averci dato la possibilità di conoscere l’approccio organizzativo dell’assistenza in rete ospedale -territorio “.

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Venerdì 1 marzo la SIOeChCF (Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale), con il patrocinio della Organizzazione Mondiale della Sanità, organizza la terza Giornata nazionale di sensibilizzazione sulle malattie dell’orecchio e conseguenti disturbi uditivi, dal titolo ‘Sordità: una pandemia silenziosa’.
L’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Rimini, diretta dal dottor Marco Trebbi, e il Servizio di Audiologia Foniatria, coordinato dal dottor Daniele Farneti, aderiscono alla iniziativa e aprono il servizio alla esecuzione gratuita di esami audiometrici tonali alla popolazione adulta (più di 18 anni).
Per usufruire di tale opportunità sarà possibile prenotarsi telefonicamente in segreteria al numero 0541 653037, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 12.
Gli esami preventivamente prenotati verranno eseguiti nella giornata di venerdì 1 marzo negli ambulatori del Servizio di Audiologia Foniatria dell'Ospedale Infermi di Rimini (scala C, piano rialzato) secondo gli orari forniti dalla segreteria al momento della prenotazione.

Le malattie dell’orecchio e i conseguenti disturbi uditivi sono estremamente frequenti. La sordità o ipoacusia (perdita dell’udito) è una condizione molto comune e diffusa. In Italia sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito, corrispondenti al 12,1% della popolazione (fonte: Censis).
Secondo gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità oltre il 5% della popolazione mondiale (ovvero 430 milioni di persone) convive con una perdita uditiva e le stime prevedono che, entro il 2050, oltre 700 milioni di persone – o 1 persona su 10 – avrà una perdita dell’udito invalidante. L’ipoacusia “invalidante” si riferisce a una perdita dell’udito superiore a 35 decibel (dB) nell’orecchio con udito migliore. La prevalenza della perdita dell’udito aumenta con l’età: tra le persone di età superiore ai 60 anni oltre il 25% è affetto da ipoacusia invalidante.
Numeri, tendenze e conseguenze che giustificano il paragone con una grande pandemia, circondata dal ‘silenzio’ dei mezzi d’informazione e dell’opinione pubblica. Eppure, è dimostrato che riportando la sordità alla sua natura di sintomo di una malattia dell’orecchio e alle conseguenti azioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, le sue sequele possono essere contrastate in maniera sostenibile ed efficace. Per tali ragioni identificazione e trattamento precoce sono fondamentali per prevenire un deterioramento globale e ridurre le possibili conseguenze negative. Riconoscere precocemente i sintomi della sordità e dei problemi all’orecchio è fondamentale per poter intervenire sia sulle possibili cause sia per ridurre al minimo la disabilità che ne deriva. Oltre il 60% dei problemi di udito, infatti, può essere identificato e affrontato a livello delle cure primarie e l’integrazione tra il medico specialista (otorinolaringoiatra o medico audiologo) e i servizi di assistenza primaria può portare a innegabili vantaggi diretti alla persona.
L’evento del 1° marzo intende pertanto focalizzare l’attenzione su questo fenomeno e stimolare approcci propositivi al problema.

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Venerdì 1 Marzo, la SIOeChCF (Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale), con il patrocinio della Organizzazione Mondiale della Sanità, organizzerà la Terza giornata nazionale di sensibilizzazione sulle malattie dell’orecchio e conseguenti disturbi uditivi, dal titolo ‘Sordità: una pandemia silenziosa’.
"E' un evento al quale l’ Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Forlì da me diretta – spiega il dottor Andrea De Vito - aderisce favorevolmente, in quanto la problematica della sordità sta diventando epidemiologicamente sempre più importante. Da una recente analisi risulta infatti che, solo nel territorio forlivese, su una popolazione di poco più di 170.000 abitanti, abbiamo una prevalenza di 2.93 sordi ogni 1000 abitanti. Questo significa più di cinquecento persone affette da sordità invalidante. La causa più frequente è la sordità percettiva, che colpisce l'organo interno dell'orecchio (la coclea) nella maggior parte dei casi di sesso maschile.”
“Per questo – prosegue - abbiamo organizzato per la giornata del primo marzo un ambulatorio dedicato, presso gli ambulatori ORL dell'Ospedale “Morgagni-Pierantoni” di Forlì. Per avere accesso all’ambulatorio è necessario prenotarsi al numero: 0543/735087, esclusivamente nelle giornate di mercoledì 21/02 (dalle ore 15 alle 17) e giovedì 22/02 (dalle ore 10 alle 12).”

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Un alberello di melograno, che produce un frutto formato dall’unione di tantissimi piccoli arilli, ognuno parte fondante del frutto stesso, come avviene nell’alleanza terapeutica che unisce medici, pazienti, famiglie, associazioni. È stato piantato nel giardino dell’ospedale di Rimini, nella mattinata di giovedì 15 febbraio per iniziativa di Arop (Associazione Riminese Oncoematologia Pediatrica) in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile - International Childhood Cancer Day, data scelta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per affrontare ogni anno le problematiche dei bambini e adolescenti con tumore e delle loro famiglie. In altre parole, focalizzare l’attenzione su questo tema, cercando di ottenere risorse adeguate a garantire i diritti fondamentali dei bambini malati di cancro e sollecitando costantemente le coscienze dei singoli e le istituzioni. Del resto, il cancro infantile rappresenta ancora la principale causa di morte correlata a malattie nei bambini a livello globale, con oltre 400.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno. Di questi, circa 2.500 quelli diagnosticati in Italia nella fascia di età tra 0 e 19 anni: circa 1.500 bambini all’anno tra gli zero e i 14 anni oltre a 900 adolescenti tra i 14 e i 18 anni.


In un contesto del genere il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale Infermi, inaugurato nel 1999, è sempre più un punto di riferimento, riconosciuto come eccellenza a livello nazionale: si avvale infatti di un team di provata esperienza nella diagnosi e nella cura delle neoplasie e delle malattie ematologiche complesse dei pazienti nella fascia di età 0-18. Non a caso, è l’unico centro in Romagna afferente alla Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica (AIEOP), rete che conta 49 centri sull’intero territorio della Penisola sottoposti a periodiche visite ispettive e a monitoraggio per la valutazione dei requisiti e del rispetto dei protocolli di cura nazionali e internazionali.
“Fin qui abbiamo curato circa 450 fra bambini e ragazzi affetti da tumore – spiega Roberta Pericoli, direttrice dell’Oncoematologia Pediatrica di Rimini, fornendo qualche numero dell’attività – e all’inizio erano principalmente bambini, poi con il miglioramento delle strutture è aumentato anche il numero di pazienti fra gli adolescenti, soprattutto negli ultimi cinque anni. Abbiamo conosciuto una crescita costante e graduale, con una media attuale di 30/35 nuove diagnosi all’anno, 800 visite annuali e tra i 2.000 e i 2.500 accessi complessivi, che arrivano da tutta la Romagna e in qualche caso dalle Marche. Curiamo ogni tipo di tumore, da quelli che si presentano fin dai primi giorni di vita ad altri che si manifestano nella fascia tra i 14 e i 18 anni, sia solidi come i sarcomi che leucemie o linfomi, quelli più frequenti in età infantile assieme ai tumori cerebrali, che però vengono solo diagnosticati qui, per poi essere trattati a Bologna dove opera il reparto di neurochirurgia pediatrica, con cui abbiamo allacciato una stretta collaborazione. Sostanzialmente, considerando la durata dei cicli di terapie e i vari controlli, abbiamo in carico un centinaio di pazienti all’anno, e attualmente la probabilità di guarigione a 5 anni dalla fine delle terapie è mediamente dell’80%, successi terapeutici con percentuali differenti a seconda del tipo di tumore”.


Considerando la tipologia di paziente, il sostegno psicologico è fondamentale in quanto la complessità della diagnosi e del processo di cura coinvolge il bambino come l’intera famiglia. “All’attività di reparto si affianca una psicologa che lavora accanto a medici e infermieri, in qualsiasi fase del percorso, nel supporto ai bambini e agli adolescenti, ai genitori e alle famiglie che partecipano a distanza alla cura. Questo aspetto conta tanto quanto la terapia. Si tratta di una mediazione indispensabile, anche per riuscire a comunicare al meglio con i bambini, nella fase della comprensione della malattia come dell’accettazione della cura. Nel nostro lavoro poniamo attenzione al lato umano come a quello scientifico, e con i ragazzi e le loro famiglie si crea un legame molto stretto. E se i risultati che otteniamo sono sempre migliori lo si deve alla collaborazione con tutti gli altri professionisti che operano nel nostro ospedale, dalla farmacia a qualsiasi reparto, sempre a piena disposizione delle esigenze dei nostri piccoli pazienti garantendo l’accesso in tempi rapidi a tutte le terapie. Senza questo gioco di squadra sarebbe impossibile pensare di vincere la partita contro la malattia”.


Al tempo stesso è preziosa la rete di volontariato e di associazioni, che avendo a cuore il “tempo ospedaliero” dei bambini si impegna per riempirlo di vita normale, giochi, letture e svago, ma anche si adopera nel tessuto sociale sul fronte delle donazioni. “Constatiamo davvero tanta sensibilità e generosità nei nostri confronti. Numerose sono le donazioni che riceviamo, così come quando vengono lanciate delle campagne di raccolta fondi raggiungono in tempi rapidi gli obiettivi prefissati. E questo perché le persone toccano con mano che tutto quel che viene dato è impiegato in maniera trasparente per aiutare i piccoli pazienti. È uno dei miei punti fermi, che ricordo sempre anche alla mia equipe: dobbiamo impegnare le nostre forze per curare le persone e utilizzare al meglio le risorse”.


In tal senso determinante è stato il ruolo delle associazioni nel creare una vera e propria task force che consentisse di realizzare un progetto chiave come il nuovo Day Hospital oncologico-pediatrico dell’ospedale Infermi: grazie all'impegno di Arop con il gruppo AESSE e di altri finanziatori privati, CIA-Conad e onlus Il Germoglio, è stata raggiunta la cifra di 650.000 euro, a copertura dei costi complessivi. E così dal prossimo mese di giugno saranno operativi i nuovi ambulatori, nel corpo nord, scala D, 1° piano, per una superficie di circa 650 metri quadrati (circa 350 in più dell’attuale), estendendosi in locali precedentemente occupati da altri servizi sanitari.

“Potremo contare su spazi più ampi e attrezzati, ma soprattutto su una loro razionalizzazione visto che saranno collocati in un’unica struttura e non in tre diversi posti come adesso. Negli ultimi anni l’aumento del numero dei pazienti ha reso le attuali dotazioni carenti rispetto alle esigenze dei bambini e dei loro genitori, e il nuovo Day Hospital darà ulteriore impulso all’innovazione del sistema di cura e accoglienza dell’ospedale di Rimini e del nostro territorio. In quest’ottica rientra anche l’assunzione di un medico in più, che ci consentirà di coprire in modo migliore anche le giornate festive, con una presenza fino alle 20 per qualsiasi necessità. Un altro aspetto che tengo a sottolineare in quello che è il nostro approccio di cura integrato è il recupero dei pazienti che vanno in altre strutture per trapianti. Mi spiego: dopo un trapianto di midollo, ad esempio, il giovane deve restare ricoverato 30 giorni e poi servono controlli tre volte a settimana per altri due mesi, noi grazie a uno specifico percorso di formazione ora riusciamo a riportare a casa questi pazienti e a riprendere possesso del territorio. In termini concreti per le famiglie questo significa 60 giorni in meno di sofferenze – conclude la dottoressa Pericoli – e dunque un significativo valore aggiunto”.

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Sono stati presentati ufficialmente oggi i progetti di Interventi Assistiti con Animali (Pet -Therapy) che si realizzeranno all’ospedale “Morgagni – Pierantoni” di Forlì.

Erano presenti la dottoressa Elena Vetri della Direzione Medica del Presidio Ospedaliero di Forlì, l’équipe Specialistica IAA (Interventi Assistiti con Animali) della Fondazione Opera Don Pippo di Forlì (dott.ssa Silvia Corvini, psicologa psicoterapeuta esperta in terapia assistita con animali e IAA, responsabile area Interventi Assistiti con Animali- Pet-therapy- della Fondazione Opera Don Pippo ETS e responsabile di Progetto “Dog-tori e un doc-gatto!- in Reparto” dott.ssa Raffaella Pirini, medico veterinario esperto in IAA, responsabile sanitario del monitoraggio benessere animale del progetto “Dog-tori - è un doc-gatto! ), medici delle Unità operative dell’ospedale di Forlì coinvolte nel progetto, cioè Pediatria (dott.ssa Benedetta Mainetti), Geriatria (dott.ssa Gaia Pantieri) e Medicina Riabilitativa (la direttrice, dott.ssa Renata Rossi) e Giuseppe Bertaccini, presidente della Fondazione Opera don Pippo Onlus. Presenti anche gli sponsor e i sostenitori del progetto, tra cui Simona Buda, titolare di “Robinson Pet”, Luigi Illari, Presidente dell’Associazione “Corri Forrest” e Gianni Lombardi della BCC Banca di Credito Cooperativo ravennate forlivese e imolese.
“Credo fortemente in questo progetto – ha spiegato la dottoressa Vetri – che penso sia un grande e significativo valore aggiunto nella cura ai pazienti. Ringrazio tutti i presenti per il sostegno e ricordo che il nostro obiettivo futuro è quello di estendere queste iniziative ad altri degenti del nostro ospedale, ma anche di trasmettere un forte messaggio di rispetto ed empatia nei confronti degli animali”.
Ringraziamenti ed apprezzamenti sono arrivati da parte di tutti i medici e gli infermieri delle Unità Operative dell’ospedale coinvolte, dalla Pediatria, interessata, in primis, dalla sperimentazione con i piccoli degenti, ma anche da Geriatria e dalla Medicina Riabilitativa, a dimostrazione che la pet therapy può essere utile a tante tipologie di pazienti.
L’èquipe specialistica IAA ha spiegato, quindi, l’importanza degli interventi con animali e le evidenze scientifiche che supportano questo tipo di terapia con gli animali, mentre gli sponsor hanno rinnovato il totale sostegno al progetto (vedi descrizione di seguito).
In particolare Simona Buda, titolare di Robinson pet, ha voluto annunciare un’ iniziativa, sempre a sostegno del progetto di Pet Therapy dell’ Ospedale Morgagni - Pierantoni di Forlì. Una serata specifica che si propone come un momento di divulgazione culturale e sociale per far conoscere la Pet Therapy della nostra realtà ospedaliera, e non solo. L’evento è previsto per lunedi 26 Febbraio, dalle ore 19.45, presso il Circolo Aurora (La Scranna), Corso Giuseppe Garibaldi 80, Forlì . Per informazioni e prenotazioni é possibile contattare il 347/1134772 entro giovedì 22 febbraio”

Progetto “Dog-tori in Reparto” Interventi Assistiti con Animali -IAA- Pet Therapy


Gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) hanno valenza terapeutica, riabilitativa, educativa e ludico-ricreativa e prevedono il coinvolgimento di animali domestici indicati dalle Linee Guida Nazionali.In particolare, gli IAA in ospedale sono pensati per agire sui meccanismi emotivo-affettivi correlati al livello di stress derivante dall'ospedalizzazione/terapie/visite mediche ed è rivolto prevalentemente ai degenti dei reparti di Pediatria, Geriatria, Medicina Riabilitativa.
Hanno finalità di tipo ludico-ricreative e di socializzazione, attraverso le quali si promuove il miglioramento della qualità di vita dei piccoli pazienti (pediatria) e altri degenti e il rafforzamento del sistema immunitario attraverso l'innalzamento del tono dell'umore.
I destinatari sono i pazienti ricoverati e le loro famiglie, unitamente a tutto lo staff medico-sanitario quale beneficiario indiretto e secondario. L'obiettivo generale del progetto “Dog-tori in reparto” punta al miglioramento della qualità di vita e all'incremento del benessere psicofisico dei bambini, attivando e sostenendo le loro risorse di crescita e progettualità individuale attraverso un'esperienza diversa nella routine ospedaliera-terapeutica. Questo avviene tramite un'interazione sociale strutturata con il cane da terapia, addestrato opportunamente e coadiuvato da operatori di pet therapy specificamente formati (psicologhe - psicoterapeute).
Gli obiettivi specifici sono:
• Aumento della fiducia in sé stessi e nell'operatore clinico
• Favorire l'espressione del linguaggio non verbale
• Incrementare il senso di protezione/accudimento in una condizione di incertezza (status di ammalato)
• Potenziare la compliance all'ospedalizzazione - terapia
• Regolazione degli stati affettivi critici (paura, ansia, tristezza)
METODOLOGIA D'INTERVENTO
Come da Linee Guida vigenti per gli Interventi Assistiti con Animali (IAA), gli incontri con il pet saranno condotti da un referente di intervento e un coadiutore del cane.
I cani coinvolti nelle attività sono in possesso di regolare idoneità psico-comportamentale e sanitario, rilasciato dal medico veterinario esperto in IAA.
TEMPI E LUOGHI
Gli incontri potranno avere cadenza settimanale per la durata di un'ora circa e sono rivolti ai reparti di Pediatria, Geriatria e Medicina Riablitativa dell' Ospedale Morgagni-Pierantoni di Forlì.

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Tolleranza zero nei confronti del tumore al seno. La neoplasia che colpisce di più le donne di ogni fascia d’età, grazie ad una sempre maggiore sensibilità nella popolazione, a programmi di screening efficaci e a terapie sempre più mirate, ha raggiunto in Romagna percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi intorno al 90%: dato certamente ragguardevole, ma che impone uno sforzo aggiuntivo importante affinché anche per il restante 10% vi siano sempre nuove speranze. Continua quindi l’impegno dell’Istituto Oncologico Romagnolo al fianco delle strutture ospedaliere del territorio e dei suoi professionisti coinvolti in questa fondamentale battaglia di salute: nella giornata di martedì 13 febbraio è stato infatti inaugurato un nuovo ecografo di ultima generazione, un macchinario del valore di circa 30.000 euro, al Centro di Prevenzione Oncologica di Rimini, Cattolica e Novafeltria, presente all’interno dell’Ospedale “Infermi” e diretto dal dott. Giuseppe Melucci. La donazione, da parte di IOR, avviene a distanza di un solo mese da quella effettuata presso il presidio analogo di riferimento per il territorio di Lugo e Faenza: a stretto giro la medesima apparecchiatura verrà recapitata presso i CPO di Ravenna e Forlì.

Il principale vantaggio di questi macchinari di nuova generazione è sicuramente quello di individuare lesioni molto piccole, in fase precoce, cosa che aumenta di molto le prospettive di guarigione di chi scopre di soffrire di un tumore al seno. L’ecografia, quale esame complementare alla mammografia, permette di studiare la ghiandola tipicamente più densa, nonché di ulteriormente valutare reperti rilevati alla mammografia, elevandone l’accuratezza diagnostica.

Insomma, un bell’aiuto per un reparto, il CPO di Rimini, Cattolica e Novafeltria, capace di espletare a fini diagnostici ben 15000 ecografie annue. Il Direttore Generale dello IOR, Fabrizio Miserocchi, ci ha tenuto a specificare che «ultimamente i progetti di collaborazione tra l’Istituto Oncologico Romagnolo e i professionisti dell’Ospedale “Infermi” si sono intensificati e la cosa, da cittadino e nativo di Rimini, non può che rendermi orgoglioso. Potrei citare la ristrutturazione del reparto di Radioterapia, un dipartimento sempre più centrale nella cura del paziente col cancro; o anche la donazione del Piezosurgery Plus alla Struttura Semplice di Chirurgia Maxillo-Facciale Ricostruttiva e Riabilitazione Estetico Funzionale per interventi che tengano sempre più conto della qualità di vita della persona; o ancora tutte le iniziative che ci legano alla Oncoematologia Pediatrica della dott.ssa Roberta Pericoli, dalla pet therapy a MASCOTTE, app di realtà aumentata per far sentire ancora più accolti i piccoli e le loro famiglie. Tuttavia, sebbene mi piaccia ricordare quanto compiuto e la strada percorsa fino ad oggi grazie alla collaborazione e all’amicizia con i professionisti della cura di Rimini, dobbiamo sempre guardare al futuro: oggi inauguriamo uno strumento fondamentale per migliorare la diagnosi in senologia. Presto presenteremo un nuovo progetto che coinvolgerà l’Oncologia in cui il ruolo delle donne sarà stavolta centrale in qualità di imprenditrici sensibili alle tematiche sociali di chi soffre. Insomma, la strada percorsa è tanta, ma non ci fermiamo qui».

Il Direttore del Centro di Prevenzione Oncologica di Rimini, Cattolica e Novafeltria, dott. Giuseppe Melucci, ha sottolineato come «siamo molto riconoscenti allo IOR per aver recepito da subito la nostra esigenza. L’ecografia è oramai una pratica insostituibile in senologia: ci permette di integrare l’esame diagnostico nelle donne dai 40 anni in su laddove la mammografia abbia rilevato la necessità di ulteriori approfondimenti. Inoltre l’ecografia è l’esame di prima istanza per le donne al di sotto dei 40 anni. Si tratta inoltre di una metodica che viene utilizzata, sempre più spesso, come guida nei prelievi bioptici di gran parte delle lesioni che riscontriamo, al fine di effettuare la diagnosi di benignità o malignità, con possibilità in quest’ ultimo caso, di identificare le specifiche caratteristiche del tumore, permettendo ai clinici di scegliere la strategia terapeutica più efficace per quella determinata persona e per quella determinata neoplasia. Riteniamo che questo nuovo macchinario rappresenterà quindi un bel valore aggiunto per il nostro lavoro quotidiano al servizio delle donne che afferiscono alla nostra struttura e siamo quindi ben lieti della donazione che lo IOR ci ha riconosciuto».

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Anche quest’anno, come ogni anno dal 2011, l’AUSL Romagna aderisce alle iniziative della “Giornata nazionale del Risparmio energetico” che ricorre venerdì 16 febbraio spegnendo per alcuni minuti parte delle luci nei principali parcheggi aziendali (ovviamente compatibilmente col mantenimento dei necessari standard di sicurezza).

L’adesione dell’Azienda non è certo limitata ad atti simbolici: sono appena terminati negli ospedali di Cesenatico, Ravenna, Rimini e presso la sede di Rimini via Coriano, quattro nuovi impianti per 900 kWp di potenza, che ridurranno le emissioni annue di altre 550 tonnellate di anidride carbonica.

Questi impianti, realizzati con modalità innovative (su pensilina nei parcheggi, a film sottile sui tetti piani) vanno ad aggiungersi agli oltre 300 kWp realizzati l’anno scorso presso gli Ospedali di Riccione, Santa Sofia, San Piero in Bagno, Mercato Saraceno e Savignano sul Rubicone.

Prosegue inoltre l’impegno aziendale per la riduzione dei consumi energetici, con il completamento dell’installazione di oltre 30.000 corpi illuminanti a LED, e oltre 2.000 m2 di nuovi infissi in dieci diverse sedi distribuite su tutto il territorio, oltre a nuove riqualificazioni energetiche programmate nelle sedi di Forlimpopoli e del Sert di via Bosi a Lugo.

Tutti questi interventi sono stati realizzati anche grazie all’apporto di risorse garantito dal Programma POR FESR della Regione Emilia Romagna.

Inoltre, grazie al via libera della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna all’accordo con il Ministero della Salute, sono stati attivati ulteriori finanziamenti per oltre 5,5 milioni di euro, che permetteranno la realizzazione di tre impianti di cogenerazione negli ospedali di Faenza, Forlì e Ravenna, andandosi ad aggiungere agli altri 7 impianti già in esercizio (compresa la energy house esercita da Hera presso l’Ospedale Bufalini di Cesena).

Questi tre impianti andranno ad aumentare per oltre 2 MW la capacità di autoproduzione di energia dell’Azienda, riducendo le emissioni di anidride carbonica di oltre 1.800 tonnellate annue, grazie alla capacità di recuperare il calore altrimenti disperso in atmosfera durante il processo di produzione dell’elettricità.

Infine, l’Azienda nel corso del 2022 ha già aderito a sette differenti progetti di Comunità Energetiche presentati dai Comuni su tutto il territorio regionale.

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